
#CULTURA #CITTÀ
Di Elisabetta Piccolotti
(In foto la locandina del film “Nati 2 volte”)
Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni con cui il sindaco Zuccarini ha motivato la scelta della Giunta Comunale di non partecipare alla proiezione del film “Nati 2 volte”, ambientato a Foligno e ispirato alla storia vera di una nostra concittadina.
Dice il sindaco che la produzione “non è riuscita nell’intento di favorire un ritorno dal punto di vista del cosiddetto ‘cine turismo’ ma anzi risulta in parte controproducente per l’immagine stessa della città, più volte descritta come paesello di provincia, con personaggi caricaturali, comportamenti immorali ed illegali di impiegati comunali, e con un livello di arretratezza culturale e morale che non rispecchia assolutamente la realtà di una Foligno civile e moderna”. Un po’ come se il sindaco di Matera si fosse lamentato perché Pasolini nel film ‘Il vangelo secondo Matteo’ rappresentò la città come un posto arretrato e sporco, talmente arretrato e sporco da essere il set adatto per fingere un paesello della Galilea di 1964 anni prima. Strano, perché persino i più comuni spettatori sanno che un film prevede storie, ambientazioni e fatti di fantasia o al meglio romanzati. E mai potrebbero scambiare un film per un servizio di Linea Verde.
Non ci resta quindi che fare appello agli uomini e le donne di cultura che hanno votato il centro-destra: recatevi a Palazzo Comunale e spiegate loro che un film è un film, e una pubblicità invece è una pubblicità. Confidiamo che vi ascoltino, più di quanto non potranno dar segno di ascoltare noi. Una volta lì spiegate che il finanziamento alle produzioni culturali e cinematografiche, accordato dalla Giunta precedente, non è un semplice accordo per il ‘product placement’, teso a piazzare nel film le migliori cartoline della città come fosse una lattina di Coca Cola, né costituisce la fonte del diritto di forzare e piegare la creatività del regista agli interessi commerciali del finanziatore.
Se le amministrazioni pubbliche di tutta Italia finanziano la produzione cinematografica, spesso con eccellenti risultati in termini di promozione territoriale, come è accaduto per la Puglia e per il Piemonte, non è certamente per porre veti o paletti ai direttori della fotografia, ma è perché investono sulla potenza delle storie e delle emozioni che esse evocano.
Conoscono, tra le altre cose, le strategie di marketing più avanzate che consigliano di mettere in secondo piano le caratteristiche del prodotto da vendere e invece mettere al centro una narrazione, una storia, un racconto che comunichi attraverso le emozioni dei valori e produca identificazione.
Non ci interessa quindi ora discutere se il film fosse di valore o meno, bello o brutto. Ci interessa sottolineare quanto sia imbarazzante l’immagine di un Sindaco che si riduce a rimproverare un regista perché Piazza della Repubblica si vede poco, e viste deluse le sue pretese, esclude ogni forma di relazione, con il sigillo simbolico della presenza mancata dell’intera Giunta, rivendicata a mezzo stampa al mattino dopo.
Così facendo il Sindaco purtroppo conferma ciò che imputa al regista: restituisce l’immagine di una Foligno culturalmente arretrata e provinciale. Una Foligno che non rispetta la cultura e le sue arti, che non conosce le più avanzate strategie di marketing territoriale, che non tollera le contraddizioni, che non dialoga con gli artisti che la frequentano e il pubblico che si interessa a loro.
Eppure.
Eppure è giusto concedersi il lusso di immaginare che il Sindaco non sia provinciale e gretto come questo articolo sottintende. Lasciamoci il dubbio che il Sindaco conosca invece molto bene la forza simbolica ed emotiva delle storie di riscatto, talmente bene da essersi fatto alcune domande prima di declinare l’invito al Cinema Clarici.
Talmente bene da essersi chiesto come gestire l’immagine della sua faccia stampata nelle foto di una sala cinematografica piena, impegnata ad applaudire la storia di qualcuno che ha lottato per la sua libertà, che ha scelto coraggiosamente di cambiare sesso, affrontando lo scandalo, il dileggio, la discriminazione che questo comporta, qualcuno che certamente pretenderà dalla politica quei pari diritti e quelle parole di rispetto che vanno ben oltre i complimenti per la donna bella ed elegante che il Sindaco ha irritualmente consegnato ad un commento su Facebook.
Far o non far parte di quel lungo applauso collettivo. E se fosse stato questo il vero problema?