
#CITTÀ #SICUREZZA #ISTITUZIONI
Di Testapelata
Come quasi tutti sanno la chiave universale non esiste, e quella con cui apri la porta di casa non ti servirà ad avviare il motore dell’auto. Ma può accadere che il successo confonda le idee, e che – visto che una ricetta, un messaggio, una parola d’ordine ci hanno aiutato a vincere le elezioni – si sia tentati di ripeterli all’infinito, come un apritisesamo o un mantra di buon augurio, anche quando ci si ritrova al governo delle istituzioni ed a corto di idee.
Così il Sindaco di Foligno, che molto deve ad una rappresentazione a fosche tinte di una città che invece è per molti aspetti più sicura di altre, e certo più sicura che in passato, torni a battere sullo stesso chiodo, convinto forse che continuare ad alzare polvere possa sostituire la dura fatica del governare.
Ecco allora che, nella lunga intervista alla Gazzetta di Foligno (18 ottobre), invitato ad indicare le priorità della sua azione di governo, rivendica “innanzitutto” di aver avocato a sé la delega per la sicurezza, indica i nomadi come principale problema cittadino ed accenna ad “altri sette campi abusivi”, invisibili ai più, che sarebbero stati fin qui tenuti nascosti. Passano un paio di settimane, ed eccolo utilizzare il “decreto sicurezza” per cacciare dalla città cinque senzatetto che nient’altro minacciavano se non la sua sicurezza interiore. Qualche giorno ancora e La Nazione (6 dicembre) ci informa che, in un incontro con il prefetto di Perugia, ha chiesto “formalmente” che l’esercito pattugli la città.
E certo può apparire paradossale, e vagamente sinistro, che a parlar male della propria città sia proprio colui che la governa, e ci si chiede che effetto avranno le sue parole sull’imprenditore che pensava di portare qui i suoi investimenti, sul turista che si proponeva di fare di Foligno il baricentro della vacanza in Umbria, sullo stressato abitante della metropoli che progettava di venire a passare in provincia gli anni della pensione, nonché sulle stesse forze dell’ordine che credevano fino a ieri, e noi con loro, di essere sì in deficit di organico ma tutto sommato all’altezza del loro compito. Né si vede quale contributo effettivo, pur con tutta la buona volontà, potrebbero dare le pattuglie dell’esercito nel contrasto alle infiltrazioni mafiose o ai comportamenti criminali più diffusi: violenza domestica, furti negli appartamenti, mercato della droga, usura, evasione fiscale.
Ma tant’è, si dice che la coazione a ripetere abbia di solito motivazioni che – così spiegano gli esperti – affondano nell’inconscio e non saremo certo noi di Sedicigiugno a pretendere di veder chiaro in quelle tenebre. Solo, ci sentiremmo di dare al Primo Cittadino un consiglio disinteressato: se davvero crede in ciò che dice, cioè di vivere in una succursale di Gotham City, lasci perdere mezze misure che rischiano di lasciare il tempo che trovano: puntiamo un faro verso il cielo e rivolgiamoci direttamente a Batman.