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Conversazione con Bernandino Sperandio a cura di Fausto Gentili
(In foto: Bernardino Sperandio)
Dopo l’intervista a tutto campo rilasciata a Matteo Bartoli da Vincenzo Riommi, capogruppo del centrosinistra nel Consiglio comunale di Montefalco (https://sedicigiugnofoligno.it/2020/10/30/il-dissesto-di-montefalco-e-la-gestione-umbra-della-pandemia-cronaca-di-due-disastri-annunciati/), Sedicigiugno prosegue il suo giro d’orizzonte sulle amministrazioni della Valle Umbra intervistando Bernardino (Dino) Sperandio, fotografo, autore di numerose pubblicazioni, fondatore e dirigente della CooBeC (Cooperativa Beni Culturali), dal 2013 sindaco di Trevi.
Partiamo naturalmente dai drammatici sviluppi dell’epidemia. Non ti chiediamo dati aggiornati, perché un mensile è sempre fuori sincrono rispetto all’attualità, ma piuttosto una visione d’insieme. Che differenza hai colto, nella tua realtà, tra la prima e la seconda ondata, sia nella diffusione del virus che negli atteggiamenti delle persone?
«Il comune di Trevi nella prima fase della contaminazione del virus è stato interessato con nove casi che si sono verificati in alcuni ambiti territoriali ben definiti e delimitati ad alcune famiglie i cui membri si sono contaminati fra loro. In proposito alla fine di marzo chiesi alla Regione dell’Umbria di utilizzare le stanze dell’Hotel della Torre, da alcuni mesi chiuso, per ospitare i membri “sani” delle famiglie che avevano un positivo per non estendere a tutta la famiglia il contagio. Non ho avuto risposta. Però, grazie alla collaborazione dei personale del Comune, della protezione civile, dei pochi carabinieri della stazione di Trevi e al supporto dei funzionari della ASL 2, i casi sono stati circoscritti e risolti nel migliore dei modi. I cittadini hanno collaborato e tenuto un comportamento adeguato nel rispetto delle regole. Il senso civico e il rispetto della salute e della libertà altrui ha prevalso rispetto agli interessi personali, salvo qualche sconsiderato che vedeva nella mascherina una “ museruola” che imbavagliava la sua libertà di fare quel che gli pareva. In questa seconda fase, decisamente più pesante, sia per il numero dei contagiati, ad oggi circa trentacinque, che per la diffusione dei casi su tutto il territorio comunale, ho notato un atteggiamento diverso dei cittadini, in particolare di quelli più giovani; le regole dell’autodeterminazione sono diventate più blande, la fiducia nei confronti delle istituzioni è diminuita. Un accenno di disgregazione sociale, di contrapposizione vuota e strumentale, cui è necessario reagire immediatamente dando risposte immediate a chi è realmente in difficoltà economica, e richiamando allo stesso tempo tutti i cittadini a considerare i valori della convivenza civile. In quest’ottica abbiamo inaugurato la nuova scuola elementare di Trevi e la biblioteca comunale per dimostrare ai ragazzi e ai genitori che le istituzioni sono presenti e pronte a creare luoghi dove insegnare i valori della convivenza civile».
Nel difficile rapporto tra tutela della salute e sostegno alla vita economica e sociale, quale punto di equilibrio vi siete dati ? Sappiamo ad esempio che avete praticamente rinunciato agli appuntamenti dell’Ottobre trevano. E che reazioni hanno susscitato le vostre scelte presso i cittadini ?
«Abbiamo agito con prudenza, ponderando quello che era possibile realizzare nel rispetto della salute di tutti, senza penalizzare l’economia locale che qui a Trevi è ben distribuita nelle varie fasce di attività: agricoltura, piccola industria, turismo, servizi. Settori, in particolare quelli dell’agricoltura e della media industria, che hanno continuato a lavorare anche con il sostegno dell’Amministrazione. Si è evitato di organizzare quelle manifestazioni dove la presenza di un pubblico numeroso poteva creare problemi, consapevoli anche del fatto che alcuni tipi di feste riescono solo se la passione e l’entusiasmo della gente può esprimersi liberamente, in un clima realmente di festa popolare. Abbiamo quindi scelto, già nel mese di aprile, di non dare seguito all’organizzazione dell’ottobre trevano, pensando di poter fare la sagra del sedano nero, ma le vicende attuali hanno imposto dolorosamente la cancellazione di questo evento con perdite economiche da parte dei sedanari. L’abbiamo fatto coinvolgendo tutte le associazioni del territorio in modo da fare scelte consapevoli e condivise da tutti. Devo dire con piacere che tutti i responsabili dei vari enti e associazioni hanno dimostrato un grande senso di responsabilità, pur nell’amarezza della rinuncia. Allo stesso tempo abbiamo cercato di aiutare con contributi economici, nei limiti delle possibilità del nostro bilancio, le categorie in difficoltà, concertando le nostre scelte in tavoli virtuali dove erano presenti le associazioni di categoria, i sindacati, tutti i consiglieri comunali. Credo che Trevi sia uno dei pochi comuni ad averlo fatto. Ma non ci siamo fermati. Abbiamo valutato le manifestazioni in programma che si potevano fare, organizzandole nel rispetto delle regole. Da qui il successo delle manifestazioni di Trevi Benessere, il cinema all’aperto, il festival musicale Federico Cesi, le passeggiate per il sentiero degli ulivi, il convegno sull’economia circolare, quello sulla biodiversità. Nell’estate l’economia legata al turismo ha ottenuto risultati molto positivi».
Che giudizio dai, dal tuo osservatorio di sindaco di un piccolo comune, sulle scelte del Governo nazionale e della Giunta regionale?
«Sono scelte molto difficili che trovano la popolazione impreparata di fronte a eventi della natura che la scienza e la tecnologia non riesce a domare, mettendo a nudo l’ineluttabile fragilità dell’uomo e il fatto che per l’immortalità su questa terra c’è ancora da aspettare. La situazione attuale evidenzia un atteggiamento di non accettazione della situazione, di ribellione, di superamento della contingenza. Mentre nella prima fase il Governo ha saputo rispondere con decisione di fronte allo smarrimento e alla paura dei cittadini, oggi le scelte sono frutto di mediazioni che non porteranno a mio avviso a una rapida soluzione del problema. La Giunta regionale si dovrebbe preoccupare di organizzare al meglio gli uffici della ASL e di dotarli di personale per i tracciamenti e per snellire la burocrazia, che anche in questo caso è soffocante e crea mille problemi soprattutto a chi è malato. Ho notato poca lungimiranza e troppa inerzia nell’azione della Regione, in specie nel non aver fatto nulla nei tempi dovuti per attrezzare gli ospedali in previsione di quello che oggi è accaduto. Le vicende dell’ospedale di Spoleto ne sono una testimonianza. Non sono stati dati sufficienti mezzi e risorse ai presidi sanitari territoriali che sono la base per una buona sanità, il contatto diretto fra i cittadini e i medici. Un esempio: la nostra Casa della Salute che, anche a seguito di visite da parte dei dirigenti della sanità regionale, ad oggi non ha avuto alcun sostegno».
Questa crisi ha messo in evidenza la solitudine di chi deve prendere decisioni che riguardano la collettività e l’equilibrio tra interessi diversi e spesso in conflitto. A me pare che l’evaporazione dei partiti politici ha messo chi ha responsabilità di governo in una contraddizione senza uscita: da un lato hai molto più potere di prima, dall’altro non hai nessuno che ti sostenga. Non mi riferisco tanto al consenso, quanto proprio alla comprensione delle cose: la conoscenza del territorio, la valutazione degli interessi in gioco, la costruzione delle decisioni. Una volta c’erano, con tutti i loro limiti, i partiti: si arrivava faticosamente ad una scelta, ma era l’esito di una discussione sui pro e i contro; era già, in un certo senso, la scelta di tutti. Adesso un sindaco può contare su qual tanto o poco di apparato tecnico-burocratico e sulla sua cultura personale, se ce l’ha. Che ne pensi ? A questo proposito, ti aspetti qualcosa dall’imminente Congresso regionale del Pd?
«Non c’è dubbio: i partiti che avevano come propria identità i valori della solidarietà, della giustizia sociale, dell’equità economica, della dignità delle persone, del rispetto dei diversi, dell’ecologia, sono evaporati, dissolti nell’indifferenza sociale. E al loro posto si è affermato un consumismo che ormai coinvolge tutti i settori sociali, che chiedono risultati immediati a proprio favore, annullando ogni progetto a lungo termine. E’ vero, questi ultimi sono stati anni di solitudine, segnati dall’assenza della politica fatta di analisi dei problemi, di proposte, di condivisone ma anche e soprattutto di visioni su come creare la società del futuro. Il dibattito politico si è impoverito, quasi annullato, e si è andati avanti seguendo le fazioni di Tizio o Caio, molto spesso vuote di contenuti. Fino a due anni fa ci si sosteneva e aiutava fra sindaci, anche di diverso colore; si era instaurato un colloquio che ci permetteva comunque di fare delle scelte condivise o per lo meno mediate. Oggi anche questo è finito, le Amministrazioni comunali guardano al proprio ombelico senza una visione larga, una visione territoriale (ricordo l’area vasta), nel costante impoverimento di questa parte dell’Umbria, frutto a sua volta di straordinarie debolezze politiche. Mi auguro che al prossimo congresso del Pd non si parli di persone ma di idee. Le persone devono essere capaci di rappresentare le idee collettive».
Da sindaco di Trevi, fai parte da tempo di associazioni ed Enti sovracomunali, a partire dalla VUS. Come ha inciso, in questi orgamismi, il cambio di maggioranza (dal centrosinistra alla destra) che c’è stato negli anni più recenti?
«Il passaggio di mano di alcune (termine riduttivo !!) amministrazioni comunali dalla sinistra alla destra ha influenzato pesantemente gli assetti amministrativi. C’è stato un incredibile ritorno al passato, fatto di conquista di posti di potere, se così vogliamo definirli. I nuovi amministratori si sono preoccupati di occupare posizioni, di sedersi sulle sedie, di dispensare marchette, senza preoccuparsi minimamente dei programmi, degli indirizzi da dare ai vari enti, senza obiettivi che tenessero conto delle diverse situazioni, anche gravi, degli enti che andavano a governare: una modalità da vecchia e stantia politica che pensavo fosse finita. Nella mia esperienza degli anni precedenti ci si sedeva intorno a un tavolo, maggioranza e opposizioni, e si individuavano le persone più adatte mantenendo un equilibrio fra maggioranza e opposizione nel rispetto delle regole democratiche. Potrei fare molti esempi, uno fra tutto l’elezione della Tesei, allora sindaco di Montefalco, nel cda del Consorzio della Bonifica Umbra. Oggi tutto questo è stato spazzato via nell’arroganza di un potere senza autorità e competenza. Un esempio è l’elezione del cda della VUS, che il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini, ha preteso, sostenuto e voluto, adottando i criteri dello spoil system, anche se il precedente CdA era stato eletto da appena un anno e mezzo: una scelta che la Cassazione, con sentenza n.21495, ha giudicato inammissibile. Un cambiamento, votato da tutti i comuni di destra ad eccezione di Montefalco e Spoleto, che ha interrotto un processo di reale cambiamento della VUS, per riportarla nell’alveo delle clientele politiche».