
#EDITORIALE #CITTÀ
Di Susanna Minelli, Direttrice di Sedicigiugno
(In foto: la stella cometa di 18 metri in Piazza San Domenico)
Dal centro alle periferie, dalla pianura alla montagna. Le luminarie natalizie sono il vero leitmotiv visivo di questo Natale. L’Amministrazione comunale ne ha fatto un vessillo, un simbolo, se vogliamo una metafora del cambiamento che intende portare a Foligno. Il trionfo della luce sulle tenebre e sull’austerità di oltre 70 anni di “potere rosso” in città. C’è da dire che di così belle e ricche, effettivamente, da che ricordi non ci sono mai state. Un investimento tutto volto a meravigliare chi si ritrova a passeggiare per la strada dopo il tramonto. O forse, chissà, a distogliere da altro. Peccato che le luci del Natale, se vogliamo proprio calarci nello spirito della Natività, prima di raggiungere le periferie geografiche dovrebbero raggiungere quelle esistenziali. Le periferie invisibili, quelle composte dagli indigenti, dagli emarginati, dai dimenticati.
Mi assumo la responsabilità di scrivere questo perché mentre gran parte della città si perde dietro un selfie a piazza San Domenico con lo sfondo di una gigantesca stella cometa, chi è al buio della propria condizione di povero è improvvisamente accecato dalla potenza delle luci di quest’ultima che illuminano le home dei nostri account social: il dono sotto l’albero da parte del Comune per 700 nuclei familiari indigenti è quello del pagamento della Tari. Tassa da cui erano fino ad oggi completamente esentati. Le luci si spengono di colpo a questo punto. Cala il sipario sul Natale. Cala il sipario sulla stalla in cui il bambino di Betlem nacque al freddo, al gelo e al buio.
I genitori del bambino di Betlem che nacque più di 2000 anni fa erano dei migranti, degli esuli, dei perseguitati, dei poveri. Ed oggi, fra tutte queste luci sfavillanti, risulterebbero con ogni probabilità tra quelle 700 famiglie senza più quel piccolo grande aiuto che oggi a Foligno è negato proprio da chi con il crocifisso in mano fa battaglie in nome della famiglia. Inutile sottolineare quanto questo ci addolori, ma allo stesso tempo quanto ci dia la forza di continuare la nostra battaglia collettiva con la buona parola, con il nostro viaggio e il nostro dialogo con chi si ritrova a vivere la difficoltà della lotta quotidiana contro la precarietà del vivere e dell’esistere. Sono righe di indignazione queste, che spero possano porre qualche interrogativo a chi le legge, soprattutto a chi si ritrova a rappresentare oggi l’Amministrazione della nostra città. Non è questione di schieramenti politici, è questione di umanità. E allora, come sempre, vi auguro una buona lettura. Troverete all’interno di questo numero un ampio servizio di approfondimento sulla questione Tari, vi faremo immergere all’interno del mondo Caritas da sempre a fianco dei più bisognosi, potrete leggere un’ intervista al sindaco di Sesto Fiorentino il quale sta risolvendo con grande umanità la problematica legata alla comunità Sinti del suo territorio, vi faremo conoscere la precaria situazione lavorativa dei letturisti Vus, passando per la desolante situazione di via Garibaldi e infine vi daremo una lettura del mondo della disabilità a scuola. Perché il Natale è prima di tutto solidarietà.