
#STORIELLESENZAIMPORTANZA
A cura di Marco Parlato
I cornetti confezionati e i cornetti al banco forno del Lidl, il pollo del Conad, le salsicce secche e i formaggi della norcineria, le birre della Coop; la pizza surgelata con funghi, carciofi, prosciutto e fragole, che non aveva mai avuto il coraggio di comprare. Gli alimenti sani e non sani, gli alimenti così così, persino gli alimenti rivoltanti, acquistati per il gusto dell’avventura, erano diventati fondamentali per Roberto.
Solo perché non posso averli, si diceva. Che la differenza tra Sapiens e altre specie sia questa? Che la complessità di un organismo comporti bisogni irreali? Quanti pensieri insulsi nascono quando ci si trova da soli. Potrei andare a fare la spesa, mi è permesso, ma sono certo che una volta rientrato cercherei altre scuse per tornare fuori.
Provò a distrarsi con il libro sul tavolo. Lo aveva dimenticato Giulia, l’ultima sera che era stata da lui. Sembrava un giallo, forse non un giallo classico, da Agatha Christie. No, una trama che sfiora il giallo e ti porta altrove.
Certi autori hanno voglia di farti pensare. Maledetti, pensava Roberto, mentre passava le dita sul titolo in copertina. Un titolo perfetto.
Ci aveva provato, lui, a scribacchiare e ci era anche riuscito, se non fosse che cascava ogni volta sul titolo. Gli venivano fuori soluzioni risibili, insulse anche loro. Certi rinomati esperti dicono che scrivere è fatto dall’1% di ispirazione e 99% di sudore. E i titoli, invece, di cosa sono fatti?
Avrebbe chiamato Giulia, per dirle di vedersi con la scusa della spesa. Sarebbero entrati nel supermercato come sconosciuti, mantenendo le distanze imposte, e poi lui con circospezione avrebbe fatto cascare il libro nel carrellino di Giulia. Proprio come si lasciavano cadere i romanzi immorali nelle carrozze delle lady inglesi, avide di sconcezze stampate.
Avrebbe fatto così. Questo non era un pensiero insulso, era un’operazione studiata bene, tanto che sarebbe stato divertente trovarle un nome. Un titolo.
Passò ancora le dita sulla copertina del libro. Meglio chiamare Giulia e basta.