
#SOCIETÀ #SCUOLA
Di Sara Quaglia
(In foto: Maria Montessori in una foto d’epoca)
Proseguiamo, ospitando un contributo di Sara Quaglia, la rassegna di approcci pedagogici avviata nel numero di gennaio da Marco Pollano (“Il Movimento di Cooperazione Educativa – storia, valori, pratiche”).
Quando Maria Montessori nacque, nel 1870, i bambini erano a tutti gli effetti considerati “piccoli uomini”, trattati rudemente e violentemente soprattutto dalle stesse famiglie. La disciplina era più importante delle cure. Il tasso di mortalità infantile era molto elevato ed emergevano preoccupazioni ed interessi per l’igiene e la salute fisica dei bambini. Ancora non ci si curava di sviluppare l’intelligenza, coltivare sentimenti e rafforzare il carattere del bambino. A vent’anni la Montessori si iscrive al corso di laurea in scienze naturali, poi in medicina presso l’Università di Roma, diventando a ventisei anni la prima donna medico in Italia. Si diploma come ufficiale sanitario; insegna igiene, antropologia e dirige la scuola magistrale ortofrenica. A terentadue anni inizia ad occuparsi della pedagogia. Desidera sviluppare l’intelligenza del bambino, coltivarne i sentimenti, rafforzarne il carattere e considerarne anche l’aspetto spirituale liberando il bambino incompreso dallo stato di oppressione, soprattutto inconscio, dell’adulto, progettando e creando per il bambino un ambiente adatto.
Il 6 gennaio 1906 a Roma nel quartiere San Lorenzo apre la prima Casa dei Bambini: ci sono sedie e tavoli leggeri, bagni su misura, spazi ed arredi facilmente fruibili. Nella casa i bambini cercavano di rendersi indipendenti dall’adulto in tutte le azioni, manifestando il desiderio di non essere aiutati, svolgendo attività spontanee che derivano dalle misteriose forze della vita interiore. Nascono i Materiali per lo sviluppo dei sensi, presenti tutt’ora negli ambienti Montessoriani. Il materiale sensoriale è costituito da oggetti di legno che rappresentano una selezione, seguita da esperimenti psicologici, del materiale usato dai colleghi Itard e Séguin nei loro tentativi di educare bambini speciali. Oggetti, uno per tipo, raggruppati secondo una determinata qualità fisica come colore, forma, dimensione, suono, peso, ruvidezza, capacità termica, ecc. Per mezzo del contatto con questi materiali, attraverso i sensi ed il movimento, con concretezza e precisione, il bambino muta in immagini i concetti astratti. Questi sono gli strumenti che si possono osservare entrando in una classe Montessori e presi, tutt’oggi, di ispirazione per la creazione di giocattoli per l’infanzia.
Segue l’opera dell’educazione divisa tra maestra ed ambiente.
Alla maestra si chiede oggi come allora di aiutare a svolgere ciò che si nasconde nei misteri dell’anima dei bambini, non più con la tradizionale arte di far penetrare nozioni, perché non avrebbe alcun effetto la comune forma di insegnamento mediante la parola, ma rispettando la personalità del bambino senza ostacolarlo. Ogni volta che l’adulto dà al bambino un aiuto non necessario, ostacola la sua espansione e ne arresta o devia, in qualche dettaglio lo sviluppo infantile.
Finché non daremo ospitalità al bambino e lo considereremo solo ‘fastidioso’ o ‘dannoso’, non faremo nulla per lui se non distruggerlo. C’è un essere vivo, un uomo nascosto che bisogna liberare, questa è la più grande responsabilità che ha l’adulto come educatore. L’adulto deve riconoscere i diritti dei bambini e provvedere ai loro bisogni perché da soli, i bambini, riveleranno la loro psicologia in quanto la loro mente assorbe cognizioni e istruisce sé stessa; l’adulto non può far altro che osservare ed aspettare che la vita si organizzi, liberandosi dall’illusione di onnipotenza e dalla propria presunzione. Infine intorno al bambino deve cambiare non solo l’adulto, ma anche l’ambiente fisico.
L’ambiente Montessori muove gli animi anche degli adulti che vi entrano per curiosità. Esso dev’essere preparato dalla maestra, ha forza autonoma, è un terreno di cultura. La scuola diviene casa di salute e protegge i bambini nel periodo delicato della loro crescita. L’ambiente è in armonia con l’essere umano fortificandolo. La cultura entra nella scuola come una risposta ai bisogni ed alle necessità dell’intelligenza del bambino. Grazie al fare il bambino costruisce il suo sapere attraverso l’esperienza. Il bambino è un operaio che lavora ed il fine del suo lavoro è produrre l’uomo e l’umanità stessa.
Sia la Casa dei Bambini, sia la scuola primaria Montessori, sono improntate al rispetto della libertà dei bambini, che non è una libertà di fare ciò che si vuole, non è abbandono a sé stessi, senza ordine e senza scopo, ma è libertà di sperimentare concetti, di concentrarsi, di ripetere movimenti, di scegliere attività, di costruire sé stessi: in una parola è autoeducazione. Le insegnanti possono solo aiutare quest’opera già compiuta a manifestarsi, diventando testimoni dello sviluppo umano.
Il metodo di Maria Montessori è applicato oggi in migliaia di scuole in tutto il mondo ed aiuta i bambini a crescere forti e liberi. La scientificità del pensiero Montessori ha posto le condizioni perché potesse giungere fino ad oggi e potesse essere presente nella filosofia di vita degli adulti che scelgono, con occhi nuovi, di guardare il bambino come il nostro maestro.