Scuola

Il piano scuola per l’estate

Qual è il piano scuola per l'estate 2021? Scopriamolo con Milena Scarponi.

#SCUOLA #ASCUOLADIUGUAGLIANZA
Di Milena Scarponi


Il piano scuola per l’estate 2021 rappresenta sicuramente un progetto ambizioso, che vede il coinvolgimento sinergico di istituzioni scolastiche, enti locali e terzo settore, per far fronte alle privazioni sociali, culturali ed economiche conseguenza della pandemia.

Il documento del ministero riconosce intanto una verità evidente per chi lavora nel mondo della scuola: la pandemia e la DAD hanno certamente accresciuto il gap già esistente tra alcune fasce sociali, tra famiglie in grado di dedicare tempo, risorse e conoscenze, anche tecnologiche, ai propri figli e famiglie che non hanno potuto farlo. Questa ammissione sembra invitare a preferire il concetto di equità a quello di uguaglianza: se in questi ultimi mesi la scuola si è trovata a non poter fare altro che “parti uguali fra disuguali”, ha ora l’occasione di fare di più proprio per chi ha sofferto e risentito maggiormente degli effetti della pandemia. 

Il Piano scuola fa allora appello alla dedizione umana e professionale degli operatori della scuola e invita ad una mobilitazione eccezionale di risorse per affrontare la sfida del “non lasciare indietro nessuno”. Sulla carta e sui principi nulla da eccepire, eppure il piano scuola presenta alcune criticità. Gli  insegnanti, ma soprattutto gli studenti, hanno già affrontato una grossa sfida, quella di continuare a fare scuola, sempre, sin da subito, anche mentre molte altre professionalità sono state temporaneamente impossibilitate a svolgere il proprio lavoro. Gli insegnanti hanno dovuto sperimentare strategie, imparare ad usare strumenti, riorganizzare il proprio lavoro in meno di 48 ore, nell’incertezza più totale all’uscita di ogni decreto; gli alunni hanno rinunciato al gioco, al confronto, alla relazioni con i pari e hanno continuato ad affrontare lezioni, verifiche, interrogazioni, giorno dopo giorno, districandosi tra telefoni, computer e linee internet poco affidabili; le famiglie hanno spesso dovuto scegliere tra il lavoro e l’educazione dei figli, adattandosi sempre. Ora per tutti c’è un grande senso di stanchezza e il proposito enunciato dal piano scuola per l’estate, quello di “di rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari” genera non poche reazioni di frustrazione e indignazione da parte di tutti coloro che hanno già messo in campo tutte le loro risorse. La didattica a distanza ha certamente limiti intrinseci, ma è bene non dimenticarsi che al di là degli schermi di computer e tablet c’erano persone che hanno provato in tutti i modi a superarli e l’hanno resa quanto di più simile a una scuola potesse esserci in quelle condizioni. La DAD è stata in certi casi e sotto certi aspetti un fallimento, ma è stata anche l’unica possibilità di continuare a fare scuola e la gran parte di studenti e insegnanti hanno fatto il possibile per renderla tale.

Il piano scuola per l’estate prevede anche di favorire “la restituzione agli studenti di quello che più è mancato in questo periodo: lo studio di gruppo, il lavoro in comunità, le uscite sul territorio, l’educazione fisica e lo sport”, senza spiegare come questo sarà possibile nel caso in cui l’andamento epidemiologico non lo permetta, come è stato finora. Come mai tutto quello a cui abbiamo dovuto rinunciare fino ad ora, sembra improvvisamente possibile tra solo un mese, senza che nessun dato certo faccia presagire con adeguata sicurezza che ce ne saranno le condizioni?

Ci sono perplessità anche rispetto alle ingenti risorse finanziarie (oltre mezzo miliardo di euro) finalizzate dal Ministero dell’Istruzione per la realizzazione di questo progetto. Dopo le estenuanti discussioni della scorsa estate su fantomatiche ipotesi di riavvio dell’anno scolastico, a settembre la scuola è ricominciata senza che nessun intervento sostanziale fosse stato fatto, nessuna riorganizzazione delle classi più numerose o degli spazi inadeguati, soltanto mascherine chirurgiche, in alcuni casi addirittura non a norma. In altre parole, niente è stato fatto per impedire che la scuola chiudesse di nuovo, come poi effettivamente è stato. 

Il Piano scuola è certamente un’opportunità importante, in un momento storico delicatissimo ed è auspicabile che possa essere colta e realizzata nei migliori modi possibili, ma sarebbe bene che importanti risorse vengano stanziate anche per una riorganizzazione di più ampio respiro, che lavori sulla prevenzione e non solo sul tamponamento delle emergenze.

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