
Una riconversione (im-)possibile?
#DOSSIER #LAVORO #AEROSPAZIO
Di Diego Mattioli
In foto: uno degli aerei privati presenti all’aeroporto di Foligno
Anticipare il cambiamento, leggere i trend, cogliere le nuove sfide del mercato puntando su ricerca ed innovazione. I driver della competitività sono ben noti ma quanto è facile declinarli in strategie, piani industriali ed investimenti strategici? ed ancora: qual è il livello al quale tali scelte dovrebbero essere operate? governativo, di comparto, territoriale o aziendale? Se come si è detto, il comparto aerospazio per il territorio folignate ha rappresentato un asset fondamentale per la tenuta economica e sociale negli anni post 2008, ora la crisi del settore aerospaziale rischia di essere una reale emergenza per il territorio.
Se è vero che siamo davanti una crisi strutturale del settore dell’aereonautica civile, le grandi aziende del nostro territorio sono di fronte ad un momento esiziale nel quale la tenuta stessa del nostro territorio dipende dalla loro capacità di gestire gli impatti della crisi ma, ancor più, di riconvertire parte delle proprie linee di prodotto e dei propri mercati di riferimento. Riconversione, questa la parola che gira in questi mesi.
Affrontare il tema della riconversione è senza dubbio complesso e non esistono risposte né facili né tantomeno univoche. Nell’interessante intervista che ospitiamo in questo numero il CEO di UMBRAGROUB Antonio Baldaccini parla di questo tema individuando fondamentalmente tre principali linee di riconversione possibile, caratterizzate da tempistiche e complessità estremamente differenti.
Il primo potenziale ambito è il comparto spaziale e nello specifico la produzione di sistemi per satelliti scientifici e infrastrutture spaziali. Questo ambito rappresenta senza alcun dubbio, nel medio termine, il campo primario di interesse. E’ un ambito nel quale le tecnologie sono mature, i canali di fornitura strutturati, i processi industriali in essere. Non si tratterebbe quindi di una reale riconversione ma di un parziale riposizionamento per compensare la perdita di quote di mercato.
Il secondo scenario è rappresentato dall’elettrico, sia applicato al settore aerospaziale che automotive. Questo è certamente un mercato in partenza, in cui grandi investimenti sono stati fatti nel passato decennio e sul quale i player mondiali stanno puntando con decisione. Per le aziende del nostro tessuto produttivo la parziale riconversione verso linee di prodotto per il settore dell’elettrico rappresenta senza dubbio un’opportunità ma anche una sfida importante. Significa investire in innovazione di prodotto, riconversione di linee industriali, riqualificazione del personale, ingresso in nuovi segmenti di mercato con logiche parzialmente differenti. Al contempo significa entrare in un settore con prospettive di crescita importanti e concrete sin da subito, perché supportato da importanti investimenti che saranno nell’immediato resi disponibili sia da Next Generation Fund che dalla prossima programmazione dei Fondi Strutturali Europei per il settennato 2021-2027, oltre che dalle risorse gestite direttamente dalla Commissione Europea con i programmi comunitari per Innovazione e Sviluppo Tecnologico (Horizon Europe, LIFE, etc)
La terza e più affascinante prospettiva è rappresentata dal settore dell’idrogeno. Molte regioni italiane, soprattutto nel nord del paese, stanno guardando all’idrogeno come prossima frontiera di sviluppo. La regione Piemonte, ad esempio, ha inserito tra le proprie proposte per l’allocazione delle risorse del Recovery Fund il progetto denominato Valle dell’idrogeno (Hydrogen Valley), con una dotazione potenziale compresa tra i 130 e i 150 milioni. La proposta in realtà si inserisce nel quadro del Piano Nazionale sull’idrogeno e prova a definire un percorso per accelerare lo sviluppo delle tecnologie basate sull’idrogeno nel settore della mobilità, rispondendo così a due esigenze. L’obiettivo è supportare la competitività del sistema industriale, dall’automotive all’aerospazio, che vede nelle tecnologie dell’idrogeno (fuel cells) un’opportunità molto rilevante. L’idea è di creare una filiera dell’idrogeno, a partire dal trasporto pubblico, con un parco tecnologico per la ricerca.
Senza dubbio l’idrogeno rappresenta la prospettiva più affascinante e promettente, ma al contempo più incerta e a lungo termine, nella quale gli investimenti devono essere sistemici e i cui frutti saranno raccolti in una prospettiva non immediata.
Se dunque si analizzano i tre ambiti di riconversione possibili, ci si rende conto che i livelli di scelta cambiano sensibilmente. È infatti chiaro come il livello decisionale, si sposti progressivamente dal singolo contesto industriale al sistema di sviluppo economico territoriale nel suo insieme. Non è possibile infatti pensare che la singola realtà industriale si muova verso frontiere come quella dell’idrogeno senza ripensate l’intero ecosistema territoriale inteso come sistema complesso tra istituzione, mondo della ricerca, tessuto produttivo e società.
Questa è oggi la sfida, ripensare completamente il modello di sviluppo economico del nostro territorio facendo sistema tra pubblico e privato.
C’è bisogno che coloro i quali, a livello comunale e regionale, dettano le linee di sviluppo, impostano politiche ed orientano risorse si confrontino con l’industria, il sistema della ricerca e la società civile. C’è bisogno che chi governa il territorio si assuma la responsabilità di guidare il cambiamento e non esserne spettatore inconsapevole.
In altre parole c’è bisogno che la politica assuma il proprio ruolo di garante dello sviluppo delle comunità locali garantendo coesione sociale, benessere economico, sostenibilità ambientale, inserendo cioè categorie non economiche nelle scelte di sviluppo industriale, categorie che non possono essere demandate alle scelte imprenditoriali.
Focus
Il Piemonte, e in particolare l’area circostante la città di Torino, ospita un importante polo aerospaziale con oltre 10.000 addetti distribuiti su 6 grandi aziende ed oltre 400 PMI, 3 atenei e 3 Centri di ricerca in grado di offrire un contributo scientifico a livelli di eccellenza internazionale che sviluppano un fatturato complessivo superiore agli 1.8 miliardi di euro. Le specializzazioni tecnico-produttive delle imprese che compongono il polo aerospaziale piemontese, sia nel comparto manifatturiero sia in quello dei servizi tecnici, sono tali da poter rispondere ad ampio spettro alla domanda dei molteplici segmenti del mercato aeronautico e spaziale.
A valle della filiera operano alcune grandi aziende e unità produttive di importanti imprese e gruppi industriali, leader nazionali ampiamente noti a livello internazionale, come Thales-Alenia Space, Alenia Aeronautica, Avio, Selex Galileo, Microtecnica e ALTEC SpA. Ad esse fanno capo lo sviluppo e la produzione di sistemi avionici ed elettrottici, di radar ed elettrobersagli, di simulatori di volo, di propulsori spaziali, di sistemi per satelliti scientifici e infrastrutture spaziali, di moduli per propulsori aeronautici, di velivoli o di segmenti di velivoli: i loro impieghi vanno dal trasporto civile alle applicazioni scientifiche, dalle telecomunicazioni alla difesa.
A monte della filiera opera, infine, un insieme cospicuo di aziende, piccole e medie imprese di subfornitura, che dispongono di tecnologie e processi produttivi compatibili con gli standard tecnici (di qualità, di precisione, di capacità nel trattare materiali speciali ecc.) richiesti dall’industria aerospaziale.
Queste aziende producono parti o eseguono particolari lavorazioni. Completano la filiera industriale le imprese che affiancano la produzione manifatturiera con la fornitura di servizi tecnico-industriali, che vanno dalla progettazione alla modellazione, dal design industriale al calcolo strutturale, ma includono anche la produzione di software specializzati, l’esecuzione di test e di prove di laboratorio.