Cultura

Codardia

"È straordinario ad esempio come gli eroi mediatici di entrambe le fazioni siano rimasti pressoché muti di fronte a quanto sta accadendo. Straordinario, ma non sorprendente." Matteo Santarelli ci porta a riflettere di Codardia.

#CULTURA
Di Matteo Santarelli


Nelle scorse puntate ci siamo trovati spesso a parlare della grande polarizzazione che domina i dibattiti politici e culturali di oggi: da un lato, il cosmopolitismo (diritti civili, liberalismo, mercato); dall’altro, il nazionalismo (diritti sociali, comunitarismo, Stato). La sinistra non ha molto da guadagnare da questa polarizzazione: se abbraccia uno di questi campi e dichiara guerra all’altro, tradisce il suo spirito e la sua natura; se prova a proporre punti di vista irriducibili a questa opposizione, il suo contributo rischia di apparire cerchiobottista, vago, e persino insignificante. A mio modesto parere, la seconda opzione rimane tuttavia un investimento migliore. Mi sembra infatti che emergano delle questioni molto difficili da inquadrare attraverso la dicotomia cosmopolitismo-nazionalismo, e quindi un parere alternativo risulta comprensibile, utile, forse necessario.

Le recenti questioni di politica internazionale mi sembra rientrino in questo caso. Mi riferisco al conflitto tra Israele e Palestina. È straordinario ad esempio come gli eroi mediatici di entrambe le fazioni siano rimasti pressoché muti di fronte a quanto sta accadendo. Straordinario, ma non sorprendente. Da un lato, i giocatori della squadra “cosmopolita” hanno difficoltà a criticare nettamente Israele per una serie di motivi:  per via della retorica dell’unico stato liberale e democratico in Medio Oriente; perché questo significherebbe criticare gli alleati storici americani, proprio ora che si sono liberati di Trump; perché la causa della Palestina puzza troppo di radicalità. Dall’altro, i “sovranari”, che tanto avevano da dire sulla Siria e sulla Libia, paiono piuttosto timidi sulla questione palestinese. Anche qui, i motivi sono chiari: la grande internazionale sovranista ha ottimi rapporti con il nazionalismo di destra attualmente al governo in Israele; la questione della Palestina è molto sentita dagli immigrati di religione islamica, e quindi è una causa sbagliata; e infine, la causa palestinese è un tipico tema di sinistra. Poiché la ragione esistenziale dei sovranari è distinguersi dalla sinistra, allora tanti saluti ai patrioti palestinesi. 

La debolezza, il mutismo, la codardia congiunta dei due grandi fronti della polemichetta politica contemporanea di fronte a quanto accade in Medio Oriente è un ulteriore motivo per cui la sinistra non dovrebbe farsi schiacciare dalla polarizzazione tra “liberali” e sovranari. Sono troppi i temi in cui gli ultrà delle due squadre si ritrovano a braccetto, uniti dall’opportunismo, il disinteresse e – perdonate – l’ignoranza. 

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