
#POLITICA
A cura di Matteo Bartoli
In foto: Elia Sigismondi
Intervistiamo Elia Sigismondi ex assessore al bilancio nel mandato Mismetti, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale e primo degli eletti per numero di preferenze nel 2019.
Non possiamo che iniziare dalla gravissima situazione pandemica regionale. Questa volta il nostro territorio è pesantemente colpito con numerose implicazioni e ricadute sul piano anzitutto umano poi anche sociale ed economico. Vuoi esprimere un giudizio?
La situazione come hai detto è molto grave ed è frutto dell’incapacità della Giunta Regionale e delle forze di maggioranza che la sostengono di governare la Regione Umbria.
La gestione dell’emergenza sanitaria che stiamo attraversando è disastrosa, dopo un anno ci ritroviamo con i reparti di terapia intensiva ormai al collasso, le strutture ospedaliere e gli operatori sanitari abbandonati al loro destino, carenze di organico tali da arrivare a chiedere il personale in prestito ad altre Regioni limitrofe, grande scollamento con la medicina del territorio.
Non si pianifica, non si programma, si vive alla giornata, sperando evidentemente che le cose si sistemino da sole, confidando nell’arte dell’arrangiarsi degli umbri. La situazione è talmente seria che i malati vengono precocemente dimessi dagli ospedali per liberare velocemente i posti letto, come evidenziato da Erika Pontini in un suo articolo pubblicato qualche giorno fa.
Io stento a credere che la nostra regione sia piombata in questo baratro, in passato infatti abbiamo sempre vantato un sistema sanitario sia territoriale che ospedaliero fra i migliori in Italia, seppur con alcuni limiti e problematiche. Ogni giorno raccolgo gli appelli del personale sanitario, che a mio giudizio è sempre più stanco, preoccupato e disorientato, vista l’assenza di un valido timoniere per guidare il ns. territorio fuori da questa tremenda situazione.
Nonostante ciò, le forze di maggioranza a livello regionale hanno in questo ultimo anno sempre ignorato gli appelli, le proposte ed i suggerimenti che provenivano dai banchi della minoranza in Consiglio Regionale. Tale arroganza ha condotto la nostra Regione in un periodo buio, ma molti cittadini per fortuna si stanno accorgendo che non c’è un governo regionale e la situazione è ormai fuori controllo.
Sul piano locale l’opinione della coalizione di centro sinistra viene sistematicamente derisa dalla maggioranza, che ha sempre respinto ogni nostra proposta sia per la gestione dell’emergenza sanitaria, che per fronteggiare le negative conseguenze sul tessuto economico e sociale.
Questa è un’amministrazione lontana dai problemi delle famiglie e delle imprese, con un Sindaco che in questi mesi non è stato capace di porgere una sola parola di conforto alla città. Stanno nell’empireo, governando la terza città dell’Umbria con i selfie ed i post su Facebook, occupandosi quasi sempre di questioni secondarie. Recentemente perfino il presidente di Confcommercio Foligno Aldo Amoni, seppur molto vicino alla giunta folignate, è stato costretto ad un accorato appello vista la grave situazione in cui si trova il settore del terziario, esprimendo pesanti critiche verso l’operato di chi ci ha portato in questa situazione.
Nei giorni scorsi la coalizione di centro sinistra ha inviato un comunicato stampa sulla chiusura delle scuole, frutto dell’ordinanza sindacale, pensando unicamente alle necessità educative, formative e sociali dei ragazzi, nonché alle difficoltà delle famiglie che non sanno come organizzarsi e che sono state lasciate sole dalle istituzioni locali e regionali. Tale comunicato è stato riportato anche nel Consiglio Comunale del 04 Febbraio u.s. durante la fase delle comunicazioni. Risultato? Siamo stati derisi e mortificati dal Sindaco.
Si chiudono le scuole di ogni ordine e grado ma in giro c’è l’anarchia più assoluta.
A Foligno si notano continui assembramenti, gente che gira senza mascherina: ma siamo sicuri che l’amministrazione comunale abbia proprio esperito ogni tentativo utilizzando le sue prerogative per porre fine a questo scempio? La risposta è NO. Foligno purtroppo non è governata, i controlli non ci sono, sta diventando la città dei prepotenti e degli incoscienti. Durante il periodo natalizio in centro storico c’era una ressa incredibile, talmente fuori luogo che erano preoccupati persino gli stessi esercenti, impegnati nel salvare il salvabile di un anno nero per il commercio.
Eppure è stato un anno in cui sia i sindacati sia le forze di opposizione regionale hanno incessantemente chiesto assunzioni di medici e implementazioni di nuove terapie intensive. Ora è uscita anche la nota pesante di Zaffini di FDI e quella più edulcorata di Prisco, Squarta e Pace sempre di FDI. Cosa pensi? Ci saranno problemi che si ripercuoteranno anche a Foligno?
Per quanto riguarda la nota di Zaffini se serve a regolare i conti e a dare un assessore regionale a FDI è un conto, se c’è invece un documento che parla degli interessi degli umbri è un altro. Vedendo quello che accade nei territori, propendo per la prima opzione.
Per quel che riguarda Foligno, se devo rispondere basandomi su quello che accade in consiglio comunale, io vedo il partito ed il gruppo consiliare folignati di Fratelli d’Italia appiattiti sulle posizioni del sindaco e della Lega. E’ possibile che ci sia qualche borbottio, ma per il momento non è sfociato in nulla di concreto.
Infatti al di là della proposta di conferire la cittadinanza onoraria alla caserma io non ho visto niente di significativo dal punto di vista dei contenuti e della proposta politica nell’interesse della città. Avrebbero avuto la possibilità di distinguersi sulla mozione della Orte-Falconara, invece hanno bocciato la mozione della coalizione di centro sinistra, che andava in parte nella stessa direzione di una proposta avanzata da un consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, approvando quella della Lega.
Insomma: è difficile immaginare di vederli competitivi con la Lega se in un anno e mezzo non hanno mai espresso una opinione difforme.
Uno per marcare la differenza non deve per forza elaborare dei documenti bellicosi come l’ultimo di Zaffini, ma può per esempio votare una proposta della minoranza importante per la città o più semplicemente elaborare e proporre proprie idee e progettualità per lo sviluppo di Foligno.
Oltre alle perplessità sulla Orte-Falconara sembra esserci un po’ di silenzio su tutto il ferroviario folignate. Sulle ex OGR ci sono state delle commissioni consiliari. Raccontacele.
La richiesta di convocazione è ovviamente venuta dal centrosinistra, che aveva raccolto le istanze di alcuni lavoratori del sito folignate. La prima seduta è stata decisamente “fantozziana”, vista l’assenza dei sindacati. La seconda è stata organizzata in maniera più attenta dal coordinatore e grazie anche al contributo delle sigle sindacali, ci si è presi l’impegno di lavorare per lo sviluppo dell’impianto folignate. Le Officine Manutenzioni Cicliche rappresentano parte della storia della nostra città e costituiscono una realtà strategica per tutto il tessuto economico e sociale folignate. Su questo per fortuna non è stato possibile chiudere gli occhi, ma non basterà sicuramente fare qualche passeggiata con il Senatore Pillon. La verità è che questa amministrazione sui grandi temi che attengono Foligno e che inevitabilmente ne disegneranno il ruolo nei prossimi trenta anni, è latitante.
In Consiglio Comunale il Sindaco ed autorevoli esponenti della maggioranza hanno sostenuto che, se la coalizione di centro sinistra propone di sventare il colpo di mano regionale sulla variante all’attuale tratta Foligno – Fabriano della Orte-Falconara, non si stiano facendo gli interessi della città, ma solo terrorismo, perché l’idea della variante non esiste. Peccato che la Presidente Tesei e l’Assessore Melasecche in più occasioni abbiano pubblicamente dichiarato di aver chiesto al Ministero delle Infrastrutture e ad R.F.I. uno studio di fattibilità della variante che da Branca scenda verso l’Aeroporto San Francesco per poi ricongiungersi all’attuale tracciato a Foligno, recentemente oggetto anche di una nota della Lega di Gubbio. In quella seduta noi abbiamo chiesto chiarezza e di iniziare a ragionare anche sul raddoppio della tratta Foligno – Terontola, partendo dalla Foligno – Perugia. Cosa ha fatto la maggioranza? E’ stata costretta a presentare una quasi identica mozione chiedendo l’urgenza, hanno bocciato quella presentata dal centro sinistra, nonostante nella loro non si facesse alcun cenno al raddoppio della Foligno – Perugia. Noi per coerenza le abbiamo votate tutte e due. Ma forse tutto questo non tradisce una semplice assenza di sensibilità istituzionale, quanto piuttosto un disinteresse alle partite strategiche della città, perché in realtà nelle rispettive forze politiche a livello regionale gli esponenti folignati non hanno alcun peso. Basti pensare che tra i banchi della maggioranza a Palazzo Cesaroni non siedono nostri concittadini.
Parlaci delle altre traiettorie strategiche del folignate.
Non si hanno notizie dello svincolo di Scopoli e della Variante sud, come sono avvolti dal più assoluto silenzio e mistero altre opere già finanziate come la nuova scuola elementare Santa Caterina ed il resto del polo scolastico del Foro Boario, ivi compreso la nuova palestra.
Io dubito che questa possa essere la ricetta per governare la terza città dell’Umbria in un contesto come questo.
Se non ci fosse stata la pandemia da Covid-19 l’attuale maggioranza avrebbe potuto mantenere il consenso cittadino grazie a quanto ereditato dalla Giunta Mismetti: un bilancio solido ed in equilibrio, molte opere già finanziate da cantierare, altre già in cantiere. Ma l’emergenza sanitaria e lo stravolgimento dell’organizzazione comunale fortemente voluta dall’attuale Giunta, con la conseguente fuga di molte professionalità in altri enti, hanno evidenziato in breve tempo che “il re è nudo”.
Nel Marzo scorso, in piena pandemia, la minoranza aveva proposto l’istituzione di un tavolo in cui riunire maggioranza e minoranza, le sigle sindacali, le associazioni di categoria, la Diocesi, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Foligno, affinché tutti questi soggetti si facessero carico della situazione grave in cui ci saremmo trovati. Il Sindaco ci rispose in Consiglio Comunale che al governo della città c’erano loro e che non erano necessarie “lezioni” da parte del centro sinistra. Il risultato di questo atteggiamento è sotto gli occhi di tutti ed i problemi del tessuto economico cittadino tra poco tempo saranno palesi. Io non sto parlando nell’interesse del mio partito ma nell’interesse di tutta la comunità folignate, se si continua in questa direzione non so cosa rimarrà di Foligno nel 2024, visto che questa amministrazione usa l’arroganza per celare la mancanza di preparazione ed autorevolezza nell’affrontare una situazione così grave.
Domani porteremo in aula una proposta per assumere personale a tempo determinato grazie alle previsioni della Legge di Bilancio 2021, al fine di potenziare l’organico del personale comunale che si occupa dell’iter burocratico delle pratiche relative al cosiddetto “Superbonus”. Ma ci doveva pensare il centro sinistra?
Hai detto che la prospettiva del 2024 è incerta per la maggioranza. Tu come capogruppo del più grande partito dell’opposizione ti starai invece chiedendo quale può essere invece la prospettiva dell’opposizione per cercare di mostrare ancor più i limiti di questa esperienza amministrativa e di conseguenza per costruire una alternativa politica. In questo senso, mettendo un po’ da parte la pandemia, come si sta lavorando?
Partirei da un’analisi. Il 2019 ci ha insegnato che i cittadini folignati hanno avuto più attenzione per le forze politiche che per le liste civiche. Il Partito Democratico di Foligno, nonostante le vicende giudiziarie di quella primavera, ha sorpreso tutti, anche gli alleati della coalizione, grazie al lavoro dell’amministrazione uscente e dei candidati. E’ evidente che si deve partire da questo insegnamento.
Il PD locale e regionale si stanno riorganizzando, ma la pandemia ha posticipato i tempi del congresso. Io penso che la politica debba sempre dare l’esempio ed avventurarsi oggi in un congresso regionale e locale non farebbe bene né al partito, né ai cittadini che ci guardano.
L’equilibrio nel frattempo trovato nel PD folignate e l’impegno del gruppo consiliare, coordinato con la coalizione di centro sinistra, hanno consentito dal 2021 di iniziare a costruire la proposta politica per la Foligno del futuro. Questo lavoro parte dalla necessità di ravvivare il rapporto con Foligno ed il suo territorio, con cui c’è sempre stato un dialogo costruttivo e bidirezionale, purtroppo spazzato via dall’onda demagogica del “salvinismo”, che in questi giorni sta compiendo l’ennesima inversione a “U”. Nel 2019 i folignati hanno compiuto un atto di fede, fidandosi delle sirene delle destre, dimenticando che, per i credenti come me, gli atti di fede si fanno in chiesa e non nelle cabine elettorali. La città ha dato per scontato il ventennale percorso di crescita intrapreso da Foligno dal punto di vista infrastrutturale, edilizio ed urbanistico, economico, sociale, culturale e sportivo. Si è pensato che fosse stato merito solo dei fondi arrivati nel ns. territorio dopo gli eventi sismici 1997, dimenticando le capacità della classe politica che ha governato la ns. città fino ad oggi. Amministratori che hanno dialogato con i cittadini, con le sigle sindacali, con le associazioni di categoria, l’associazionismo, ascoltandone le esigenze e stimolando il vivace tessuto economico e sociale cittadino, conferendo alla città una propria identità nel contesto regionale e nazionale.
Prima dell’ultima domanda sulla crisi di governo ti volevo far dire qualcosa sullo zuccherificio. Recentemente il centrosinistra ha fatto un’interrogazione all’assessore Cesaro sul tema, ne ha parlato nell’intervista del mese scorso anche David Fantauzzi.
Si, la nostra volontà è capire cosa ha intenzione di fare l’amministrazione Zuccarini. La Giunta Mismetti volle lasciare un percorso definito, volto a risolvere uno dei nodi urbanistici della città, stringendo un accordo con Coop Centro Italia. Il silenzio della maggioranza e la risposta leguleia degli esponenti della Giunta, temo nascondano l’intenzione non esplicitata, ma confermata da insistenti e fondate voci di corridoio, di voler far saltare l’accordo.
Ho ascoltato molto attentamente le parole dell’assessore Cesaro, ma al di là dei tanti passaggi tecnici, non ho capito quale sia la strada che si intende percorrere, visto che ormai sono passati quasi 2 anni dall’insediamento. Se si è deciso di non andare avanti con le previsioni dell’accordo, che riguarda anche il futuro urbanistico dell’area dell’ex sansificio, si abbia il coraggio di dirlo chiaramente alla città.
Veniamo alla politica nazionale. Che opinione hai sulle scelte che hanno portato il paese alla crisi di governo? E che opinioni ti sei fatto sul mandato esplorativo a Draghi?
Ho un giudizio molto negativo sull’operato di Italia Viva. Ma più che di Italia Viva dovrei parlare di Matteo Renzi. Rosato, la Bellanova e gli altri esponenti non contano molto è evidente. Aprire una crisi al buio viste le grandi problematiche dal punto di vista sanitario, economico e sociale che attanagliano il nostro paese, le tappe scandite dall’Ue riguardo al Recovery Plan, è stato un atto di irresponsabilità politica nei confronti dell’Italia. Per carità, poi si può discutere molto sul Conte bis, ma c’è un limite a tutto, anche all’indecenza. Sicuramente era un esecutivo con alcuni dicasteri affidati a persone poco competenti, ma lascia basiti vedere un ex premier adottare un simile comportamento per i motivi che tutti immaginano. Gli italiani non sono mica ingenui.
Vengo a Draghi. Ci sono altri italiani che a livello internazionale godano della stima e dell’autorevolezza di cui gode Mario Draghi? Basta vedere lo spread, la finanza mondiale ed europea hanno grande fiducia in lui e questa si è già tradotta in un risparmio significativo per il servizio del gigantesco debito pubblico italiano. Inoltre è un uomo capace ed abituato ad agire in contesti difficili, Direttore Generale del Tesoro negli anni 90, poi in Banca d’Italia, infine alla BCE. Se avessimo avuto Christine Lagarde al posto di Draghi non so cosa sarebbe successo all’Euro.
Il presidente Mattarella ha preso la scelta giusta, dando a lui l’incarico di formare il nuovo Governo, mandare al voto il paese in una situazione così sarebbe folle. Quindi riassumendo direi che non ho gradito la crisi, ma ora bisogna impegnarsi per Draghi.
Io ho diverse perplessità sul governo nascituro. Anzitutto non ne si riesce a capire la prospettiva politica prescindendo dalla contingenza. Inoltre l’eterogeneità della maggioranza sul medio termine rischia di essere un fattore di destabilizzazione. Come si tradurrà questa eterogeneità nell’azione di governo? In un governo politico o nell’ennesima forma anomala di governo tecnico? Ecco questi secondo me sono i nodi irrisolti del governo Draghi: la prospettiva politica non chiara e sincretica, e l’assetto, la distribuzione gerarchica dei poteri all’interno di essa.
Le preoccupazioni che hai tu sono quelle di tutti gli italiani. Chiunque è attento ed ha a cuore gli interessi del Paese fa bene ad essere vigile, si fa fatica a capire come possano stare insieme forze politiche in passato così distanti sia nelle forme che nei contenuti, nell’adempiere al mandato ricevuto dagli italiani.
Serve un governo tecnico o uno politico? Serve un governo equilibrato. Noi abbiamo bisogno di un governo che si occupi a 360 gradi dei problemi del paese. Serve un governo che riesca a cogliere l’occasione del Recovery Plan per risolvere problemi da troppo tempo trascurati: il fisco, la giustizia, la pubblica amministrazione, le politiche economiche ed industriali, le infrastrutture, le politiche energetiche, l’ambiente, l’istruzione e la formazione, il deficit, la riforma elettorale. Non c’è stato nessuno negli ultimi 30 anni che sia riuscito a mettere mano a queste cose. Io spero che sia Draghi perché all’orizzonte, ribadisco, non vedo alternative.