
#CITTÀ #CENTROEPERIFERIE #CITTÀINVISIBILE
Di Vincenzo Falasca
(In foto: La demolizione della casetta blu di Prato Smeraldo)
C’è qualcosa di odioso e contemporaneamente crudele nella vicenda della “Casetta Blu” di via Mameli, di cui i lettori di Sedicigiugno conoscono l’antefatto (Nel verde, dipinta di blu, n.12, ottobre 2020)
Chiunque abbia frequentato o semplicemente attraversato il quartiere avrà avuto modo di fiancheggiare quella che originariamente, oltre 40 anni fa, era la sede di vendita della nuova lottizzazione di “Prato Smeraldo”, abbandonata con il fallimento dell’impresa costruttrice, testimonianza per alcuni anni della incompletezza dell’intervento urbanistico, insieme alla cosiddetta “buca”, sede delle fondazioni di un complesso edilizio mai realizzato e ancora lì, in attesa di un progetto di recupero.
Dopo l’abbandono fu il momento dell’acquisizione da parte del Comune, con vicende alterne che, nel corso dei decenni, la hanno vista sede di associazioni, della Circoscrizione, di attività pomeridiane di supporto per bambini e dell’animazione estiva comunale.Questo fino all’ottobre del 2019 quando, anche a causa delle frequenti incursioni di ladri e vandali, la cooperativa La Locomotiva scelse di ridurre la propria attività al solo aiuto compiti spostandola all’interno dell’attigua scuola elementare,.
Nel corso degli anni, infatti, la struttura aveva più volte subito ripetuti danneggiamenti e violazioni, che avevano perlopiù indignato i residenti della zona, senza tradursi in organica manutenzione. A cavallo tra il 2017 ed il 2018 alcuni importanti interventi nella zona circostante, come l’installazione di telecamere di sorveglianza nel vicino plesso scolastico o il ripristino dell’illuminazione attorno alla pista polivalente, avevano fatto immaginare un futuro diverso, che infatti si materializzò nella costituzione di un comitato di quartiere e simbolicamente In una bella e partecipata iniziativa organizzata dall’associazione Daje.Foligno: una intera giornata dedicata ai bambini, con pic-nic nel parco, una iniziativa sulla “gestione condivisa dei beni pubblici”, cena alla brace e cinema all’aperto. Il tutto accompagnato dalla pulizia del parco e da alcune opere di manutenzione della casetta e dell’area circostante ad opera e spese dei cittadini della zona.
Proprio in quella occasione venne lanciata l’idea di un recupero degli spazi inutilizzati sia della casetta blu che dell’altra grande struttura non utilizzata, presente nelle immediate vicinanze e di proprietà della ASL.
Le attenzioni si concentrarono in particolare su quest’ultima che, completamente inutilizzata, rischiava di essere definitivamente danneggiata da continue scorribande e gravi vandalismi, compreso un incendio.
Venne presentata all’allora Giunta Mismetti una proposta di acquisizione e riuso finalizzato alla convivenza di una serie di associazioni, corredata da una valutazione dei costi di ripristino che sarebbero stati sostenuti dalle associazioni stesse. L’Amministrazione si disse impossibilitata all’acquisizione dalla ASL perché la struttura risultava incompatibile con il Piano Regolatore e in conflitto con quanto previsto per la viabilità alternativa al passaggio a livello di via Mameli. Addirittura venne dichiarata l’impossibilità di recintare la struttura per evitare che i bambini potessero ferirsi, in quanto proprietà di un soggetto diverso dall’Amministrazione. Si concordò allora con la ASL un bando per la cessione gratuita della struttura ad associazioni che se ne fossero prese in carico il trasferimento, ma anche in quel caso non si riuscì a giungere ad alcuna conclusione. Il cambio di Amministrazione comportò poi l’interruzione di questi tentativi di riutilizzo che vennero definitivamente stroncati dalla repentina demolizione a spese del Comune di Foligno, nel gennaio 2020. Resta ancora poco chiaro a che titolo e con quali provvedimenti si sia potuta demolire, a spese dei cittadini di Foligno, una struttura proprietà di altri.
Nel frattempo, ad ottobre del 2019, la casetta blu veniva lasciata dalla Locomotiva iniziando un analogo percorso di abbandono e danneggiamento che sembrava prefigurare una sorte simile a quella della consorella. L’insorgere dell’emergenza COVID determinò, poco dopo, la completa interruzione delle attività del Comitato di quartiere fino alla ripresa dell’anno scolastico, quando alcuni genitori incontrandosi fuori dalla scuola insieme ad altri residenti e ad alcuni commercianti della zona ricominciarono a progettare e pianificare iniziative per il rilancio delle attività. A loro si affiancò il Circolo ARCI Subasio che si trova a poche centinaia di metri dalla pista polivalente e della casetta, che si fece promotore dell’elaborazione di un progetto di riuso di questi spazi a proprie spese e ad opera di varie associazioni, attraverso attività ricreative, formative e culturali che avrebbero potuto rendere vissuti e quindi controllati gli spazi. Per raccogliere proposte e per iniziare a presentare il progetto venne organizzata il 15 novembre di quest’anno una bella iniziativa di ripulitura del Parco che, vista la partecipazione di oltre cinquanta persone, si estese a molte delle vie circostanti. L’entusiasmo e la risposta del quartiere fu tale che per giorni e giorni tutte le testate giornalistiche online e cartacee riportarono questa iniziativa e le proposte di riuso presentate. Gli stessi organizzatori, ulteriormente motivati dalla risposta dei cittadini, decisero di dedicare un maggiore sforzo progettuale, più puntuale e dettagliato, da presentare all’Amministrazione comunale all’inizio del nuovo anno.

(In foto: l’iniziativa del 15 novembre per pulire il parco)
Questo attivismo deve però aver disturbato qualcuno perché come un fulmine a ciel sereno il 22 dicembre viene annunciata in pompa magna la demolizione anche di questa struttura, a seguito di una determinazione dirigenziale del 15 dicembre. Si tenta, senza risultato, di contattare l’Assessore competente, Riccardo Meloni. Il Dirigente dell’Area Lavori Pubblici, raggiunto telefonicamente lo stesso giorno, dichiara che l’intervento verrà avviato ad anno nuovo, “tra 15-20 giorni”. Abbastanza per potersi confrontare con l’Amministrazione, pensano quelli del comitato, che si mobilita con comunicati stampa e raccolta firme per interrompere le operazioni di smantellamento. La notizia viene rilanciata con grande enfasi dai giornali e dai social.
Sorprendentemente la mattina del 23, cioè il giorno dopo, la ditta incaricata della demolizione si presenta in cantiere ed inizia i lavori, sotto una pioggia battente ed il vento sferzante che tutti ricorderanno aver caratterizzato quei giorni. Ma questa volta tutti manifestano una imprevedibile solerzia ed efficienza.
Chiarimenti vengono anche chiesti dalle minoranze in Consiglio Comunale nel silenzio e nell’indifferenza totale della Giunta, mentre sui social media parte una offensiva contro chi chiede la sospensione dei lavori, con ricostruzioni tanto catastrofiche quanto poco rispondenti al vero, che la presentano come una struttura abbandonata da anni e anni fino ad essere altamente pericolosa per la salute pubblica per la presenza di materiali tossici e amianto all’interno e all’esterno (ricordiamo che fino all’estate 2019 aveva ospitato il campus comunale ed altre iniziative per bambini), passando per il racconto di attività di spaccio degne del Bronx.
L’amianto alla fine salta fuori, non previsto, come testimoniano le iniziali attività realizzate senza alcuna accortezza da parte della ditta incaricata, l’assenza di alcuna pratica per lo smaltimento dell’amianto e una determina del 29 dicembre, a lavori di demolizione e smaltimento avanzati, che autorizza l’incremento di spesa ed il subappalto a specifica ditta.
Ora la casetta non c’è più. Demolita in tempi da record a cavallo del Natale, tanto che non hanno nemmeno fatto in tempo a mettere il cartello di cantiere, dal quale si sarebbe potuto evincere la tipologia di lavori e la pratica edilizia, della quale non risulta così alcuna traccia. Sulla base di una determina del dirigente fatta dieci giorni prima. In assenza di alcuna delibera di Giunta, prevista sia per la demolizione di un bene pubblico sia per l’appostamento delle cifre necessarie. Senza alcuna relazione che ne motivasse l’abbattimento. Senza alcuna interazione con i residenti del quartiere. Senza alcuna proposta alternativa.
Ora, finalmente, i tanti che godevano all’idea che venisse annichilita e umiliata la mobilitazione di alcuni cittadini, banalmente ed erroneamente considerati “tutti rosci” e quindi nemici, sono stati soddisfatti.
Ciò che più fa male è la miopia e forse la cattiveria di una Amministrazione che così ha offeso e mortificato una partecipazione e una progettualità diffusa, una risorsa che avrebbe potuto attivare dinamiche positive per tutti, in un quartiere che ora ha perso l’unica struttura pubblica, per quanto fatiscente, che possedeva e attorno alla quale qualcosa iniziava a muoversi.
E tutto questo per cosa? E tutto questo contro chi? A chi fa paura la partecipazione?