
#CULTURA #LETTURE
A cura di Marco Parlato
Questo nuovo anno comincia con una scoperta, gli aspiranti poeti la chiamerebbero epifania, senza accorgersi che avere un’epifania a inizio anno è una trovata comica involontaria – d’altra parte sono aspiranti poeti, sì, ma da strapazzo.
E però prima della scoperta c’è un preambolo: quando leggo, i refusi mi distraggono al punto che dimentico ciò che sto leggendo. Sono un lettore debole, abbiate pazienza!, alla prima storpiatura mi cascano le braccia, e di conseguenza il giornale, o libro che sia, che avevo tra le mani.
Figuratevi che una volta decisi di scrivere a un editore, del quale avevo letto diversi volumi, ognuno pieno di refusi. Li elencai tutti alla redazione, indicando titolo dell’opera, numero di pagina e di riga. Dopo ciò, complimentandomi per la fattura dei volumi (mentivo), e dispiacendomi per come venisse rovinata dalla poca attenzione per i testi (mentivo ancora), mi proposi come correttore di bozze; figura della quale avevano palesemente bisogno.
L’editore mi offrì due volumi in omaggio, per scusarsi.
Non è importante ora la conclusione della storia (se vi interessa come andò a finire… chiedetemelo!); tuttavia l’offerta dei volumi in omaggio si avvicina alla scoperta che vorrei svelarvi.
In tanti anni ho letto centinaia di articoli di quotidiani, settimanali, mensili, bimensili e bimestrali, e migliaia di pagine di libri, e ogni volta davanti a un refuso mi sono distratto, ho interrotto la lettura, e prima di continuare ho dovuto rileggere, in alcuni casi ho segnalato il refuso, quasi sempre ci ho pensato per tutto il giorno, e ancora oggi ricordo gli errori, che non sono solo di stampa. Ricordo le inesattezze storiche, tecniche, le etimologie fantasiose; ricordo una scrittrice confondere il finale del romanzo con il finale del film tratto dal romanzo; e ancora Pascoli confuso con Carducci; confini geografici stravolti; H. P. Lovecraft scritto nei modi più strampalati; Berlinguer morto prima del rapimento Moro (quest’ultima è freschissima).
Per anni i miei occhi hanno lavorato gratis al posto di altri, pagando persino un lavoro non fatto. Lavoro che non esiste nemmeno più. D’altra parte i giornali hanno formati digitali e persino blog, dove gli articolisti danno il loro peggio.
A segnalare i refusi saranno i lettori, inconsapevoli correttori di bozze gratis, potenzialmente infiniti, e allo stesso tempo acquirenti. Un affare.
A fronte di questa scoperta, capirete che quando sento parlare di qualità inarrivabile delle testate nazionali, autorevolezza, fattura ammirabile, il grande passato, la tradizione, insomma, mi vengono in mente una serqua di paroline alternative, che preferisco tenere per me, ma tutte scritte correttamente.
Per scrivere al Culturista: ilculturistafoligno@gmail.com