
#AMBIENTE #SALUTE
Di: Ubaldo Bicchielli
In foto: il logo della USL Umbria 2
Ho letto con interesse e preoccupazione il comunicato di Legambiente relativo al cromo ed ai solventi clorurati presenti nelle falde acquifere di Sterpete, e da igienista ed epidemiologo in pensione mi sono venute alla mente alcune riflessioni.
Intanto sono contento che vi siano persone ed organizzazioni nel nostro territorio che affrontano le questioni relative al rapporto salute e ambiente: questa problematica, come ormai dovremmo sapere tutti, è centrale per il futuro sia delle nuove generazioni che della democrazia.
In seconda battuta devo rilevare l’assenza, nella gestione del problema, del Dipartimento di Prevenzione della USL. Questo è uno dei tanti effetti della smobilitazione delle attività territoriali di prevenzione: in generale nella Regione Umbria, ma in particolare nella sede di Foligno del Dipartimento di Prevenzione.
Ricordo che già in un mio precedente intervento (Sedicigiugno, n.11, settembre 2020, ndr) avevo denunciato il fatto che nella sede di Foligno del Dipartimento erano andati in pensione, tra il 2019 e i primi mesi del 2020, quattro dirigenti medici della parte medico igienistica, che non sono stati sostituiti tranne, ultimamente, per una unità, che si occupa di screening. Forse le attività di screening in questo momento erano le meno urgenti, mentre quanti si occupavano di igiene degli alimenti, di igiene e sanità pubblica e di epidemiologia e promozione della salute non sono stati reintegrati: è rimasto un solo medico, prossimo alla pensione, che si occupa di prevenzione sanitaria, ovviamente “affogato” dal COVID. Si tratta di una vera decimazione che mette a rischio le attività di prevenzione nel nostro territorio, che in un anno non si è stati capaci, o non si è voluto, colmare e di cui i cittadini si dovrebbero occupare e preoccupare, come indicavo nel precedente mio intervento.
Questa situazione si ripercuote anche sul caso dell’inquinamento di Sterpete perché la situazione, da un punto di vista scientifico, preventivo, richiede la valutazione, comunicazione e gestione del rischio: attività che necessitano di competenze multidisciplinari ed interistituzionali, con una forte importanza dei saperi sanitari e tossicologici. In altre parole non si possono, o non si potrebbero, prendere decisioni nel caso di Sterpete senza comprendere il pericolo che si corre, cioè le caratteristiche generali chimico-fisiche e tossicologiche dell’inquinante, e senza capire il rischio a cui i cittadini sono effettivamente esposti, cioè se il tossico effettivamente raggiunge gli esposti, se la dose eventualmente assorbita ha un impatto sulla salute e quale sia questo impatto.
Tali attività, sul versante sanitario, erano garantite nella USL Umbria 2 da una unità di progetto ambiente e salute che, con il pensionamento dei dirigenti medici sopra citato e con il cambio di gestione della USL è stata eliminata. Proprio questa unità di progetto, ancora nel 2018, ha valutato l’impatto sulla salute da uso irriguo di acqua contaminata da Percloroetilene e Tricloroetilene a Foligno, a Sterpete: nel sito della USL è ancora presente il documento relativo (https://www.uslumbria2.it/pagine/relazioni-e-presentazioni-000 ) , che naturalmente, andrebbe aggiornato rispetto ai dati analitici attuali; ma non credo proprio che ci siano le condizioni per farlo.
La gestione del rischio richiederebbe inoltre una fase partecipativa e di decisioni politiche che, senza dimenticare, naturalmente, le responsabilità di chi inquina, potrebbero e dovrebbero andare oltre una ordinanza di divieto che può avere solo un valore di primo intervento di emergenza.