
#LAVORO #SOCIETÀ #COVID-19
Di Matteo Bartoli
(In foto: rider consegna cibo a domicilio indossando una mascherina, foto di Il Riformista)
Abbiamo intervistato due ciclofattorini folignati. Sono per molti il simbolo dello sfruttamento al tempo dell’economia delle piattaforme. Uno italiano ed uno di origine straniera, ecco cosa ci hanno detto.
***, 33 anni
Per che piattaforma lavori?
Ho lavorato per Glovo, ma sono passato a Deliveroo qualche mese fa.
Voi siete pagati a pagati a cottimo. Solitamente quanto ti pagano a consegna?
Mediamente prendo 4 euro a ordine, ma sono arrivato anche ad 8.
Mensilmente?
Dipende da quante ore prenoti e quindi da quanto lavori. Un mio amico è arrivato a prendere anche 2000 euro al mese ma pure 800. Ora lavoro circa 30 ore a settimana ma ho degli amici che hanno lavorato fino a 60 ore settimanali.
Come è organizzato il lavoro?
Io in verità sono un lavoratore autonomo. Sei tu che scegli quando e come vuoi lavorare. Se ti arriva un ordine puoi anche decidere di non farlo.
Cosa è cambiato con il coronavirus? Vi hanno dato mascherine, guanti e igienizzante?
Ora non lavoriamo più perché non ci sono ordini, ma la prima settimana abbiamo continuato a lavorare. Per quanto riguarda le mascherine ci hanno mandato una mail dicendo di comprarcele da soli, loro poi ci avrebbero mandato il rimborso alla nostra postepay.
Se ti viene il raffreddore, se ti ammali percepisci qualcosa?
Con Deliveroo sei un po’ più tutelato ma non mi è ancora capitato di ammalarmi, mentre con Glovo mi è capitato in realtà di peggio. Ero a Foligno , mentre stavo consegnando sono caduto in bicicletta e mi sono rotto una gamba. Gli ho scritto una mail facendogli presente quello che mi era successo, loro non mi hanno nemmeno risposto. Uno dei problemi è stato che, quando ho cercato nella piattaforma per fare la denuncia, non ho trovato Foligno. Ci sono le grandi città : Milano, Torino, Roma, ma non c’è Foligno. Può essere per questo motivo che non hanno preso in carico la segnalazione.
Ora che tu non percepisci reddito hai un qualche indennizzo da parte dell’azienda o dello stato?
Dall’azienda no, ma potrei avere quello degli autonomi. Ora sono in difficoltà: ho un bambino, devo pagare l’affitto della casa ed avrei tante altre cose da fare. Così non ce la faccio.
Cosa ne pensi delle rivendicazioni dei rider in giro per l’italia?
Dopotutto è una questione di scelte individuali.
***, 18 anni
Per che piattaforma lavori e da quanto?
Lavoro per Eat in time da un mesetto.
Quanto sei pagato a consegna? Non ti chiedo mensilmente, è da troppo poco che lavori.
Dipende dalla distanza, il massimo che ho preso per un ordine era per Borroni ed ho preso 4 euro e qualcosa, mentre mediamente ne prendo 3.
Come si lavora con questo coronavirus?
Noi di Eat in time abbiamo i locali del centro. I ristoranti sembrano chiusi, ma in realtà, dopo le 18, c’è gente dentro a lavorare per fare solamente i nostri ordini. E ti devo dire che con il coronavirus la situazione per noi è migliorata: non ci sono clienti in loco e il cibo lo abbiamo pronto subito. Noi bussiamo e loro ci danno gli ordini da consegnare.
Strano, l’altro ragazzo mi ha detto che lui non ha ordini. Invece le mascherine e i dispositivi di protezione individuale?
A noi hanno lasciato libertà su questo. Ce li hanno consigliati, ma non sono obbligatori. Alla fine la mascherina non serve ad evitare di contagiarti, ma serve solo per non diffondere il contagio. Indosso giusto i guanti.
Sei un po’ preoccupato per questo?
Ad essere sincero no. Essendo giovane sono in una botte di ferro, anche a livello sintomatico non rischio molto. Magari mi preoccupo per i clienti, questo sì.
Tu sei molto giovane, vivi con qualcuno? Hai paura di metterlo in pericolo?
Si, vivo con mia zia ma nemmeno lei ha paura di essere contagiata.
Se ti si rompe la bici o se hai un qualche problema l’onere è in carico a te?
Sono un lavoratore autonomo. Quindi sì, tutti gli oneri spettano a me.
Come ti senti ad essere gestito da un algoritmo?
L’algoritmo è usato per lo stipendio. Gli ordini penso siano distribuiti in modo casuale.
Ci sono varie organizzazioni che cercano di mobilitare i rider per fargli ottenere diritti. Tu cosa ne pensi?
Francamente non lo sapevo nemmeno. Ci sono variegate condizioni di lavoro quindi suppongo ci sia qualcuno che si senta sfruttato. Ma io finora non ho avuto problemi perciò le ho ignorate perché non mi hanno riguardato.
Io ti auguro di no, ovviamente, ma se avessi un qualche problema e fossi impossibilitato a lavorare, avresti ferie o qualche diritto simile?
Non saprei, non mi ci sono mai trovato, ma ci hanno dato una linea telefonica. Parlerei col responsabile, non penso possa creare problemi.
Se questo coronavirus dovesse continuare a contagiare, e se si decidesse di bloccare anche il vostro lavoro, pensi che avresti diritto ad una qualche forma di aiuto economico?
E’ una domanda che non mi riguarda più di tanto. Perché io lo faccio per hobby, per svago. Dopotutto faccio ancora il quinto superiore, ma se qualcuno lo facesse per lavoro penso che debba essere aiutato.
Se ti venisse in mente di avere un po’ di solidarietà con qualche tuo collega la piattaforma ti permetterebbe di avere contatti?
No. Se incontri qualcuno puoi entrare a far parte del gruppo, ma la piattaforma non te lo permette.
Ma fra i tuoi colleghi ci sono solo giovani o ci sono anche persone anziane?
Beh non direi anziane. Ci sono anche adulti.
Questo ciò che ci hanno raccontato.
In questa economia così interconnessa, così legata alla logistica delle merci, ci si accorge che il lavoro dei fattorini è reputato essenziale dall’organizzazione pratica degli scambi di valore. Allora come mai è così difficile dare loro diritti certi e tutele? Non sappiamo rispondere ma siamo certi che la risposta è in capo a loro, ai loro bisogni e al loro tentativo di soddisfarli.