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Di Marco Parlato
Questa rovente estate terminerà con una grande fiammata alle urne, causa referendum costituzionale. State tranquilli: non mi metterò a spiegare le ragioni – pratica odiosa – per il mio NO, deciso anni prima che gli attuali scappati di casa prendessero alloggio fisso, a cinque stelle, nelle Camere. Come avrei fatto a giocare di anticipo? Se siete lettori affezionati, ricorderete che ho la facoltà di prevedere il futuro. Inoltre, se non farò propaganda è perché trovo infame dividere gli italiani sulla Costituzione, che è nata per unire.
Ma sto già sorvolando le nuvole, quando invece la questione è superbamente terrena.
Con in testa l’attuale ministro degli esteri, colui che ha abolito la povertà con rito sciamanico, che prevede una smorfia idrofoba dal balcone, i promotori vogliono convincerci che col taglio dei parlamentari, col taglio dei senatori, si taglieranno le spese, si taglieranno i privilegi. Mi domando cosa li abbia fermati dal tagliare pure le teste in piazza, forse la mancanza di fantasia.
Dovessimo soffermarci a riflettere sul significato di privilegio, ci sembrerebbe contraddittorio che, per eliminare un privilegio, lo si conceda a meno persone rispetto a prima. Ma sono ancora sulle nuvole, quando invece agli italiani interessa il mare, dove ancora lui, il nostro ministro degli esteri, muto su Lukašėnka, assente per quanto riguarda l’avvelenamento di Alexei Navalny, ignorante nella questione della blackface, ci ha tenuto a mostrarci la sua eterosessualità. Mi domando perché tanta squallida insistenza, e nella mente mi risuona, con altrettanta insistenza: excusatio non petita eccetera.
Non accusatemi di accanimento, per carità. È che sul comodino tengo sempre a portata il Codice della vita italiana di Prezzolini, e proprio in questi giorni ho riletto la seguente: “L’italiano è un popolo che si fa guidare da imbecilli i quali hanno la fama di essere machiavellici, riuscendo così ad aggiungere al danno la beffa, ossia l’insuccesso alla disistima, per il loro Paese. Da molti anni il programma degli uomini che fanno la politica estera sembra riassumersi in questo: mani vuote ma sporche.”
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