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Parole e idee: omertà (umbra)

Partendo dal caso degli arresti in Umbria legati alla 'Ndrangheta, Matteo Santarelli ci parla dell'omertà nella nostra regione, sebbene essa sia considerata una caratteristica esclusiva della cultura calabrese.

#PAROLE #IDEE
Di Matteo Santarelli


La fine del 2019 ha fornito una breve ribalta alla ‘Ndrangheta, l’organizzazione criminale più potente del panorama italiano secondo la maggior parte degli studiosi e delle studiose del fenomeno. Una ribalta piuttosto breve: si è parlato due giorni degli arresti in Calabria, in Umbria e in altre regioni del Nord Italia, poi è arrivato il Natale e le notizie degli arresti sono state surclassate dai consigli per gli acquisti, dalle ricette e dalla peggior cronaca nera – vedi il caso delle due ragazze investite a Roma in Corso Francia. Purtroppo, niente di nuovo sotto il sole: la ‘Ndrangheta non è una mafia pop. Al di là della scarsa consapevolezza e attenzione sociale, mancano addirittura anche delle rappresentazioni popolari a rischio mitizzazione, come Gomorra – le cui frasi cult ormai riecheggiano nelle scuole superiori e nelle Università – o Il Padrino – alzi la mano chi non ha mai emulato per scherzo la voce roca e minacciosa di Marlon Brando. Purtroppo alla ‘Ndrangheta non viene concesso nemmeno questo onore, e il suo nome scivola via velocemente dalle cronache anche di fronte a eventi potenzialmente spettacolari, come i 334 arresti del 19 Dicembre contro le cosche della provincia di Vibo Valentia.

L’opinione comune vuole che la ‘Ndrangheta sia brava a nascondersi anche grazie all’omertà tipica della cultura calabrese. Questa interpretazione che in gergo tecnico si dice “culturalista” – in quanto riduce il fenomeno mafioso a presunti tratti culturali – entra in crisi nel momento in cui si scopre che la ‘Ndrangheta funziona piuttosto bene anche lontano dal suo territorio d’origine e in regioni molto diverse dalla Calabria. Una di queste regioni è l’Umbria. 

Noi umbri e umbre spesso ci sentiamo di essere nati/e e di vivere in una regione mansueta, sana, fin troppo tranquilla, e quindi incompatibili con gli eccessi criminali delle mafie. Un’interpretazione che purtroppo si è rivelata essere ottimista. Non bisogna per forza essere dei criminali per svolgere un ruolo in qualche misura complementare rispetto alle attività del crimine organizzato. Ad esempio, una scarsa attenzione nei confronti del fenomeno certo non aiuta a combatterlo. Analogamente, concentrare il discorso sulla sicurezza sulla microcriminalità non solo non aiuta in questo senso, ma rischia persino di fornire un assist alla ‘Ndrangheta, grande importatrice di cocaina anche nella nostra regione, che tuttavia si guarda bene dall’occupare i luoghi e i momenti più visibili dello spaccio. D’altronde, più facile fare la guerra a quattro spacciatori di strada in nome del decoro, piuttosto che a una mafia radicata e infiltrata nel tessuto economico e a volte anche nelle sedi istituzionali.

Foligno non sembra essere toccata dal fenomeno nelle stesse proporzioni di Perugia. Eppure non mancano i segnali preoccupanti, quantomeno da parte delle reazioni istituzionali e sociali. Tempo fa la squadra del Foligno Calcio è stata acquistata da Gianluca Ius, imprenditore romano coinvolto in alcuni processi piuttosto pesanti che coinvolgevano anche esponenti del crimine organizzato italiano.

Gianluca Ius, ex presidente del Foligno Calcio, arrestato nel Dicembre 2016

(In foto: Gianluca Ius, ex presidente del Foligno Calcio, arrestato nel Dicembre 2016)

Certo, in Italia vale la presunzione di innocenza, ed essere imputati in un processo che coinvolge esponenti della criminalità organizzata non equivale a essere mafiosi. Eppure la gravità dei processi e un’intervista in cui Ius mostrava una qualche sorta di vicinanza a Massimo Carminati, il protagonista dell’inchiesta Mafia Capitale, sembravano suggerire quantomeno prudenza, visto che il calcio delle serie minori è una nota porta d’accesso alle infiltrazioni criminali. Sel, Movimento 5 Stelle e Libera scrivono dei comunicati di denuncia della scarsa attenzione verso questo rischio, e cosa succede? La stampa snobba la notizia, l’allora opposizione di destra tace – alla faccia della sicurezza – e in generale pullulano gli atteggiamenti di minimizzazione, anche da parte di noti esponenti del mondo ultrà che addirittura rilasciano intervista in sostegno a Ius. Il resto è storia nota: l’imprenditore romano viene arrestato, il Foligno Calcio viene declassato in una serie inferiore, e tutto rimane come prima, nella nostra piccola isola felice. Ora, cosa sarebbe successo se al posto di Ius ci fosse stato un prestanome o un sodale della ‘Ndrangheta? Cosa sarebbe successo se questo presidente avesse portato la squadra cittadina a scalare la classifica e a raggiungere serie superiori? Quanto avremmo pagato questa indifferenza, questa omertà e questa attenzione selettiva verso la sicurezza? Forse è il momento di pensarci, perché le infiltrazioni mafiose non avvengono solo per colpa della cultura degli altri, ma anche per responsabilità della nostra.

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