
di Susanna Minelli, Direttrice di Sedicigiugno
(In foto: particolare dal Ponte della Liberazione in occasione dei festeggiamenti per la Liberazione di Foligno – 16 Giugno 2019, foto di Susanna Minelli)
“Bisogna cominciare con il dare l’esempio e fare attenzione alle parole che si usano. Le parole sono pericolose. Certe vengono usate per ferire e umiliare, per alimentare la diffidenza e persino l’odio. Di altre viene distorto profondamente il significato per sostenere intenzioni di gerarchia e di discriminazione”. Faccio mie, faccio vostre, che leggete, le parole dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, una vita dedicata alla letteratura e alla battaglia contro il razzismo.
Non poteva essere altrimenti per darvi il benvenuto alla lettura di questo secondo numero di Sedicigiugno, in tempi in cui la parola è tornata più potente che mai. Più potente dell’azione. Tempi in cui da dietro uno schermo si manovrano, con le parole, con gli slogan intrisi di violenza, le coscienze. Un’operazione consapevole da parte di chi la compie, sempre inconsapevole per chi la subisce. Un gioco che si perpetua centinaia di migliaia di volte al giorno, a cui si assiste impotenti e privi di strumenti efficaci per fermare questa emorragia della parola violenta. Parole che si traducono in odio, in pregiudizi, e infine in azione.
E allora succede che una sopravvissuta ad un campo di concentramento, una senatrice della Repubblica, testimone di uno dei più grandi eccidi di massa della storia, vittima del razzismo, si ritrovi dopo più di 70 anni a dover viaggiare con la scorta. La minaccia è chiara. Complice senza dubbio, è un mondo, quello del web, dove non esistono più regole. Dove la violenza verbale è concessa. Dove si può covare odio senza vergogna, odio che come normale che sia, straripa, facendosi atto. E allora bruciano le librerie . Vengono malmenati in strada gli omosessuali, vengono fatti annegare i migranti, vengono disprezzate le minoranze, vengono stigmatizzate le sacrosante differenze di intendere la vita, si ha la pretesa di mettere a tacere chi si oppone a questo pianificato annientamento delle coscienze.
Noi di Sedicigiugno consapevoli dei tempi inquietanti che stiamo tutti quanti vivendo vogliamo dire no a tutto questo. E lo vogliamo fare tramite la parola scritta. Attraverso l’approfondimento, ma soprattutto attraverso il dialogo con l’emarginazione, con i conflitti, con i coni d’ombra della nostra società. Ma anche con tutto il bello che resiste e che c’è. Fuori da questa carta c’è tanta violenza, tanta ignoranza, ma c’è anche tanta voglia di raddrizzare il tiro, di conoscere, di aprirsi ad un mondo giusto e allo stesso tempo libero. Per questo ringraziamo tutti i nostri lettori e di questi, in particolare, i tantissimi che hanno deciso di sottoscrivere l’abbonamento annuale: siete la nostra forza, la nostra speranza. Tanti sono stati gli attestati di stima che con emozione e gratitudine abbiamo ricevuto. Per questo, visti anche i fatti molto gravi che hanno visto protagonista la nostra città nell’ultimo mese, dalle 8 pagine del primo numero siamo passati alle 12 di questo. Doverosa per noi è la resistenza all’odio, al razzismo, alla discriminazione. E la facciamo nella maniera che più ci riesce: con la buona parola.