
#CITTÀ #CITTÀINVISIBILE
Di Ivano Cenci
(In foto: Case operaie, Biblioteca comunale di Foligno. Fondo Laurentini)
RinnovaMenti formali per speleologi dell’ES
(Ovvero entrare sotto la superficie di eventi e vite vissute, di Foligno e Folignati. Per riprendere forme ed energie che si credevano perdute, per poterle “riscrivere”, per una nuova ricostruzione).
Strumenti di lavoro: modello psicodinamico dell’IO e l’ES; modello creativo evolutivo.
Nel 1924 Freud definì il modello finale della sua struttura della mente. In estrema sintesi due sono gli elementi costitutivi l’ES e l’IO. L’Es è la parte totalmente inconscia della nostra mente, è privo delle dimensioni di spazio e di tempo, è costituito dalle nostre parti istintuali, da ricordi rimossi e sepolti, emerge particolarmente nei sogni; per lo più neghiamo questa parte di noi come se non ci appartenesse, pensiamo infatti di essere totalmente razionali. L’IO è in gran parte inconscio ed in parte conscio, è la nostra parte razionale, contiene le dimensioni di spazio e tempo. L’IO avvolge l’ES così come la crosta terrestre avvolge il nucleo; così come la crosta terrestre è continuamente rimodellata e strutturata dal suo nucleo, così l’IO è continuamente rimodellato e strutturato dall’ES. Quindi la nostra parte razionale è continuamente rimodellata dalla nostra parte nascosta.
“Là dove è l’ES dovrà essere l’IO“ (S. Freud)
Ich (IO) crede di essere lui a comandare, invece è il Sig. ES. Proviamo a pensare a una nostra routine, a chi ha l’abitudine del fumo. Razionalmente l’IO afferma “domani smetto”, sistematicamente domani continuo a fumare; il Sig. ES comanda.
Immersione rapida nell’ES per riprendere, nei vari livelli, antiche forme perdute e renderle parti dell’IO, della nostra identità.
Ore 7 e 30
Veloce verso Foligno come ogni mattina da quasi trent’anni. Nebbia da Assisi, “aumenta l’attenzione!”.
(Primo livello)
La cappa grigia è avvolgente, nella sua protezione si liberano antiche forme, alcune credevo ormai perdute.
Bicicletta Legnano (n° 24, con la canna, da uomo!!), dalla Chiesetta alla Camera di Manovra dieci pedalate “a tutta callara” e poi giù nella nebbia di Viale Ancona. Da S.Paolo alla Carducci, tutta senza mani e senza pedalare più, “chè non è regolare!”, 10 minuti. Record! Ovvio a passaggi a livello aperti (quelli delle Case Operaie e di Viale Ancona).
A cento metri dal Dopolavoro affiora, lenta dalla nebbia, sempre più nitida, una Forma Esile. Spinge sui pedali, quasi ciondolando, pedalate lente, a fatica. Borsalino sgualcito, vecchia giacca, cravatta. “Ciao nonno! “. “Ciao Ivano! Mondo hane, hagnolino!”. E’ Nonno Poldo, detto Poldino. Toscanaccio.
Ogni mattina, per anni, Case Operaie-Edicola di Viale Ancona e ritorno.Dietro il portapacchi, legata con uno spago logoro, L’Unità. Da leggere poi in casa con calma, stesa sul tavolo della cucina, quasi come un “rotolo della legge”. Di là nel soggiorno in bella vista “L’enciclopedia della Rivoluzione Russa” e vicino, forse, una Divina Commedia.
Nel pomeriggio partitina a scopa al Bar di S.Paolo, spesso con Cesare. Tra una sventagliata di mitraglia sul Carso, che alberi e Crucchi “poveri figli” cadevano giù senza un grido, e poi “Il Duce..bah; quante ce ne ha fatte!”. E poi un altro mezzo (di vino) e mezzo (di aranciata). Che alle due e mezza un fante “piglia” otto, ma alle quattro col fante ci pigli il “re bello”.
Poldino se ne è andato tanto tempo fa col peso degli anni. Purtroppo, “che però non si sappia”, l’ultima scheda elettorale l’ha firmata. Croce sul P.C.I.; sottoscritto Leopoldo Cenci.
(Secondo livello)
Poi un giorno un anziano ferroviere mi racconta che Poldino, Esile Figura, forse si era tra il 38 ed il 43, uscendo dalle Grandi Officine, era atteso ogni tanto da un Comitato d’Onore. Camicie Nere con tanto di randello in mano e sorriso sprezzante.
Poldino, Esile Figura, e credo un altro Ferroviere folignate, erano attesi; così, ogni tanto, per dare una lezione a tutti gli operai, per ricordare che il capo deve stare “chino” ed il colore da vestire è il nero.
“E gli si mettevano intorno..e poi gli occhi fissi negli occhi … e metti la camicia nera!”
“E noi tremavamo per lui, sentivamo già il dolore delle legnate nelle ossa!”.
-E non la dire quella frase, toscanaccio cocciuto, per favore, no!-
E invece , ogni volta: “E io ‘ un la metto!”.
A volta “Esili Figure” nascondono volontà dai muscoli d’acciaio. Ecco perché mio padre era detto Crushev o anche “La Prabda” ed io ero “il Red”; tradizioni di famiglia!.
(Terzo livello)
Quindici anni fa Luca trova, all’Archivio di stato, otto pagine dattiloscritte, dal maggio al novembre 1931; dalla Prefettura di Foggia al Ministero dell’Interno. Un carteggio tutto dedicato “all’operaio ferroviario-comunista Cenci Leopoldo fu Guglielmo”.
“…è testè giunto in questa sede, trasferito dal Deposito Locomotive di Pistoia il controscritto operaio…secondo segnalazioni pervenute, professò idee comuniste…”, “…pregiomi comunicare che il soprascritto individuo..durante il periodo bolscevico frequentò assiduamente compagni di fede…”, “..nel 1924 era iscritto alla sezione del partito comunista di Genova e nel 1925 fu rilevato il suo nome in un elenco dei capi gruppo del disciolto sindacato dei ferrovieri, per la cui ricostituzione egli si adoperò;…nel 1927 veniva ancora considerato per un accanito ed irriducibile avversario del regime…”,”..pregiomi trasmettere fotografia del sovversivo in oggetto indicato,….”,”..è stata disposta sul di lui conto opportuna vigilanza”.
Poldino, Esile Figura, quel colore di camicia proprio non gli piaceva, forse con la cravatta stonava troppo.
(Quarto livello)
Mamma Maria ogni tanto mi ricorda, ma lo sussurra, piano, “che non si sappia” che uno dei migliori amici di Poldo era proprio un folignate che la camicia nera la portava spesso e con orgoglio “..sai il tale!?…”Certo è che poi Poldino ha aiutato lui e qualche altro “scuro” a non rimetterci la pelle con le “purghe dopo Mussolini”. Ma Poldino era così, “non approvo le tue idee, ma lotterò fino allo stremo perché tu le possa esprimere”.
Poldino lottava per le sue idee e per quelle degli altri., anche se “ ‘un gli piacevano”. Certo da toscanaccio declamatore della Divina Commedia magari li prendeva in giro, magari li prendeva in giro in ottave (chè nella zona di Firenze, se sai declamare, ti invitano ai matrimoni, e tra un Canto e l’altro “e ti riempi i’ buzzo”.
(Quinto livello)
Ama il prossimo tuo è te stesso. (Mi sa che in ebraico il verbo essere è sottinteso. Il “come” del traduttore è probabilmente un errore, sminuisce a similitudine l’uguaglianza “E’ te stesso”).
7 e 40, ancora nebbia
(Primo livello)
Rivotorto scorre via a sinistra.
Uno sguardo al cimitero dei “soldatii inglesi”. Venuti da tanto lontano per morire per noi. Secondo Maria gli Inglesi a Foligno (dopo il sedici giugno) erano accampati sulla Spellana; i soldati Indiani invece sul Topino (probabilmente truppe Sikh), davanti al Panda. Nonna Brandina sapeva cucire, spesso gli Indiani le portavano i loro turbanti, perché ne facesse dei mutandoni; “chè facevano il bagno nel fiume”. Ma forse non sono venuti da tanto lontano per morire per noi; forse sono venuti per qualcosa di più grande, per darci la loro voglia di libertà, la loro voglia di vivere.
In alcuni momenti storici degli esseri umani, a volte interi popoli si innamorano della morte. Non fanno altro che parlare di morte: la “.. gloriosa morte combattendo”. Anche noi Italiani c’eravamo innamorati della morte.I figli stessi non venivano pensati per la vita, ma per la morte; ad un certo punto servivano “centomila baionette da sacrificare”.

(In foto: Cimitero militare inglese di Assisi)
La necrofilia di certi regimi può portare le madri stesse a pensare che i figli debbano essere messi al mondo per la patria; una nazione diviene grande se ha tanti figli, in gran numero, magari di “razza pura”, magari da sacrificare sull’altare di qualche ragion di stato. Centomila baionette sono divenute gavette di ghiaccio, fatte morire in una Siberia qualsiasi.
Mi piace pensare che le madri dei giovani inglesi sepolti a Rivotorto hanno pensato e poi generato i loro figli affinchè fossero felici per se stessi. La vita come felicità. Il loro dono a noi ancora più grande è quello di madri che hanno sacrificato figli pensati per la vita, magari anche per la vita degli altri.
Certe volte passando davanti a Rivotorto vorrei fare un applauso come si fa ai concerti o nelle squadre. Quando si devono serrare le fila, chè la partita è dura.
7 e 45
Ancora nebbia, si dirada da Spello verso Foligno Nord.
(Primo livello)
Oggi, come da numerosi giorni, un dolore dentro; così forte è stato solo nei giorni della distruzione del terremoto del ‘97. Foligno fatta a pezzi, confusa, in ginocchio. Devastata oggi come allora da un nemico da tempo previsto e prevedibile.
Eppure, oggi come allora, il nemico ci ha sorpreso, apparentemente imprevisto, inatteso. Il dolore profondo è per i Colleghi (Infermieri, Operatori, Medici) della prima linea, e poi per i Colleghi (Assistenti Sociali, Psicologi, e tanti altri) delle seconde linee, che ogni mattina sfidano “il mostro”.
Non più il virus soltanto, no, lui ormai ha sfondato le difese. Come Terry nel ‘97, come Cecco Beppe nella guerra di trincea, il virus è un nemico odiato e temuto che si può talvolta irridere e sbeffeggiare. No, il mostro con cui continuamente ti devi confrontare è la morte che ti si attacca, ti si infiltra dentro. Supera tute protettive, visiere ed occhiali. Sono gli occhi che ti guardano, cercano di percepire un sorriso rassicurante. Spesso dietro la visiera pensi di non farcela; poi ti fai coraggio e la rima labiale si allarga, con fatica…..fino a quando ce la farò?!”.
E’ la morte incombente, continua presenza; che ti prende all’improvviso “chè… sembrava potesse farcela”. Persone col fiato sempre più corto, con l’ossigeno spinto giù a forza, chè ormai non arriva quasi più. Sguardi che per un po’ ti chiedono una speranza, e poi “non mi lasciare solo!!”,.. “comunque rassicura i figli che ero tranquillo..c’eri tu con me! non li far soffrire per me”.
Ci vuole forza per affrontare tutto questo. Certe volte, quando esco dal lavoro, vedo tanto dolore e lacrime nelle prime linee, “quelli che si vestono”.
Qualche mattina vorrei mettermi davanti all’Ospedale ed applaudire tanti Colleghi come si fa ai concerti, come si fa in una squadra che deve serrare le fila, soprattutto quando la partita è dura e temi la sconfitta. Come ai ragazzi inglesi di Rivotorto “venuti da lontano per dare la vita, un po’ della loro vita per noi”.
(Terzo livello)
Quando ero piccolo dicevo che da grande avrei scavato una buca “fonda, fonda”, perché dovevo incontrare la morte, combatterla ed ucciderla. La lotta riserva tante sconfitte. Ma anche a Foligno ci sono tanti combattenti coraggiosi. Ma come dice l’ultimo Nano nel Signore degli Anelli, nella battaglia per la vita: “Sconfitta quasi certa, alta possibilità di morire,…che cosa stiamo aspettando!!?”.
Ore 8
E’ tardi! Saluto a Fuksas. La mascherina ce l’ho!? Si va a cominciare!!

(In foto: La chiesa di San Paolo Apostolo progettata da Fuksas)