Dossier Scuola

Domande e risposte: la parola alle dirigenti.

"La scuola deve essere rivoluzionaria, stimolare alla ricerca del nuovo, al cambiamento". Sabina Antonelli intervista le dirigenti scolastiche di alcuni istituti del territorio.

#ascuoladiuguaglianza
A cura di Sabina Antonelli
In foto: artista all’opera all’ITC Scarpellini.


Spesso in questa nostra pagina sulla scuola abbiamo parlato del potere della parola. D’altronde “scuola” è comunicazione, dialogo, confronto e la parola è certamente uno strumento colmo di senso e significato che può trasformare il mondo, comprenderlo, renderlo semplice o complesso, costruirlo, inventarlo, separarlo da noi o tenerlo vicino. La prima domanda posta alle nostre interlocutrici è stata la seguente:

DOMANDA n.1

Se dovesse descrivere con una sola parola l’avvio delle attività scolastiche per questo anno 2021-2022 quale termine sceglierebbe?

ENERGIA, RESILIENZA, EFFERVESCENZA, INSIEME, OPPORTUNITÀ sono alcune delle parole che abbiamo ricevuto come risposta insieme alle motivazioni che ne hanno determinato la scelta.

“Abbiamo sentito un grande flusso di positiva voglia di stare insieme e di reciproco arricchimento. Avevamo questo grande desiderio, ragazzi e adulti, e le due tipologie di soggetti si contaminano reciprocamente con una condivisione che fa bene a tutti” 

“La scuola è un tempo non vuoto, un tempo in cui matura la coscienza, il senso etico e civico, l’esserci e l’essere con e per gli altri, un tempo lungo che conduce ad una vita autentica. La scuola è un laboratorio per il futuro che ogni alunno arricchisce grazie all’altro, con il confronto e la condivisione che richiedono lo stare insieme e la presenza”

“Ogni inizio di anno scolastico porta con sé una moltitudine di novità, nuove disposizioni ministeriali da applicare, nuovi docenti da conoscere e con cui costruire un percorso di collaborazione proficuo, nuovi alunni da accogliere ed includere, ecc. L’avvio dell’anno scolastico 2021/22 non ha fatto eccezione. Tutta la comunità educante si è attivata molto prima del reale inizio della scuola, ognuno ha apportato il suo contributo, nell’ambito del proprio ruolo, affinché ogni bambino o studente potesse cominciare l’anno nel migliore dei modi”

“Sono stati fatti tanti investimenti nel mondo della scuola e quindi al di là delle difficoltà che sono oggettive si possono mettere in atto cambiamenti strategici e iniziare un processo di rinnovamento delle attrezzature, degli ambienti di apprendimento tali da consentire un balzo in avanti per la scuola; perdere questa opportunità significherà non governare i processi di cambiamento e quindi perdere un’occasione importante per la scuola che si dirige.”

C’è stata anche chi non ha nascosto perplessità e preoccupazioni. Ci ha regalato una parola che non viaggia da sola ma porta con sé domande e riflessioni:GRAVE” nel suo doppio senso: pesante e preoccupante. Pesante perché molte sono le incombenze in carico alla scuola all’inizio dell’anno scolastico, alle quali si aggiungono quelle riferite all’emergenza sanitaria: organico docente e ATA insufficiente a coprire del tutto il servizio, organizzazione in riferimento all’emergenza sanitaria (es. green pass), novità in fatto di dematerializzazione (es. pagamenti telematici), procedure di acquisto per strumenti e materiali… Preoccupante perché il contesto emergenziale rede la situazione instabile e sempre sull’orlo di un cambiamento improvviso (es. quarantene classi o chiusura plessi).

È naturale che ci siano più anime e sguardi, almeno a prima vista, differenti. I contesti di ogni singolo Istituto Comprensivo e Direzione, o di ogni Scuola secondaria di secondo grado, sono diversi gli uni dagli altri per utenza, collocazione territoriale, missione e vision, tessuto sociale circostante, anche se Foligno non è certamente una metropoli. Eppure già alla seconda domanda le risposte quasi si allineano su uno stesso piano.

DOMANDA n.2

Quali sono le sue aspettative e quali le preoccupazioni per l’anno che verrà?

Al terzo anno di emergenza sanitaria, nella scuola si evidenzia un dato di fatto: aspettative e preoccupazioni sono strettamente legate all’andamento futuro della pandemia. Quello che ci si aspetta è SICUREZZA, NORMALITÀ, COLLABORAZIONE, OPPORTUNITÀ da realizzare

“Mi aspetto la ripresa delle attività ordinarie a metà dell’anno scolastico. Spero infatti che lo stato emergenziale termini per poter riprendere quelle attività didattiche che arricchivano e caratterizzavano il nostro piano dell’offerta formativa”

“Mi aspetto di trascorrere un anno in “sicurezza”, che ci ponga lontano dai pericoli della pandemia, dal rischio di contrarre una malattia che la scienza non è ancora in grado di contrastare pienamente. Buona parte del lavoro di un Dirigente Scolastico, oggi, si concretizza nel predisporre e applicare misure che garantiscano la salute degli studenti e dei lavoratori. Tutti coloro che a vario titolo lavorano nella Scuola sono impegnati per assicurare agli studenti lo svolgimento di una vita scolastica normale, perché sia i bambini sia i ragazzi hanno bisogno di normalità per crescere ed essere sereni.”

Ciò che preoccupa le Dirigenti Scolastiche delle scuole di Foligno è ciò che preoccupa ognuno di noi. La scuola infatti è comunità e, proprio per questo, non può che farsi carico del sentire comune.

“Le preoccupazioni sono legate all’emergenza sanitaria, ad una progressiva perdita di fiducia da parte dei genitori nei confronti della scuola che crea a volte situazioni di difficile gestione, ad un sempre maggiore carico di attività burocratico-amministrative che allontanano la dirigenza scolastica dalle attività legate all’azione educativo-didattica”

“La preoccupazione è l’incertezza rispetto all’andamento epidemiologico e di conseguenza alle misure da adottare.”

C’è chi posa il suo sguardo su specifiche conseguenze della pandemia: la collaborazione scuola-famiglia e la Didattica a Distanza suggerendo di affrontare queste preoccupazioni con un “ottimismo realistico”.

“Le preoccupazioni riguardano la collaborazione scuola-famiglia. La pandemia ha creato a volte situazioni di sospetto e di desiderio di trovare capri espiatori al proprio disagio e alle proprie difficoltà, la scuola è spesso il parafulmine della situazione; ancora oggi il ruolo della scuola è complesso perché assolve ad un ruolo di mediazione tra società in senso lato e famiglie, questo rapporto può generare dinamiche virtuose o non virtuose la sfida per i dirigente scolastico è in questa duplice possibilità”

 “Dovremmo far appello ad un “ottimismo realistico”, pianificare gli interventi educativi e formativi in modo tale da rispondere alle criticità che il ricorso alla DaD ha evidenziato, per arginare in maniera adeguata il rischio dispersione e abbandono scolastico. La Didattica a distanza ha rappresentato per molti i un’esperienza negativa, dovremo ricordare anche gli aspetti positivi di una digitalizzazione non solo imposta, ma anche acquisita.  L’ incertezza ha caratterizzato lo stato d’animo per troppi mesi, cercheremo ora di guardare con fiducia al futuro, riscoprendo un autentico stare insieme.”

La terza e la quarta domanda sono chiaramente legate l’una all’altra. Nascono da un approfondito confronto tra docenti, educatori, filosofi, pedagogisti che si sono incontrati nel mese di Settembre ad Assisi per il Convegno della Rete di Cooperazione Educativa sulla figura di Paulo Freire, la sua pedagogia degli oppressi e i suoi suggerimenti educativi. Riguardano i concetti di resilienza e resistenza che possono essere considerati aspetti di un unico sguardo o sguardi diversi che si completano senza escludersi. 

DOMANDE n.3 e n.4

Secondo lei è corretto parlare di resilienza del mondo della scuola ai continui cambiamenti, alle difficoltà quotidiane, alle mancate promesse da parte degli organi preposti? 

Pensa che la scuola debba essere oltre che resiliente anche resistente cioè in ferma opposizione rispetto a ciò che ne sminuisce il suo valore e il suo riconoscimento come luogo privilegiato per la crescita e la formazione dei bambini e dei ragazzi?  

“La scuola è resiliente, ha la capacità di affrontare e superare un periodo di difficoltà, ma non senza che questo lasci dei segni. Abbiamo assorbito l’urto della pandemia, ma abbiamo delle incrinature. La relazione diretta, la socialità devono essere sanate, ripristinate, anche tra adulti; in questo periodo si è resa evidente la disparità sociale, il divario tra lo status socio-economico delle famiglie, e qualcuno è rimasto indietro. Ma abbiamo anche imparato molto, in particolare l’utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica quotidiana e nelle attività funzionali all’insegnamento. L’esperienza ci ha segnato, in positivo e in negativo.

Al di là del periodo emergenziale, la scuola è sempre stato il teatro dei cambiamenti, a volte anche radicali e tempestivi, richiesti dai governi che si sono succeduti da un paio di decenni a questa parte: abbiamo sempre accolto le sfide con fierezza e determinazione, ma avremmo bisogno di periodi di assestamento più lunghi perché, quando il materiale su cui si lavora è umano, si ha bisogno di tempi distesi per vederne i frutti.

Tempo fa, in un convegno, fu esposto questo concetto: la scuola deve essere il peso che dà equilibrio alla bilancia. Laddove la società è conservatrice, reazionaria, la scuola deve essere rivoluzionaria, stimolare alla ricerca del nuovo, al cambiamento; laddove la società si concentra solo sul presente, sulle nuove tecnologie, la scuola deve ricordare il percorso fatto, il punto di partenza, non deve far perdere la memoria del passato, oltre certo a costruire le basi del futuro.”

“Il termine resilienza personalmente non lo vivo bene, mi sembra troppo abusato però il concetto di potercela fare insieme e uniti è certamente un concetto che condivido. Essere nella scuola da tempo ci ha fatto vivere tantissime temperie, tanti cambiamenti un po’ gattopardiani e tante mancate realizzazioni dei cambiamenti annunciati, però la scuola è sempre stata in grado di affrontare tutto questo. Ha un grande livello di consapevolezza almeno per quanto riguarda la maggior parte dei suoi operatori e se ha un attento dialogo con i propri stakeholder, con i ragazzi, le famiglie e altro, è anche in grado di comunicare adeguatamente l’esigenza di riconoscere la sua centralità. Ha il compito di illuminare, chiarificare quanto è importante la crescita sana e competente dei ragazzi.  Su questo tutti sono d’accordo, anche coloro che dal punto di vista delle decisioni politiche prendono strade diverse, almeno formalmente e strategicamente concordano con questa visione. Purtroppo dalle parole ai fatti cambiano molte cose”

“Resilienza è la parola più appropriata tanto che è stata la prima che ho usato per descrivere l’avvio di questo anno scolastico caratterizzato da una grande incertezza ma anche da un grande desiderio di riprendere a svolgere tante attività che si svolgevano precedentemente all’epidemia. 

Per quanto riguarda il concetto di resistenza…assolutamente sì! È anzi fondamentale rendere resistente il valore dell’educazione come rispetto di sé, degli altri e delle regole di convivenza civile. Soprattutto in questo momento dove la proiezione delle ansie e delle preoccupazioni degli adulti sui minori rischia di renderli ancora più fragili. La scuola è l’istituzione principale deputata a svolgere questo ruolo ma deve stringere alleanze forti con le altre istituzioni, prima tra tutte, la famiglia”

“Elena Malaguti, nota docente dell’università di Bologna, pedagogista speciale, psicologa e psicoterapeuta, definisce la resilienza come “la capacità di trasformare un’esperienza dolorosa in apprendimento”. La resilienza ci interessa come esseri umani, così come nelle funzioni educative. La Didattica a Distanza è un esempio di resilienza, la scuola al tempo della pandemia si reinventata, non si è fermata, ma si è presentata con una nuova veste riproponendosi attraverso piattaforme e classi virtuali. La scuola resiliente ha affrontato un improvviso, imprevisto, enorme cambiamento con positività e autostima, rispondendo ai bisogni educativi e formativi dei propri ragazzi, modificando il proprio modo di fare didattica con l’ausilio delle nuove tecnologie. La scuola resiliente è stata la guida emotiva ed educativa per migliaia di studenti che si sono visti allontanare dalle aule fisiche e catapultare in aule virtuali. Dirigenti scolastici, docenti, personale ATA, alunni e famiglie, tutta la comunità educante è chiamata a supportare il processo di apprendimento dei nostri ragazzi sia in condizioni ordinarie che straordinarie. La scuola, attenta ai continui cambiamenti, alle difficoltà quotidiane risponde ogni giorno alle difficoltà, chiedendo la giusta attenzione degli organi preposti a delinearne la politica del cambiamento. 

La scuola è resiliente e resistente. Nel contesto emergenziali e post-emergenziale, la scuola ha interpretato e interpreta la resilienza nella didattica quotidiana, ha preparato e prepara a rispondere ad un mondo incerto, educa ad affrontare l’imprevisto. La complessità del nostro tempo e i fenomeni ad essa correlati bussano alle porte del sociale risvegliando il senso civico e la responsabilità condivisa che dovranno rappresentare un obiettivo del percorso educativo e formativo.  La scuola è resistente, resite all’ignoranza, all’arroganza, all’indifferenza, ai pregiudizi e alle aggressioni. La scuola è un valore perché crea legami indissolubili tra persone, esperienze, discorsi idee e sul loro senso.  La scuola è conoscenza, abilità, competenza, convivenza, socialità; una scuola per includere e unire impiega giorno dopo giorno tutte le sue risorse.”

“La scuola è il luogo di resilienza per eccellenza, perché educa gli individui ad affrontare e a superare le difficoltà. L’azione educativa nel suo complesso può essere intesa come indirizzare il bambino ed in seguito lo studente a scomporre i problemi in procedure più semplici che lo conducano verso la soluzione. Sono un’ottimista per natura e ritengo che l’alleanza con le famiglie rappresenti uno strumento vincente in questa accezione. Nella mia esperienza ho potuto riscontrare che un atteggiamento dialogante può servire in molti casi a dirimere controversie sui diversi punti di vista, ovviamente tutto ciò che contrasta con i valori fondamentali su cui si fonda l’educazione dell’individuo va fermamente avversato e rifiutato.

Da sempre la scuola è un crocevia di cambiamenti, perché nella scuola c’è il futuro di una società. Le scuole sono “organizzazioni complesse”, che possono essere viste come sistemi aperti al centro di una rete di relazioni con il territorio. In questo modo acquisiscono continuamente elementi d’informazione dall’ambiente circostante che possono essere considerati come un contributo per alimentarne la crescita. È proprio questo continuo scambio con gli stimoli che provengono dall’esterno che consente alle scuole come “organizzazioni complesse” di evolvere e “co-evolvere” in continuazione. Il nucleo portante che rende essenziale l’azione della scuola di oggi è la sua missione educativa: il compito della scuola è diventato quello di formare, da un lato, giovani consapevolmente responsabili e, dall’altro, soggetti capaci di costruirsi autonomamente valori di riferimento e un bagaglio di conoscenze, al fine di potersi orientare nelle scelte e di affermarsi nelle attività professionali. I giovani devono acquisire, con la stessa intensità, valori e conoscenze, non solo per avere punti di riferimento (orientarsi) ma anche per comprendere le veloci trasformazioni della società, in cui vivono, e per governarne gli sviluppi”

“È corretto usare la parola “resilienza” nel momento in cui interpretiamo il termine nel senso di capacità di adattarsi al di là delle difficoltà, mettendo in atto processi di flessibilità dell’organizzazione e dei suoi attori; laddove l’organizzazione resta rigida non si può parlare di resilienza, ma di resistenza a volte deleteria perché auto distruttiva.

Il senso della resistenza è capire e cercare una modalità di interlocuzione con i vari soggetti che ruotano intorno al mondo scuola siano essi i genitori, gli alunni e il contesto territoriale.”

DOMANDE n.5 e n.6

È possibile ipotizzare prima e costruire dopo una visione ampia del percorso educativo di ogni bambino e ragazzo che vada al di là delle peculiari caratteristiche di ogni singola istituzione, con mescolanze di possibilità, condivisione di proposte, vera continuità verticale ma anche orizzontale tra ordini di scuola e plessi della città? E chi, secondo lei, dovrebbe occuparsi di realizzare questo piano educativo? 

Cosa chiede all’amministrazione comunale della nostra città in qualità di Dirigente Scolastico?

Mettiamo insieme anche queste due domande perché dalle risposte ricevute è proprio l’amministrazione comunale l’eventuale punto di riferimento per un’azione di coordinamento, come ente super partes. Anche gli Enti Locali vengono presi in considerazione come promotori di tale processo avendo rapporti oltre che con le scuole anche con l’associazionismo. 

Le Presidi chiedono ai nostri amministratori “di essere al fianco e a supporto delle istituzioni scolastiche”, creando un “filo comune tra le varie scuole, le associazioni, le cooperative di servizi, le società sportive, le parrocchie… per offrire a livello territoriale prospettive formative diverse”; “un attento ascolto delle esigenze anche con incontri periodici tra i vari soggetti, i dirigenti in primis ma anche la rappresentanza dei ragazzi, perché capire dove sono allocati i problemi consente di avere una visione più ampia per la gestione e la governance” 

Sottolineano la necessità di “un dialogo continuo, una collaborazione che porti al raggiungimento di obiettivi comuni”; “un confronto, una piena condivisione dei problemi reali che sono tanti e di varia natura; una consapevolezza di quanto sia esteso il problema delle povertà educative.”

Auspicano fortemente “che questo patto tra Istituzioni possa rafforzarsi e continuare nel tempo, ringraziando per la sollecitudine e la vicinanza.”

Chi ci segue sa quanto sia per noi importante diffondere l’idea di una scuola come luogo privilegiato per la crescita di bambini, bambine, ragazzi e ragazze. Un luogo aperto, accogliente, ricco di fermento, dove poter “incontrare” se stessi e l’altro da sé, trovare occasioni e opportunità per apprendere in un’ottica di educazione permanente, dove fare esperienze di comunità scolastica, civile, culturale e politica.

Quello che emerge dalle risposte è che “la collaborazione tra le scuole esiste da tempo anche ai sensi della normativa vigente (DPR 275 del 1999 e Legge 107 del 2015) e vari strumenti giuridici permettono alle scuole di effettuare una serie di attività in collaborazione tra loro e con soggetti terzi.” 

“La costituzione degli Istituti Comprensivi deve essere intesa in questa accezione. Occuparsi dell’intero percorso educativo dei bambini ed in seguito degli studenti concependolo come un continuum è divenuto un aspetto fondamentale del concepire la scuola oggi. Si tratta di uno degli “stimoli esterni” che spinge i diversi attori della scuola a trovare nuove sintesi per co-evolvere ed essere in grado di formare i nuovi cittadini del terzo millennio. È un’attività che le scuole stanno progressivamente costruendo anche attraverso nuove sintesi ed organismi, come le “reti di scuole”.

“In un contesto comunitario quale quello cittadino varie sono le agenzie che concorrono alla formazione dei ragazzi, coordinare gli interventi e costruire sinergie contribuisce sicuramente alla realizzazione di una visione ampia e ad un’azione educativa più efficace. L’istituzione deputata al coordinamento delle agenzie educative cittadine è sicuramente l’ente comunale al quale chiedo di essere appunto al fianco e a supporto delle istituzioni scolastiche”

DOMANDE n.7 e n.8

Le risposte alle ultime due domande “Qual è il suo rapporto con l’utenza: bambini, ragazzi, famiglie?” e “Ci saluti con un augurio per questo nuovo anno appena iniziato” sono quelle che più delle altre ci raccontano il cuore, la passione, l’amore di chi opera per e nella scuola. Anche quando le cose non vanno come vorremmo e ci si trova ad affrontare difficoltà e conflitti. La bellezza di questi ultimi è trovare una via comune sulla quale andare avanti insieme, lasciare spazi di incontro, rispettare ognuno il proprio ruolo e quello dell’altro in un’ottica di collaborazione per il bene dei nostri bambini e dei nostri ragazzi che, in fondo, è l’unica vera cosa che conta ed è finestra aperta al nostro stare bene. 

Così c’è chi sottolinea che “il rapporto con l’utenza è spesso associato a momenti di conflitto da risolvere” e chi racconta “un rapporto basato su accoglienza, dialogo e inclusione; la scuola come comunità educante che cammina insieme ed è consapevole che non possa esistere una relazione-tipo da tenere con famiglie e ragazzi/e ma sa che i genitori affidano alla scuola il loro bene più prezioso”.

Chi, essendo di nuova nomina, ringrazia la precedente Dirigente Scolastica per averla “illuminata”, presentandola alle componenti fondamentali della scuola e dichiara: “Cerco di costruire ogni giorno relazioni serene con il personale tutto, con gli studenti e con le famiglie. Spendo il mio tempo per creare riferimenti chiari attorno ai quali costruire significati condivisi.

Ascolto, collaborazione e mediazione sono le parole più ricorrenti.

“Il mio rapporto con l’utenza è stato sempre improntato all’ascolto e alla massima collaborazione ed è stato, credo, anche uno dei punti di forza che ha reso la nostra comunità scolastica molto resiliente alle diverse sfide che abbiamo affrontato in questi ultimi 5 anni”

“Il mio rapporto con l’utenza è molto collaborativo e propositivo; le situazioni che vengono rappresentate al Dirigente son molte e variegate occorre sempre mediare e trovare un punto di incontro; quando questo non avviene cercare di capire quale anello della catena è venuto meno e ricominciare a costruire ponti.”

Poi ci sono loro: bambini- bambine e ragazzi-ragazze 

“Riguardo ai bambini sono la mia energia vitale. Incontrarli la mattina per le scale o andarli a trovare nelle aule è sempre un momento prezioso” 

“I ragazzi li adoro, semplicemente li adoro. Trovo che siano una fonte inesauribile di energia, di spunti di progettualità, di desiderio di miglioramento”.

Ed ora ecco i saluti delle Dirigenti Scolastiche delle scuole di ogni ordine e grado della nostra città:

 “L’augurio è di poter vedere finalmente i bambini e i ragazzi chiacchierare, ridere e scherzare con naturalezza, senza barriere.”

“Adelante con giudizio – come diceva Manzoni –  partiamo con energia ma anche con grande responsabilità per fare in modo che tutto vada per il meglio

“L’augurio per tutti è che sia l’anno in cui torneremo a condividere esperienze belle e formative e torneremo a sentirci comunità.

“Sicuramente l’anno scolastico conclusosi a giugno 2020 è stato tra i più impegnativi della nostra carriera; rimarrà impresso nella memoria di tutti, lo ricorderemo nel tempo e lo leggeremo un giorno nei libri di storia.  Ci siamo adattati a continui cambiamenti, ridisegnati a fronte dell’andamento epidemiologico, abbiamo rivisto le nostre priorità, come dirigenti, docenti, amministrativi, tecnici e come persone; abbiamo fatto, e ancora più faremo oggi, appello al comune senso di responsabilità civico ed etico.  Non siamo forse più gli stessi di ieri, abbiamo acquisito capacità di adattamento, di resilienza, ma siamo sicuramente tutti un po’ più forti e migliori, pronti a far ripartire la nostra scuola, a garantire ai nostri ragazzi il diritto allo studio, ma anche alla socialità. Che il nuovo anno sia ricco di soddisfazioni!”

“Vorrei salutarvi con un augurio di Papa Francesco: ‘Auguro a tutti voi, genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una strada che faccia crescere le tre lingue che una persona matura deve saper parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose e insieme!’ ”

“Avere il coraggio di far bene il proprio mestiere e non avere paura delle difficoltà. Aristotele parla di “vita buona” e Hannah Arendt di “vita activa”, in pratica “essere politici” cioè amare la propria città e adoperarsi per essa; credo che vogliate fare proprio questo col vostro giornale. Sbaglio? TANTISSIMI AUGURI.”

Grazie di cuore da parte di tutta la redazione di Sedicigiugno alla Prof.ssa Paola Siravo dell’ Istituto Comprensivo Foligno 1; alla Prof.ssa Morena Castellani dell’Istituto Comprensivo Foligno 2; alla Prof.ssa Alessia Marini dell’Istituto Comprensivo Foligno 5; alla Prof.ssa Maria Grazia di Marco della Direzione Didattica via Monte Cervino; alla Prof.ssa Federica Ferretti dell’ Istituto Tecnico Commerciale Feliciano Scarpellini; alla Prof.ssa Maria Paola Sebastiani del Liceo Scientifico e Liceo Artistico G. Marconi.

Ci proponiamo di completare nel prossimo numero la rassegna delle interviste ai dirigenti Scolastici. 

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