
#POLITICA #UMBRIA
Di Fausto Gentili
La storia dell’Italia unita mostra con ripetuti esempi che i ceti che la sociologia chiama moderati sono invece – per cento ragioni che qui non è il caso di esplorare- piuttosto sensibili al richiamo dell’estremismo, sia di sinistra che soprattutto di destra. Così è stato nel drammatico primo dopoguerra, passato attraverso una mezza guerra civile ed approdato alla dittatura; così a ridosso della grande trasformazione degli anni Sessanta; così oggi in questa crisi infinita che si trascina da più di dieci anni.
Il dramma paradossale del Movimento 5 stelle sta li a dimostrarlo con plastica evidenza: chiamati dal proprio stesso successo a misurarsi con la complessità delle cose e con la necessità di governarle, ed impossibilitati a mobilitare contro se stessi la rabbia dei “moderati”, provano invano a ricacciare nella lampada il genio che hanno contribuito ad evocare. Ma i loro elettori, invece di apprezzare lo sforzo di tradurre in fatti le declamazioni cui erano abituati, preferiscono abbandonarli, rivolgendosi addirittura ad un estremismo neo-nazionalista che pure tanti lutti ha già portato in Europa.
La ragione del successo di quest’ultimo sta probabilmente nel fatto che riesce nella quadratura del cerchio così cara ai cosiddetti “ceti moderati”: conciliare le forme dell’estremismo (linguaggi e comportamenti) con la effettiva conservazione di tutte le proprie abitudini e tutti i propri interessi, anche i più minuti (l’età pensionabile, il lassismo fiscale, la raccomandazione, l’automobile per andare dal tabaccaio, l’innovazione sì, ma non nel mio giardino), e l’occultamento dei problemi che andrebbero affrontati con un approccio davvero radicale: il cambiamento climatico, lo scambio disuguale col sud del mondo, l’impatto delle tecnologie sull’organizzazione e la distribuzione del lavoro, la spaventosa disuguaglianza che caratterizza le società avanzate.
Ciò che non si capisce, in questo quadro, è perché mai siano in tanti, da Giuseppe Conte a Matteo Renzi a tanta parte dei gruppi dirigenti di Pd e M5S, a contendersi quel pugno di voti effettivamente “moderati”, e come mai quella parte della sinistra che pure ha consapevolezza della radicalità dei problemi non riesca ad elaborare un linguaggio ed una proposta che abbiano un minimo di impatto sulle convinzioni delle persone.