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Nessuno resta indietro?

Luca Severini e Lorenzo Massini commentano il nuovo regolamento di polizia urbana, concentrandosi in particolar modo sulle disposizioni anti-accatonaggio e bivacco che sottendono una tendenza mista, di ostilità e timore, nei confronti della povertà e della diversità.

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A cura di Luca Severini e Lorenzo Massini

(In foto: Il flashmob “Io non ci sto”, in Piazza, ottobre 2019. Foto di Marica Remoli)


L’approvazione del nuovo Regolamento di Polizia Urbana è avvenuto qualche giorno fa. Si potrebbe dire che in questo periodo di pandemia ci sarebbero molte cose più importanti a cui pensare, ma dopo l’entusiasmo con cui è stata annunciata l’accensione delle luminarie natalizie non c’è da meravigliarsi. Un ottimo tempismo. Quale modo migliore per riconquistare la fiducia dei propri elettori in un momento di difficoltà come questo se non un provvedimento securitario? Quale modo migliore per distogliere l’attenzione dalla crisi economica e sanitaria se non riscaldare i cuori di chi vede degrado e pericolo in ogni angolo della città? Il nuovo Regolamento accresce il novero di quei comportamenti da considerare degradanti per la città e quindi illegali. In particolare, i temi più interessanti da affrontare sono: l’accattonaggio, il bivacco e gli artisti di strada. Per quanto riguarda questo ultimo argomento, dopo che buona parte della città si è dimostrata contraria, il sindaco ha annunciato che si modificherà il divieto di svolgere questo tipo di performance in una forma che deve essere ancora comunicata. Le aspettative sono basse. È abbastanza semplice svelare l’impalcatura ideologica che sorregge tale provvedimento: chi fa accattonaggio viene considerato come un membro non attivo della società perché non lavora, non produce e non consuma. La povertà infastidisce e spaventa perché mette in luce tutte le contraddizioni della realtà che viviamo giornalmente: ma, per dirla con Rodari, la povertà non va nascosta, va abolita. Il serio lavoratore che produce e consuma attivamente considera l’accattone come causa del suo stesso male. La povertà, quindi, non appare come un problema collettivo da affrontare con politiche sociali, ma come una colpa individuale di chi non ha voluto adeguarsi al sistema vigente. Sistema che, come vediamo ogni giorno, si impegna con sempre maggior zelo a nascondere tutte le contraddizioni e le disuguaglianze che produce. L’articolo sul bivacco prosegue sulla stessa scia. Citando testualmente: “è vietato bivaccare, accamparsi, ovvero approntare ripari di fortuna, dimorare in tende, veicoli o baracche.” Chiaro esempio di ostilità verso i senzatetto, di cui alcuni sono stati già allontanati dalla città attraverso il DASPO cittadino. Il loro crimine è quello di non possedere una casa e per questo non possono trovare riparo vicino a quelli che invece una casa ce l’hanno. È lo scenario a cui si riferisce il sociologo Bauman quando parla di mixofobia, il quale vede come causa dell’architettura ostile e divisiva la tendenza a tenere lontano dalle proprie vite i poveri, le minoranze e tutto ciò che si identifica come diverso da noi. Addirittura, è illegale dormire nella propria macchina. Pensate a chi ha perso il lavoro per colpa del Covid e non può più permettersi un affitto. Quando vediamo una persona che chiede elemosina o un senzatetto che dorme per strada tutti noi proviamo quel senso di colpa che nasce dal non riuscire a spiegare cosa c’è di diverso tra noi e loro, perché noi siamo così fortunati da avere una vita agiata e loro no? Ebbene un vero motivo non c’è, o meglio il motivo è proprio che noi siamo stati fortunati. In molte persone questo senso di colpa spesso si trasforma in paura o odio, gli ricorda che vivono in un mondo infame e capitalista e che anche loro possono fare la stessa fine. Il regolamento all’art.18, comma 2, punto E sancisce come violazione punibile l’atto di: “esercitare l’accattonaggio con modalità moleste, manifestate da un fisico impedimento, dall’intralcio alla circolazione a veicolare e pedonale o dalla obbiettiva compulsione psicologica della libertà altrui”. Questo punto, oltre ad avere un significato dubbio nelle ultime sei parole, sancisce l’istituzionalizzazione della repulsione per i poveri. Il semplice fatto di pensare che il contatto ravvicinato con una persona che chiede elemosina possa provocare una compulsione psicologica prova che quel senso di colpa di cui si parlava prima è diventato un sentimento misto tra paura, odio e ribrezzo. Lo stesso sentimento che si potrebbe provare alla vista di qualcosa di ripugnante e nauseabondo. Bisogna anche far notare che tali provvedimenti vengono presi nel bel mezzo dell’ennesima crisi economica, che, come spesso accade, aumenta la forbice tra chi ha tanto e chi non ha niente.

(In foto: I parcheggi abusivi in Piazza Spada. Foto di Pietro e Francesca Romana Felici)

Purtroppo, buona parte di questo Regolamento è ripreso da quello del 2016 della precedente amministrazione, condividono la stessa l’impostazione di fondo e quindi gli stessi errori. Il reato di “accattonaggio molesto” è stato reintrodotto nel Codice penale dai decreti sicurezza di Salvini con l’art. 669 bis del CP, è da notare come questo abbia praticamente le stesse parole dell’art.670 del CP risalente al 1930 poi stato abrogato nel 1994.Il DECRETO-LEGGE 20 febbraio 2017, n. 14 citato dal Regolamento regola la gestione della sicurezza urbana a livello nazionale e l’art.4 del suddetto Decreto definisce la sicurezza urbana come un fine da perseguire, tra le altre cose, attraverso “l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, […] la promozione del rispetto della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile”. Ora appare ovvio come queste misure sopra citate siano in piena contraddizione con i principi stabiliti dal Decreto e, nonostante il sindaco di Foligno abbia condotto la sua campagna elettorale all’insegna del “nessuno resta indietro”, l’applicazione del DASPO urbano e la questione TARI dello scorso anno, unite all’approvazione del nuovo Regolamento di Polizia Urbana dimostrano invece un insopportabile accanimento verso le fasce più deboli della popolazione. Alla faccia dello spirito natalizio.

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