
#SOCIETÀ #CHIVAECHIVIENE
Di Ilaria Polticchia
(In foto: Ilaria Polticchia)
La mia esperienza in Corea del Sud è iniziata virtualmente nel 2014, quando conobbi il mio attuale marito in uno dei social più usati: lui amante dell’Europa e dell’Italia, io amante dell’Asia, ci siamo ritrovati a cliccare diversi “mi piace” alle nostre rispettive foto.Da lì sono iniziati lunghi discorsi in chat, chiamate e videochiamate che diventavano sempre più frequenti e ad orari ben definiti. Nel 2016 il suo primo viaggio in Italia per incontrare dal vivo me e i miei genitori. Dopo poco piu di un mese sono stata io a partire in direzione Corea del Sud. Rimasi subito incantata dalla super organizzata megalopoli di Seoul. Frenetica ma al tempo stesso composta e rassicurante. Lui mi portò a visitare i posti in cui vive, a circa 90 km dalla capitale, con le campagne, i laghi e il mare non lontano. Insomma me ne innamorai. Il cibo coreano è un altro fattore che ha contribuito molto: i sapori sono tanti, dai più piccanti agli agrodolci, ai più freschi e tanti altri ancora! Ho subito pensato che potevo vivere in quel paese. L’anno successivo fu decisivo. Partii con un progetto di business in testa che è ancora nel nostro cassetto dei desideri, pronto per prendere il volo.
Nel frattempo ho potuto rendermi conto dello stile di vita coreano, pregi e difetti. La popolazione coreana ha un alto senso civico e del rispetto, sono molto legati alle tradizioni anche se le nuove generazioni hanno una maggiore apertura mentale verso lo stile di vita occidentale che mischiato a quello tradizionale coreano ha creato un nuovo modo di vita interessante e pieno di spunti. Inoltre la confidenza che questo paese ha con le tecnologie è ben visibile ovunque. Tutto ma proprio tutto è a portata di smartphone: anche il nonnino in giro per la città lo consulta per trovare le risposte che gli servono o semplicemente per spostarsi da un luogo all’altro con taxi, metro o autobus. Anche il giocare on line (con molti giochi di ruolo) diventa una vera e propria carriera con tanto di canali televisivi dedicati ai tornei. È poi la patria della musica K-pop e dei K-drama, telefilm pieni di intrighi, storie di amore, azione, drammi familiari ed ultimamente anche argomenti più freschi come il razzismo e il mondo transgender. In questi ultimi due anni è anche cresciuto molto il femminismo e ne sono molto felice. È noto che il mondo orientale in genere ha sempre segnato un predominio maschile, visibile anche negli ambienti di lavoro, con stipendi più bassi alle donne che hanno lo stesso ruolo del collega maschio. Ma la velocità dei cambiamenti mi fa sperare. Per quanto riguarda la sicurezza mi sento molto tranquilla a girare per le strade coreane in quanto qui ci sono videocamere dappertutto: nelle strade, negli esercizi commerciali, negli ascensori, nei luoghi pubblici e privati, in tutte le macchine, ecc. Così se dovesse succedere qualcosa la polizia e gli avvocati riescono ad ottenere subito l’evidenza dei fatti. Quindi un minimo di sicurezza la senti davvero.
Un altro aspetto da considerare con i suoi pro e contro è quello del lavoro. Qui si lavora tanto, il che significa tornare a casa dall’ufficio anche alle 21 o 22. Ci sono lavori che hanno orari meno flessibili e quindi puoi stare sicuro che per le 20/20,30 hai finito, come ad esempio l’insegnante nelle scuole private pomeridiane di lingue, matematica, materie scientifiche, arti, musica, ecc. Molti bambini finito l’orario scolastico vengono prelevati dai mini bus gialli delle rispettive scuole private e portati ad approfondire determinate materie. Questo anche perché i genitori, nella maggior parte dei casi, lavorano entrambi e tornano a casa tardi. I bambini diventano autonomi velocemente e la media scolastica è alta. C’è anche molta competizione perchè se hai voti alti, puoi entrare nelle più prestigiose università, che ti garantiscono un futuro. Sarà giusto, sarà sbagliato? Io trovo il giusto sempre nel mezzo. La motivazione di tutto ciò sta in una società super frenetica dove i settori all’avanguardia sono molti (sanitario, scientifico, tecnologico) e se vuoi prevalere entri nel campo di battaglia e dai il massimo. L’esperienza scolastica mi è servita anche per capire lo stile di vita dei bambini coreani, ed ora, essendo incinta al settimo mese, ho già discusso la cosa con mio marito ed entrambi desideriamo spendere più tempo a casa con loro.
È anche vero che poi a livello economico vieni molto gratificato. Gli stipendi sono alti, me ne sono accorta anche con i piccoli lavori che ho fatto nell’insegnamento della lingua italiana ed inglese. Lavorando le mie otto ore giornaliere (non una in più) ho ricevuto ottimi stipendi che mi hanno permesso di vivere decentemente e di viaggiare quando ne avevamo il tempo. E quello delle insegnanti nelle scuole private non è certo il lavoro più redditizio. Bisogna anche sapere che in Corea bisogna conoscere la lingua coreana per poter accedere a migliori offerte di lavoro.
Uno degli aspetti che più mi hanno colpito è la gestione dell’emergenza COVID19. Quando l’epidemia è esplosa nella vicina Cina, il governo coreano ha subito capito la gravità della situazione e si aspettava un contagio anche nel proprio paese: indubbiamente le esperienze passate hanno favorito una veloce presa di coscienza del problema. Oltre alle misure preventire dettate dalla OMS ci siamo mossi anche in altre direzioni. Qui il governo non ha obbligato la quarantena in casa e le attività sono rimaste aperte, ma ha chiesto a tutti di restare a casa il più possibile e iniziare lo smart working, per chi poteva lavorare da casa; ha disposto la chiusura delle scuole, oggi ancora chiuse; e si è subito mobilitata una grandissima organizzazione sanitaria: non solo negli ospedali ma anche in altre strutture allestite per l’emergenza. Sono stati effettuati tamponi di controllo in massa, in primis a tutte le persone entrate in contatto con i contagiati e a molti viaggiatori provenienti dalle aree più colpite, per poi passare a screening anche stradali agli automobilisti. Anche l’uso della mascherina ha sicuramente aiutato a favorire la riduzione del contagio: in Asia la mascherina è nelle abitudini di tutti per l’inquinamento quindi la richiesta di indossarle non è stata presa come anormale. La grande trasparenza e comunicazione ha fatto si che non subentrasse il panico. Infatti la vita è proseguita più o meno normalmente. Le uniche restrizioni, oltre a quelle scolastiche, sono per gli assembramenti e per questo sono stati chiusi tutti i luoghi turistici, le biblioteche, i musei ecc, e sono stati rimandati eventi sportivi e culturali.
In linea di massima il governo ha chiesto ai cittadini di essere responsabili e di collaborare, e questo stava riuscendo molto bene fino al giorno del meeting religioso da cui, come si sa, i numeri dei contagiati aumentarono in modo esponenziale. Ma nonostante il pericolo ci sentivamo rassicurati nel consultare siti ed app costantemente aggiornate sui numeri di contagi, e sui posti visitati dai contagiati e sottoposti poi a disinfestazione. Il “Korea Center for Disease Control and Preventation” (KCDC) ha creato inoltre una app per chi entra in Corea. Le persone dopo il controllo della temperatura effettuano le due settimane di quarantena e, tramite la app, informano giornalmente il KCDC sulla propria salute. Usando poi la localizzazione GPS le persone stesse non possono lasciare il luogo di quarantena.
Noi viviamo nella città di Cheonan, circa 90 km a sud di Seoul, dove i contagi ad oggi sono di 100 persone su circa 800 mila abitanti, e la app e siti sono stati molto utili per evitare le zone più a rischio. Le persone entrate in contatto con contagiati fanno la quarantena nelle proprie abitazioni oppure, nel caso sviluppino dei sintomi, sono trasferite in centri predisposti . È stato istituito un numero telefonico da chiamare per essere sottoposti a tampone nel caso di sintomi e poi, visto l’alto numero di richieste, sono state predisposte aree di screening vicino agli ospedali e nell’area piu colpita, vicino allo stadio e al Comune. Ogni giorno dalle città più grandi o più colpite arrivano bollettini sulla situazione e i profili social vengono utilizzati per rendere pubblici le tabelle degli spostamenti delle persone contagiate e l’età degli stessi. Mi ha colpito molto vedere tra i numeri dei contagi anche età giovanissime, bambini dai 2 agli 8 anni, ragazzi dai 19 ai 25. Ovviamente molti di loro, facendo parte dello stesso nucleo familiare, non hanno potuto evitare il contagio. Oltre alle notizie a livello locale, tutti i giorni il governo, come sta facendo anche quello italiano, fa il punto della situazione. In linea di massima, la gestione di questa emergenza è stata davvero efficace, e le autoquarantene sono state fondamentali. Nel mio piccolo sono rimasta in casa per circa due mesi e tuttora non esco. Le uniche uscite che abbiamo ripreso a fare, do po due mesi, sono quelle per andare a trovare i suoceri in campagna, quindi lontani da tutto e tutti.
Se non ci saranno nuove ondate di contagi, possiamo finalmente iniziare a tirare un sospiro di sollievo. Il governo coreano sta iniziando ad adottare misure per superare la crisi economica, un problema che riguarderà tutti i paesi, e ci sono iniziative come quella di un taglio del 30% degli stipendi del Presidente e dei ministri.
Noi, la comunità italiana in Corea del Sud, siamo sempre aggiornati sulla situazione italiana, ed ovviamente siamo preoccupati e non facciamo altro che pensarvi aspettando notizie rassicuranti. Sono fiduciosa anche per l’Italia, lo dobbiamo essere per dare un esempio.
Ammetto che lo stare lontani fa aumentare la nostalgia, quella nostalgia che quando chiudi gli occhi ti fa rivedere tutti i posti che hanno segnato la tua vita e tutte le persone che ne faranno sempre parte, famiglia ed amici. In questi giorni la preoccupazione sale molto ma anche la nostra voglia di starvi vicino anche se divisi da tanti chilometri.
Quando tutto questo finirà vi consiglio di pensare ad un viaggio in Corea per scoprire le meraviglie nascoste in questo paese. Un paese che ama la nostra bella Italia.