
#SPORT #CALCIO
di Lorenzo Massini e Alessandro Sorrentino
(In foto: Giacomo Bicerna, allenatore della C4)
Da Novembre anche Sedicigiugno avrà una rubrica interamente dedicata allo sport. La nostra intenzione è quella di raccontare storie degne di essere raccontate: storie che parlano di riscatto, di forza d’animo, di aggregazione e di successo, che fanno dello sport uno dei fattori fondamentali per lo sviluppo dell’individuo.
Abbiamo scelto di intervistare per primo Giacomo Bicerna, allenatore della C4, squadra che, al momento, è in vetta alla classifica del girone C della prima categoria. Mr Bicerna è riuscito a raggiungere ottimi risultati con la sua squadra, ed ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di integrazione di alcuni giovani giocatori stranieri.
Da dove nasce l’idea di integrare i ragazzi nella tua nuova squadra?
«Ho conosciuto Bah e Bakary durante la mia esperienza come secondo allenatore alla Vis Foligno. Sono stati i primi ragazzi che ho chiamato dal momento in cui si è palesata la possibilità di creare una nuova squadra. Conoscete la situazione calcistica locale, non è affatto facile trovare i soldi per iscrivere la squadra al campionato; nonostante ciò, abbiamo messo subito in chiaro con i membri della società che per loro due avremmo fatto uno sforzo economico, concedendogli un rimborso spese fisso. Devo ammettere che non è stato facile convincerli, sia per l’interessamento di altre squadre che per altre pressioni esterne. Consapevole che potessero sposarsi bene con la mia idea di calcio, ho convinto gli altri ragazzi a partecipare al mio progetto, dopo averli visti giocare nell’antistadio della C4».
Chi ti conosce bene sa che vivi il calcio con tutto te stesso: spiegaci la tua idea di calcio e, più in generale, dello sport
«Sono un allenatore che punta soprattutto sull’aspetto umano, sui valori etici, sul rispetto delle regole e sullo spirito di squadra. Credo che siano questi i valori più significativi che lo sport ci possa offrire. Nella mia idea di calcio la parte tattica è importante ma non è prioritaria: prima di lavorare sul modulo e sugli schemi devo avere tra le mani un gruppo coeso che rema dalla stessa parte. Questo è un principio che, secondo me, è applicabile anche nelle categorie superiori».
Hai incontrato delle difficoltà nel processo di integrazione dei ragazzi? Ci sono mai stati episodi spiacevoli?
«Inizialmente sono sorte difficoltà soprattutto a livello comunicativo tra i leader della squadra ed i ragazzi: in questo caso l’allenatore deve svolgere il ruolo di mediatore tra culture e generazioni diverse. Grazie anche all’aiuto di Marco Bianconi (ds) posso dire di essere riuscito a creare un ottimo ambiente, ed il nostro piccolo capolavoro è stato quello di convincere anche i più scettici. L’episodio più spiacevole è avvenuto fuori dal contesto squadra: stavo aiutando uno dei ragazzi a cercare casa ed ho trovato un vero e proprio muro da parte di due agenzie locali. A chi si volta vigliaccamente dall’altra parte e a chi si riempie la bocca di belle parole, dico che per rompere la barriera del razzismo servono azioni concrete: io l’integrazione la pratico sul campo».
Ringraziamo Giacomo Bicerna per il tempo concessoci.