Ambiente

Monouso contro riutilizzabile

A fronte dell'urgenza legata all'utilizzo massiccio di oggetti di plastica monouso, oggi dopo l'emergenza Covid-19 addirittura in aumento, Daniela Riganelli propone dieci piccoli consigli per ridurre la plastica monouso nelle nostre abitazioni o negli esercizi commerciali. "Soluzioni sostenibili per il benessere comune".

#AMBIENTE
Di Daniela Riganelli

(In foto: Primi anni sessanta. La pubblicità del Moplen)


La plastica è un materiale fantastico: leggero, economico, durevole, lavorabile, più o meno flessibile e igienico. Nessun materiale “naturale” ha tutte queste proprietà tecnologiche, che possono essere pregi ma al contempo diventano difetti se utilizzate nel modo sbagliato. Se infatti un materiale che ha un potenziale di vita di centinaia di anni lo usiamo per fare degli oggetti monouso immettiamo nel mercato,  e nell’ecosistema, un manufatto in cui tutti quei pregi risultano enormi limiti. Facciamo degli esempi.  Leggero e durevole: lo troviamo in ogni matrice dell’ecosistema, acqua, suolo e persino aria, poiché rimane  inalterato  per anni (tutta la plastica prodotta negli ultimi 50 anni è spesso ancora in giro). Il fatto che sia economico e lavorabile sono anch’essi difetti perché non hanno  consentito di porre un limite all’uso massivo di plastica in tutti i settori della nostra vita: packaging, oggettistica, tessile etc. 

Il termine “usa e getta” è il cuore dell’economia lineare:  produciamo oggetti durevoli che rispondono a bisogni temporanei per poi “gettarli”, ovvero solo allontanarli da noi, ma dato che il mondo è un posto “finito”, il mare e il suolo ci  sta restituendo tutto quello che ci abbiamo accumulato. 

Potremmo usare la plastica anche per fare oggetti che possiamo usare più volte  nel tempo, ma quando parliamo di “riutilizzabile” ci piace pensare a piatti di coccio, al vetro, al metallo, eventualmente al legno etc. Tutti materiali  belli e utili ma che spesso non rispondono all’esigenza del cittadino consumatore, oggi abituato a comperare tutto impacchettato, a prendere il caffè per strada, a fare una festa a casa, a scuola o nelle strade dei paesi, dove effettivamente il monouso rappresenta un grande vantaggio. 

Tra un monouso in plastica che, pur essendo spesso riciclabile, non sempre rientra nel ciclo dei rifiuti in modo appropriato (l’indice di riciclo della plastica in Umbria è del 21%) e materiali riutilizzabili classici (vetro, coccio etc) che hanno evidenti problemi di praticità, c’è anche da considerare la bioplastica. Ovvero un materiale che può  derivare ma materie prime vegetali (quindi rinnovabili) ma  soprattutto è biodegradabile e compostabile, quindi può essere riciclato insieme ad i nostri rifiuti organici. Nella malaugurata ipotesi che finisca nel mare o nel suolo (ma non ci dovrebbe andare) ha tempi di vita ben più corti della plastica perché si biodegrada (si trasforma in CO2 e H2O come una buccia di patata). 

Il problema della plastica  monouso è diventato un’urgenza ambientale così pressante che l’Europa ha emanato una direttiva (la cosiddetta SUP: Single Use Plastics)  per eliminare, sostituire, modificare la produzione di molti oggetti monouso in plastica quali ad esempio piatti, bicchieri, stoviglie, cannucce, cotton fioc, vaschette e bicchierini da asporto in polistirolo e tanto altro. Il termine che fissa l’Europa è il 3 luglio 2021, una data a valle di quest’emergenza COVID-19 in cui invece il consumo del monouso è addirittura aumentato esponenzialmente (pensiamo solo alla quantità di mascherine e guanti prodotti usati e gettati). 

Cosa  possiamo fare? Mi permetto di suggerire un piccolo vademecum per ridurre la plastica monouso a casa ma che può  essere anche utile ai esercizi commerciali o agli amministratori sensibili al, fine di  proporre soluzioni sostenibili per il benessere comune:  

  1. Per l’asporto delle merci usare il più possibile la cosiddetta sporta, un’abitudine che abbiamo attivato da quando nel 2011 è uscita la prima legge che eliminava le buste di plastica per la spesa. Questa legge ha ridotto del 50% l’uso delle buste monouso. 
  2. Grazie alla legge  123 del 2017,  che ha eliminato anche la plastica ultra leggera per imballo primario, si può acquistare l’ortofrutta con sacchetti compostabili per  frutta e verdura, che poi potranno essere usati per l’organico (come le buste compostabili). Quindi evitate prodotti preconfezionati in plastica, che sono anche meno freschi e più costosi. 
  3. Usare buste per la spesa o sacchetti per ortofrutta compostabili (ci deve essere scritto OK COMPOST) per raccogliere l’organico. E’ infatti di uso comune usare la plastica per mettere l’organico, ma è una pratica alquanto dannosa per il ciclo dei rifiuti perché poi rimarrà parzialmente nel compost che useremo come fertilizzante. 
  4. Non usare mai piatti di plastica per il consumo giornaliero del cibo. Qua il riutilizzabile in coccio e vetro è essenziale. Per party o grandi cene, preferite il compostabile misto al riutilizzabile (piatti compostabili e forchette in acciaio ad esempio).
  5. Bevi  l’acqua del rubinetto  (se non vi piace il sapore trovare un addolcitore di vostro gradimento) in modo da eliminare le bottiglie di plastica. L’acqua del nostro acquedotto è più sicura e controllata di quella in bottiglia. Per uscire usa la borraccia. 
  6. Per mense scolastiche e della pubblica amministrazione esistono già gli acquisti verdi che sonoobbligatori dal 2016 e prevendono l’uso del compostabile o del riutilizzabile. Una buona pratica che la regione Umbria ha esteso anche a sagre e  feste paesane con un apposita legge regionale che vieta la plastica monouso a favore del riutilizzabile e compostabile. Ma attenzione: non tutto il riutilizzabile è della stessa qualità, ad esempio soluzioni quali la melamina (una plastica rigida che si può  lavare) non sono ottimali  perché la melamina èuna resina sintetica non riciclabile e la cui atossicità è dubbia. 
  7. Nei bar,  ristoranti e esercizi commerciali in genere, eliminate le cannucce in plastica e plastica monouso in genere (tanto saranno vietate),  meglio   bicchieri in vetro (se sei un cliente) e piatti di coccio, anche per gli aperitivi. Se proprio non si può,  optate per il compostabile con annesso apposito secchio per l’organico. 
  8. Per  l’asporto dei cibi meglio  vaschette compostabili o riutilizzabili attivando magari un sistema tipo vuoto a rendere. Le vaschette in alluminio  non sono salutari per alcuni tipi di cibo (quelli acidi a base di pomodoro ad esempio). 
  9. Quanto alle mascherine, preferiamo quelle in tessuto lavabili e lasciamo quelle chirurgiche agli ospedali. Anche sui guanti speriamo che le ultime indicazioni dell’OMS vengano acquisite e se ne eviti l’uso. I guanti da ortofrutta, una volta finita l’emergenza,   potranno anche essere fatti in materiale compostabile.
  10. Optiamo per confezioni grandi riducendo gli imballi e quando non possiamo fare proprio a meno di riportare a casa tutta la plastica che comunque avremo, differenziamo correttamente.

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