
#CULTURA
Intervista a cura di Vincenzo Falasca
Anche l’intervista alle ragazze ed ai ragazzi di Holydays è in qualche modo caratterizzata dalla loro volontà e predisposizione a fare “comunità”. Li incontriamo infatti in un momento plurale e collettivo, dove le loro voci si intrecciano e si susseguono in un flusso continuo di emozioni, suggestioni e progetti.
Chiediamo a Valentina, Jacopo e Leonardo di raccontarci un po’ di loro, della storia e del futuro.
L’Holydays Festival è nato nel 2015 come festival itinerante: lo scopo della rassegna e dell’associazione è infatti quello di ricreare un senso di comunità a partire dai luoghi che in qualche modo, secondo noi, andavano rivitalizzati, ricercando collaborazioni e contaminazioni con i protagonisti del luogo e con le associazioni locali.
All’inizio partivamo quelli che eravamo, caricavamo le macchine con le attrezzature e arrivavamo nel luogo dov’era l’evento e si organizzava il tutto in presa diretta, talvolta anche in luoghi dove risultava molto complesso gestire qualsiasi tipo di attività.
Il primo anno, ad esempio, siamo stati in posti anche molto diversi tra di loro: a Collepino, al Castello di Verchiano, a Spoleto, al T-trane a Perugia, al Microclima in Piazza San Domenico.
Come è strutturata la vostra attività?
Attorno al Festival c’è l’omonima associazione, senza scopo di lucro e dove tutte e tutti contribuiscono volontariamente e a titolo gratuito, ciascuno in base alle proprie disponibilità di tempo e attitudini.
In realtà, il gruppo sono anni che organizza eventi ed iniziative, anche prima di Holydays: ad esempio alla Tana Latina c’era un altro festival più piccolo chiamato Siena Straße Fest, molto apprezzato: noi siamo la generazione più giovane diciamo… c’è, quindi, una corposa esperienza alle spalle, attraverso la quale abbiamo visto che insieme sappiamo lavorare bene e ci è servita a definire le capacità individuali da poter utilizzare al meglio nelle nostre attività, una comunità dove ciascuno porta il proprio personale contributo.
L’anno della svolta è stato il 2018 quando abbiamo deciso di stabilizzarci in un unico posto. Inizialmente, anche nella fase itinerante, una tappa a Collepino c’era sempre. Conoscendo le associazioni del luogo, i gestori del bar, gli abitanti, abbiamo deciso di farlo stanziale e concentrato in tre giorni: un impegno comunque notevole ma più contenuto nei luoghi e nei tempi.
Quella prima volta avevamo anche stretto accordi molto stimolanti con l’amministrazione di Spello, che si tradussero in un grande successo al di sopra di ogni aspettativa e forse anche delle possibilità del luogo con quasi 800 presenze.
Nel frattempo si è manifestata l’opportunità di Scopoli, presso il centro sportivo dove già si svolgeva la sagra, quindi con tutte le strutture operative, compresa la cucina i palchi, i servizi igienici. C’erano anche le casette del terremoto a disposizione di chi voleva pernottare, in alternativa alle tende. Sempre tutto gratuito.
Poi naturalmente c’è stato il covid ed abbiamo dovuto riorganizzare il tutto. L’anno scorso abbiamo realizzato un progetto di residenza artistica ideato in collaborazione con Viaindustriae – associazione culturale di arti visive e casa editrice – con l’obiettivo di produrre un lavoro musicale e visuale inedito e di sostenere le nuove generazioni di creativi chiamando 3 artisti musicisti e 2 artisti visuali che presenteranno il loro lavoro nella prossima edizione. Esperienza bella e stimolante che abbiamo deciso di ripetere anche quest’anno con la particolarità che negli ultimi tre giorni questa residenza sarà aperta al pubblico ospitato nel villaggio ad ingresso limitato, più o meno 60 persone che hanno posto nelle tende o nei bungalow, munite di green pass o tampone nei giorni immediatamente precedenti, per rendere tutto più controllato e sicuro.
La residenza dura una settimana continuativa, gli ultimi tre giorni, come detto, è aperta e nel frattempo faremo concerti, trekking, escursioni, talk. La musica è il pilastro centrale ma siamo aperti anche alle altre possibilità, anche da offrire agli artisti, troppo spesso trascurati in questa fase di emergenza: il nostro è un modo per non abbandonare sia il pubblico che gli artisti.
Oltre alla musica ci sono infatti delle attività esterne, quasi sempre collegate comunque alla musica, compreso il trekking rivolto all’ascolto degli animali e del suono della natura, che verrà ripreso nell’incontro con un entomologo. Il tutto organizzato in collaborazione con “Valle Umbra Trekking”.
La strutturazione più stringente e capillare ha reso necessario chiedere un contributo di partecipazione che comprende attività, vitto e alloggio, tutto nel villaggio gestito dai volontari.

A proposito di villaggio e vacanze, come nasce il nome Holydays?
Giorni santi… un gioco di parole tra una vacanza e qualcosa più sacrale… richiama il termine vacanza in inglese, con il suo connotato ludico (anche il simbolo con il mare e la barca strizza l’occhio in maniera ironica alle spiagge marine non presenti in Umbria) insieme al termine Holy, più spirituale e profondo.
Avete sponsor o patrocini?
Qualche sponsorizzazione sì, ma molto contenuta. All’inizio è stata veramente una scommessa, a rischio di rimetterci qualcosa ognuno, poi le cose sono andate bene: siamo anche stati bravi e i numeri sono stati crescenti. Le entrate vengono dal bar e dalla cucina e un po’ di merchandising. Nessun contributo o patrocinio dal Comune di Foligno. Solo la collaborazione con la Comunanza Agraria.
Ho visto che alcuni della vostra associazione ha partecipato in maniera autonoma alla giornata di mobilitazione del mondo artistico che si è tenuta in Italia ed in Città il 17 aprile: avete una linea comune?
Siamo vicini a tutti gli operatori del settore della produzione e promozione della cultura. Un settore che in questo periodo per molti versi drammatico è stato profondamente trascurato, non minimamente considerato dalla politica nazionale e locale, con proposte limitate, inadeguate e poco organiche.
Noi cerchiamo di dare un contributo. Il nostro non vuole essere un festival dei grandi numeri. Puntiamo ad un pubblico che sia veramente motivato ed interessato, non che venga a passare un fine settimana a Scopoli solo perché non ha niente di meglio da fare.
Quello che vogliamo fare noi è offrire un servizio alla collettività, non abbiamo lo scopo di guadagnare ma è sufficiente ripagare le spese. A noi interessa interagire con chi ha voglia di collaborare con noi per la riuscita del festival e creare uno spazio di comunicazione tra artisti, pubblico e comunità locale, per ripartire tutti insieme.

Holydays Festival diventa Holydays Village: un’esperienza di condivisione tra artisti e pubblico
Dal 3 al 5 settembre le colline della Valle del Menotre, in Umbria, ospitano concerti, mostre, residenze artistiche, escursioni. Novità dell’evento, formula weekend.
Un weekend nella natura della Valle del Menotre, in Umbria. Tre giorni per sperimentare una nuova modalità di vivere la dimensione dell’evento. Nel 2021 Holydays Festival si trasforma in Holydays Village: un’esperienza di condivisione tra pubblico, musicisti, organizzazione, relatori, guide escursionistiche e artisti residenti, il 3, 4 e 5 settembre a Scopoli.
Un progetto che cerca di ripensare il contesto del festival alla luce delle limitazioni imposte allo spetta-colo dal vivo, per conservare intatta l’intensità dell’esperienza anche in condizioni di completa sicurezza. Holydays Village sceglie così di circoscrivere e al tempo stesso rendere più profonda la partecipazione all’evento: gli “abitanti” del “villaggio” potranno partecipare a concerti, trekking, conferenze e giochi, alloggiando in tenda o in bungalow.
L’accesso – non frazionabile – è previsto per l’intera durata del festival (tre giorni e tre notti), con un pacchetto “All U Can Holydays” che comprende pernottamento, pasti, attività e assicurazione per i trekking. Obiettivo del progetto è creare una dimensione orizzontale di condivisione, annullando la separazione tra chi “fruisce” e chi “produce”. Un’esperienza arricchita anche dal contesto naturalistico che la ospita, la Valle del Menotre: un paesaggio tra boschi e monti, nel cuore dell’Umbria, dove recuperare l’armonia con la natura attraverso la condivisione di musica e arte.
Holydays Village si svolgerà durante gli ultimi tre giorni della seconda edizione di “A Week from Monday”, il progetto di residenza artistica ideato in collaborazione con Viaindustriae – associazione culturale di arti visive e casa editrice -, con l’obiettivo di produrre un lavoro musicale e visuale inedito e di sostenere le nuove genera-zioni di artisti. L’idea di Holydays Village nasce infatti concettualmente dall’esperienza di residenza artistica, chiamata “A Week from Monday”, che si è svolta per la prima volta nel 2020 nella stessa Scopoli. Il progetto di residenza “A Week from Monday” sarà sviluppato negli anni, parallelamente al festival: quest’ultimo si evol-verà quindi nella direzione di un contesto di produzione artistica inedita/originale, oltre che di presentazione di progetti già esistenti. Proprio durante Holydays Village, infatti, Laura Agnusdei, Matteo Pennesi e Luca Sguera – il trio di musicisti protagonisti della residenza nel 2020 – presenterà il prodotto finale (realizzato insieme a Viaindustriae), mentre gli artisti visivi allestiranno un display visitabile durante i tre giorni dell’e-vento dentro una delle “casette” di Scopoli: un allestimento dal valore anche simbolico, segnando un cambio di destinazione dei luoghi che conservano il ricordo dell’esperienza legata al terremoto.
L’evento si svolge in collaborazione con la comunanza agraria di Scopoli.