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Coronavirus: la situazione nelle fabbriche folignati

Alessandro Sorrentino illustra in quale modo le fabbriche folignati più importanti hanno fronteggiato l'emergenza Covid-19, quali misure sono state adottate per la tutela della salute dei lavoratori? Sono state sempre sufficienti? Quali decisioni sono state prese dopo il decreto del 22 marzo 2020?

#SOCIETÀ #LAVORO
di Alessandro Sorrentino

(In foto: dipendenti di una fabbrica al lavoro con le mascherine. Fonte: Ansa)


Oltre ai medici, gli infermieri, i farmacisti e il personale sanitario che sta combattendo in prima linea la battaglia contro il Coronavirus. Oltre a quella che, in un recente articolo, noi di Sedicigiugno abbiamo definito “seconda linea”, composta dai commessi e i cassieri delle attività alimentari, c’è un’altra categoria di lavoratori che fino alla giornata di ieri ha lavorato normalmente e che, nelle prossime ore, vivrà uno stato di ansia e preoccupazione a causa dell’incertezza della situazione generale. Si tratta degli operai e dei dipendenti delle fabbriche.     

L’ultimo decreto, emesso dal Presidente del Consiglio Conte, il 22 marzo 2020 sospende tutte le attività produttive, industriali e commerciali ritenute “non essenziali” fino al 3 aprile. I servizi essenziali sono individuati dall’allegato 1 al decreto, attraverso la classificazione Ateco. Nella giornata di ieri Cgil, Cisl e Uil, in accordo con il governo, hanno annunciato di aver «convenuto importanti modifiche all’elenco delle attività produttive indispensabili» e di aver ottenuto il cambiamento dell’allegato del decreto del Governo varato domenica 22 marzo.        

La situazione nelle tre grandi fabbriche folignati, Umbra Cuscinetti, Oma e Ncm è però ancora molto incerta. Sebbene nessuna delle aziende in questione figuri, secondo la classificazione Ateco, nella lista delle attività ritenute essenziali, tutte e tre hanno scelto di fare richiesta al Prefetto di Perugia per poter continuare ad esercitare l’attività, appellandosi all’articolo 1, comma 1, lettera h del decreto che consente «le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, previa autorizzazione del Prefetto della provincia ove sono ubicate le attività produttive». Insomma, si attende l’ok per tornare a lavorare. Se per Oma è abbastanza probabile che il Prefetto autorizzi la ripresa dell’attività, più difficile il discorso riguardo Ncm, dal momento che il settore aeronautico rappresenta solo il 5-10% del fatturato dell’azienda. 
Oggi e domani le aziende rimarranno chiuse, Ncm in Cassa Integrazione, mentre Umbra Cuscinetti per ferie, non sappiamo con quale modalità rimarrà chiusa Oma.   
La situazione appare quindi appesa ad un filo e in continua evoluzione, tanto che è stato difficile in questi giorni delinearne un quadro chiaro.       

Una certa confusione, tuttavia, regnava già prima nelle aziende, anche nell’applicazione delle misure di protezione e nella fornitura dei Dpi.   
Fonti interne ad Ncm ci hanno informato che «in alcuni reparti le mascherine con filtraggio Ffp2 sono state fornite ai dipendenti poco dopo il primo decreto, quello dell’11 marzo, ma alcune persone si sono munite autonomamente degli strumenti di protezione necessari già nei giorni precedenti». «Le mascherine date ai dipendenti dall’azienda, però, non sono mai state sostituite nonostante fossero utilizzabili per una singola giornata lavorativa».
«Nei reparti non produttivi», continua, «con la motivazione che la distanza di sicurezza di un metro e mezzo fosse assicurata dal fatto di avere ognuno la sua postazione, le mascherine non sono state fornite. Tuttavia, nella pratica aziendale e lavorativa è estremamente difficile mantenere sempre la distanza di sicurezza».      
Ma non è finita qui: «in alcune postazioni il disinfettante è stato diluito con l’acqua per non farlo finire. I guanti in lattice e l’alcool non sono stati erogati con continuità, a causa dei tempi di approvvigionamento prolungati, quindi in alcuni casi i lavoratori sono stati costretti a portarseli da casa». E infine, conclude, «l’intervento con le circolari a seguito del decreto è stato tempestivo, ma la messa in pratica, dispiace dirlo non è stata all’altezza».

Discoro simile per quanto riguarda Umbra Cuscinetti. Fonti interne all’azienda sostengono che «ai lavoratori sono state fornite le mascherine solo a partire dalla giornata di lunedì 23 marzo. Si trattava, inoltre, delle Ffp1, quelle con il filtraggio minimo. Insieme alle mascherine un gel antibatterico e delle salviettine igienizzanti per gabinetto, queste ultime necessarie, secondo l’azienda, per igienizzare le parte delle macchine con le quali i dipendenti entravano in contatto. Ogni lavoratore, inoltre, avrebbe dovuto provvedere in maniera autonoma alla sanitizzazione dei Dpi, nella propria abitazione». Fortunatamente, nell’incontro con l’azienda del pomeriggio di martedì 24 marzo, i sindacati interni ad Umbra sono riusciti ad ottenere l’utilizzo di mascherine Ffp1 nuove di giorno in giorno per tutti i lavoratori dell’azienda.         

(In foto: le salviettine igienizzanti per gabinetto fornite ai dipendenti di Umbra cuscinetti per la pulizia di parte dei macchinari)

Ma le criticità non riguardano soltanto le misure di protezione: «dopo la chiusura della mensa aziendale, il servizio dei pasti non è stato più garantito. Ai dipendenti non viene fornito neanche il sacchetto per il pranzo, senza contare che le macchinette automatiche non vengono più ricaricate con snack e merendine. I lavoratori sono costretti ad andare avanti, quindi, con tramezzini e cibo preconfezionato». La rabbia e le ansie dei lavoratori di fronte alla generale incertezza della situazione si unisce alla preoccupazione degli stessi dipendenti per i propri familiari esposti indirettamente, in questi giorni, ed eventualmente nei prossimi, al rischio di contagio.
Ci auguriamo, qualora il Prefetto dovesse dare l’autorizzazione per la ripresa delle attività, che tutti i lavoratori saranno messi nella condizione di lavorare nel rispetto di tutte le misure di prevenzione che il caso necessita. Sarebbe una magra consolazione, ma sarebbe comunque un passo in avanti.

(In foto: le istruzioni per la sanitizzazione delle mascherine monouso dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, date ai lavoratori di Umbra Cuscinetti)


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