
#CULTURA #LETTURE #ILCULTURISTA
A cura di Marco Parlato
Tra gli effetti della pandemia sulla vita culturale, se vogliamo considerarla vita, notevole è l’impossibilità di presentare libri dal vivo.
Sarebbe lungo discutere su chi ci perda (i narcisisti) e chi ci abbia guadagnato (coloro costretti a partecipare); preferisco ricordare una mite giornata autunnale di pochi anni fa, quando origliai una telefonata.
Tranquilli: origliare è una regola d’oro del bravo scrittore, lo dico sempre nei laboratori di scrittura. Inoltre ci trovavamo in un luogo pubblico e la donna, che portava al collo un foulard porpora, parlava a voce alta. Sono innocente.
La donna col foulard aveva organizzato la presentazione del libro di un finalista allo Strega.
Ora potrei dirvi chi fosse, ma il nome non vi risulterebbe familiare per il fatto che, escluse rarissime eccezioni, i finalisti e i vincitori dello Strega subiscono la salomonica sentenza del tempo. E se per qualcuno non si è ancora presentata, state certi che arriverà, sacrosanta e celestiale.
Per di più troverei fastidioso scoprire quanta gente ricordi tale finalista e allo stesso tempo non sappia chi sia Emilio Cecchi, per esempio. Ma basta divagare. Chiameremo lo scrittore Arcibaldo Pennoni.
Dunque la donna col foulard diceva al cellulare:
“Ma tu ci vieni? Dai, che dopo andiamo a mangiare la pizza con Arcibaldo! Facciamo le foto.”
L’amica era impegnata.
“Puoi anche venire più tardi, ho prenotato per dieci. Poi ci facciamo le foto con Arcibaldo!”
L’amica era desolata.
“Altrimenti vieni al bar, dopo cena, brindiamo con Arcibaldo, ci facciamo le foto.”
Chiaro è che la donna col foulard era interessata a partecipare alla notorietà di Arcibaldo, per quanto chimerica. Toccare con mano la fama, offrire il viso alle luci di una ribalta altrui, e illudersi che sia la propria. Il libro era accessorio.
Questa cesta da discount di malsano egocentrismo provinciale raccoglie gli scrittori alla rinfusa, e non bada alla qualità delle loro opere. È così che alla farsa sopraggiunge il dramma: in questo cestone per signore col foulard un Arcibaldo Pennoni vale, se non di più, almeno quanto un Giovanni Arpino, una Elsa Morante, un Luciano Bianciardi, una Anna Maria Ortese, fino ad arrivare al supremo ingegnere in blu.
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