
#POLITICA #SOCIETÀ
Di Lorenzo Monarca e Susanna Minelli
(In foto: l’ospedale San Giovanni Battista di Foligno)
Forse c’era da aspettarselo, eppure gli allarmi su una nuova emergenza sanitaria che ci giungono da più parti arrivano sempre come una doccia gelata. Ad esempio alcune associazioni legate al mondo dei malati oncologici (rappresentate dalla FAVO) in un comunicato congiunto che hanno rilasciato nel mese scorso denunciano un calo nelle diagnosi di tumore del 52%, negli interventi chirurgici del 64% e delle visite del 57%. Ovviamente queste non sono belle notizie, perché non indicano che la gente smette di ammalarsi, ma che i test diagnostici si sono interrotti e che i malati non ricevono più la dovuta assistenza. La comunità folignate non è stata esentata da questa piaga: reparti cruciali dell’ospedale di Foligno quali la cardiologia, la chirurgia, l’oncologia e tanti altri sono rimasti pressoché deserti per mesi e le attività ambulatoriali sono tutt’ora interrotte. In pratica l’attività ospedaliera è stata spolpata e ridotta ai soli interventi emergenziali. Questo accade ed è accaduto sebbene in un primo momento si era deciso che i cosiddetti ospedali Covid dovessero essere solo due, ma alla fine la situazione pare sia sfuggita di mano e lo sono diventati praticamente tutti.
La situazione che oggi preoccupa molti medici dell’area folignate riguarda il rapido ripopolamento dell’ospedale: in particolare un medico dell’ospedale di Foligno – di cui non riveleremo l’identità per ragioni di opportunità – ci riporta preoccupato che «le persone ricoverate dopo il lockdown hanno una sintomatologia molto più grave rispetto ai ricoveri ai quali siamo abituati. Le motivazioni sono da cercare nel fatto che, un po’ per paura un po’ per impossibilità, hanno trascinato fino ad ora sintomatologie prima lievi e che ora si sono aggravate; anche l’assistenza dei medici di famiglia è venuta meno, visto che la maggior parte delle visite effettuate negli scorsi mesi sono state fatte via telefono, modalità decisamente insufficiente per una diagnosi realistica. A questo va aggiunta la mancata attività di screening preventivo, nonché le future liste di attesa che risentiranno inevitabilmente dei tre mesi di stop».
Appare quindi chiaro che ci troviamo di fronte ad un nuovo caso sanitario, figlio dell’emergenza Covid. Fermo restante che è oggettivamente difficile criticare le difficili decisioni prese dalle amministrazioni nel momento della massima urgenza (sempre facile parlare col senno del poi), non possiamo fare a meno di chiederci se la cronicizzazione di questa paralisi sanitaria, durata ben tre mesi, poteva essere evitata. Spulciando le varie circolari del ministero della sanità infatti si evince che la chiusura delle attività ambulatoriali non è tanto una specifica dell’ospedale Covid (la cui principale caratteristica è quella di avere un reparto dedicato al virus e completamente isolato dagli altri, con aree apposite per indossare ed eliminare i dispositivi di protezione individuale del personale sanitario), ma più che altro una misura per limitare al massimo la circolazione delle persone. Si intende quindi che avere un reparto dedicato ai pazienti Covid non è di per sé una condizione formalmente incompatibile con un ospedale funzionale al 100%. Proprio qui però è il punto: possibile che, mentre molte aziende hanno lavorato senza interruzioni adducendo a volte le scuse più assurde, la salute delle persone sia stata relegata ad «attività non essenziale?». Perché se è vero che gli ospedali sono stati i centri nevralgici dei principali focolai, è anche vero che la situazione pandemica a Foligno è sotto controllo ormai da molte settimane e che la gente si ammala anche di altro.
Ad ogni modo la riapertura dell’ospedale di Foligno è stata al centro di proclami e dibattiti fin da fine marzo, dove le giunte e le opposizioni del comune e della regione si sono scambiati accuse e hanno cercato di mettere bandierine su risultati ad oggi ancora non raggiunti. Una cronistoria giornalistica di questi mesi di comunicati è un’impresa non facile; proponiamo di seguito un tentativo con gli eventi che riteniamo più significativi.
21 Aprile. In una nota congiunta dell’onorevole Caparvi e dei consiglieri comunali Polli e Malaridotto (tutti in quota lega) si comunica che «l’ospedale di Foligno sarà il primo in Umbria a tornare pienamente operativo, terminando così la fase dedicata all’emergenza Coronavirus. La decisione della riconfigurazione, parziale e temporanea, era stata presa in sinergia tra il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini e la governatrice Donatella Tesei, come scritto nero su bianco nell’apposita delibera della Regione Umbria dello scorso 23 marzo». La nota prosegue con un attacco personale al consigliere regionale capogruppo del PD Bori, reo secondo la maggioranza di essersi preso il merito di tale azione politica.
21 Maggio. Il consigliere regionale Pd Bori rilascia un comunicato: «è passato un mese dall’annuncio dell’onorevole Caparvi (Lega) sul ripristino dell’ospedale di Foligno a struttura ‘Covid free’, ma ancora nessuna risposta. Anzi, prosegue la tendenza di questa Giunta a ridurre i servizi e a compromettere la territorialità. Oggi, 21 Maggio, ad un mese dalla mia richiesta in Commissione consiliare Sanità e a due settimane dalla scadenza promessa dalla Lega, ancora niente. Non si sa nulla del ripristino dei servizi al polo ospedaliero folignate. Nonostante i roboanti annunci di Caparvi, della presidente Tesei e del sindaco leghista di Foligno, Zuccarini, ad oggi non sappiamo quando il presidio sanitario tornerà nella piena operatività ed accessibilità. Ospedale che, al momento, non ospita nessuno dei 27 pazienti Covid ricoverati in Umbria, sui 79 casi totali».
25 Maggio. Il sindaco di Foligno, Zuccarini, interviene in una nota, affermando che «la struttura sanitaria folignate non è affatto chiusa, come vorrebbe far strumentalmente credere la sinistra diffondendo notizie false e allarmistiche che rischiano seriamente di danneggiare l’immagine e l’operatività del nosocomio folignate. La nostra città , così come l’intera regione, ha beneficiato della validità delle strategie di contenimento del contagio da Covid-19 messe in atto dall’assessore Luca Coletto e dalla task force umbra, prese a modello a livello nazionale, che hanno permesso all’Umbria di essere la regione con il più basso tasso di diffusione del virus.” “Al contrario di quanto dice la sinistra, strumentalizzando politicamente fatti e circostanze, l’impegno preso con la Regione dell’Umbria e con la Presidente Donatella Tesei, era e resta oggi quello di una destinazione assolutamente parziale ed espressamente temporanea del San Giovanni Battista alle esigenze straordinarie legate al Covid-19».Immediato il comunicato social di replica della minoranza comunale di centrosinistra, che tra le numerose domande che pone all’amministrazione si chiede anche «quanto pesi l’obbedienza cieca alla Presidente della Regione Tesei in decisioni per cui altri sindaci hanno protestato e difeso i loro nosocomi». Nel comunicato si ricorda anche che il direttore sanitario regionale aveva indicato il 4 Maggio come data del ripristino della piena funzionalità della struttura.
29 Maggio. Si svolge la III commissione consiliare sull’ospedale di Foligno, alla quale hanno partecipato il direttore sanitario USL Umbria 2, il responsabile direzione sanitaria dell’ospedale e molte sigle sindacali. La ricostruzione dell’opposizione viene fatta attraverso un breve comunicato datato 1 Giugno, dove sostanzialmente si prende atto della mancata riapertura dei reparti e degli ambulatori e dal quale viene fatta trapelare una seria preoccupazione. Ricostruzione diametralmente opposta quella della coordinatrice della III commissione, la consigliera comunale Filena, che in una nota afferma: «esprimo grande soddisfazione per come si è svolta la terza commissione consiliare. Ci tengo in particolar modo a riferire quanto espresso da Massimo De Fino, commissario straordinario della USL 2 Umbria, che ha ribadito che l’attività del nosocomio folignate non si è mai interrotta». «Riporto alcuni dati che ci sono stati forniti. L’attività del Pronto Soccorso nei primi quattro mesi dello scorso anno ha fatto registrare 18mila prestazioni, in questi primi quattro mesi dell’anno siamo a 12mila ma c’è da considerare che i seimila in meno sono legati ai circa 5mila di codice verde e 1.200 in codice bianco, che comunque potrebbero essere curati senza accedere al Pronto Soccorso determinando di fatto un utilizzo più appropriato dello stesso. L’attività chirurgica dal 22 gennaio al 22 febbraio del 2020 ha fatto registrare 500 interventi, nel periodo dal 22 aprile al 22 maggio siamo a 280 quindi con circa il 65% di attività rispetto alle indicazioni minime del 40%, stabilite dalla Regione. L’attività ambulatoriale nei primi quattro mesi di questo anno rispetto al 2019 è calata meno del 30% ed i ricoveri da 5024 a 4089, fermo restando la totale garanzia di tutte le urgenze e gli interventi programmabili».
8 Giugno. In un’intervista il direttore dell’ospedale folignate dr. Sapori annuncia che «già a partire dall’inizio della prossima settimana potrebbero ripartire le visite differibili (prestazioni di prima diagnosi da erogare entro 30 o 60 giorni), quelle intramoenia e anche le attività di prelievo. Ci stiamo attrezzando proprio in queste ore per riattivare e garantire le visite a 30 e 60 giorni e che comprendono anche le intramoenia oltre che le attività di prelievo che con l’emergenza Covid erano state decentrate nei vari centri di salute territoriali».
9 Giugno. Raimondo Salterini, del Tribunale del Malato di Foligno, esprime forte preoccupazione, perché «al momento ci risulta che le visite ambulatoriali e le prestazioni di diagnostica ancora non vengono effettuate, se non per casi valutati di massima urgenza. Qualora dovessero ripartire, anche fosse la prossima settimana, ci si ritroverebbe di fronte a lunghissime lista di attesa visto il fermo che c’è stato a causa dell’emergenza Covid». Nel mentre in consiglio regionale si dibatteva proprio dell’ospedale di Foligno e di Spoleto (che, nonostante non Covid, ha ugualmente interrotto le attività), con la consigliera Pd Porzi che riepilogando la situazione chiede se era intenzione della giunta permettere la ripresa delle attività. Nella risposta dell’assessore Coletto, che ha a sua volta riepilogato le misure prese fino a quel momento, si evince che «le attività ordinarie dell’ospedale di Foligno risultano essere riprese, come certifica il comunicato ufficiale della Usl2». In una replica finale la consigliera Porzi definisce la risposta dell’assessore «»insoddisfacente”, perché “chi telefona ai Cup di questo ospedale attualmente non ha risposta e ci sono 29mila prestazioni da recuperare».
11 Giugno. La Giunta regionale ha approvato le linee di indirizzo per le attività sanitarie nella “fase 3”. Spiega Coletto: «a partire dal 22 giugno dovrà essere riattivata la prenotazione delle prestazioni di primo accesso con priorità D e P e degli accessi successivi laddove fossero stati sospesi, riprendendo quindi completamente la normale attività secondo le modalità ordinarie. Pertanto ciascuna Azienda dovrà provvedere alla corretta riorganizzazione delle Agende del CUP, tenendo conto sia del recupero delle prestazioni sospese che delle nuove prenotazioni. Per quanto riguarda il recupero dell’attività precedentemente sospesa, le Aziende, che nelle fasi precedenti hanno garantito le prestazioni di classe U (3 gg) e B (10 gg), rivalutando le criticità della classe D (30 gg per visite specialistiche, 60 gg per esami diagnostici strumentali), dovranno concludere la riprogrammazione e l’erogazione delle prestazioni che hanno subito una sospensione: entro il mese di luglio dovranno essere garantiti i primi accessi con classe di priorità D e gli accessi successivi (follow-up, controlli, ecc.), mentre entro il mese di novembre i primi accessi con classe di priorità P (programmata).Per quanto riguarda gli interventi chirurgici le urgenze con priorità A non sono mai state sospese, mentre le urgenze B sono state rivalutate e le più urgenti sono state recuperate, le restanti B e le C verranno recuperate entro luglio e le D entro novembre. Gli screening oncologici sono a pieno titolo attività da riprendere tempestivamente: la ripartenza dei programmi dovrà innanzitutto tenere conto dell’esigenza di operare in completa sicurezza sia per gli operatori che per gli utenti attraverso le misure di distanziamento e la messa a disposizione dei dispositivi di protezione individuale, ma anche garantire il recupero di tutti gli inviti relativi alla programmazione di marzo e aprile, riprogettando completamente le sedute, sia per quanto riguarda il numero delle persone da invitare e il tempo di ogni prestazione, nonché la durata delle sedute stesse». Spiega anche il piano di pieno ripristino delle vaccinazioni che inizierebbe dal 30 Giugno.
13 Giugno. La minoranza di centrosinistra, coordinata dall’associazione “Foligno in Comune”, organizza un sit-in all’ingresso dell’ospedale folignate. Presenti, oltre a circa un centinaio di cittadini, anche i rappresentanti dello Spi Cgil, i consiglieri regionali PD Porzi e Bori, il parlamentare di SI Fratoianni, i consiglieri comunali di opposizione a Foligno Barbetti, Gammarota e Pizzoni, il consigliere comunale di minoranza a Montefalco Morici e per Giano Dell’Umbria la consigliera Bruscolotti. «Abbiamo deciso di indire questo presidio per denunciare lo stato in cui si trova il nostro ospedale in cui molte prestazioni sanitarie e diagnostiche non vengono ancora fornite nonostante i numerosi proclami che si fanno dall’inizio di maggio riguardo la ripresa dei servizi. I cittadini, purtroppo, a causa di questa situazione sono quindi costretti a ricorrere al privato pagando interamente di tasca propria prestazioni che avrebbe potuto e dovuto fornire la sanità pubblica. Non bisogna dimenticare che l’impossibilità di effettuare visite mediche e diagnostiche mette a serio repentaglio la diagnosi di malattie potenzialmente gravi come neoplasie. La situazione, dunque, va il più possibile risolta e l’ospedale va al più presto riaperto, senza dimenticarci che andrebbe anche potenziato» ha detto Stefano Mingarelli di Foligno in Comune. Fra i vari interventi che si sono susseguiti anche quello di alcuni cittadini di Foligno che in questi giorni hanno provato a prenotare visite specialistiche con scadenza di 30 o 60 giorni. Senza successo. Con la consapevolezza che per avere una diagnosi in tempi consoni, dovranno rivolgersi, per forza di cose al privato.
Penso che non fosse necessario chiudere tutto l ospedale….
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