
#politica #università #sanità
Di Lorenzo Monarca
In foto: i due candidati UDU folignati: Edoardo Berno e Emily Luchini.
Mercoledì 15 e giovedì 16 dicembre gli studenti dell’Università degli Studi di Perugia sono chiamati ad eleggere i propri rappresentanti nei vari organi collegiali. Tra le varie associazioni che si presenteranno la più rappresentata negli scorsi mandati è stata sicuramente l’UDU (Unione Degli Universitari). Tra i candidati per il polo di Medicina figurano due giovani folignati: Edoardo Berno ed Emily Luchini, ai quali abbiamo chiesto di spiegarci meglio perché queste elezioni sono importanti e quali sono le istanze di cui questa associazione intende farsi carico.
“La presenza dei rappresentati degli studenti all’interno del Senato Accademico e degli altri organi collegiali è di cruciale importanza per migliorare il welfare studentesco, e a maggior ragione lo è stata nello scorso anno. Infatti l’UniPg è una delle poche università italiane che non solo in questo semestre sta facendo una didattica mista, permettendo ai ragazzi fuori sede di seguire non in presenza fisica, sia le lezioni sia gli esami, ma che lo prorogherà anche al prossimo: questa è stata una nostra richiesta che è stata accolta dalla governance d’Ateneo, che è stata sempre aperta al dialogo con le rappresentanze. Siamo anche riusciti a colmare un vuoto normativo della Regione, visto che dai primi programmi di vaccinazione covid erano stati esclusi tutti gli studenti di area sanitaria che quindi erano costretti ad effettuare i tirocini obbligatori nelle aziende ospedaliere senza la giusta protezione: la mozione che è passata in Consiglio Regionale è stata una nostra iniziativa. Altra grossa mancanza della Regione Umbria è stata uno scarso investimento economico nel tracciamento dei positivi covid: gli studenti dal terzo anno in poi di Medicina hanno lavorato in azienda, in cambio di CFU, evitando che il sistema dei tracciamenti saltasse. Il Rettore ci ha riconosciuto il merito come studenti di medicina di aver messo in atto questo patto con l’ASL. Altra cosa importante, ottenuta poco prima della pandemia e mantenuta fino ad ora, è il l’alzamento di una no-tax-area da 22mila e 30mila euro di ISEE. Per ora viene fatto anno per anno usando fondi straordinari ma stiamo cercando di metterla come spesa strutturale di bilancio.”
“Tra le cose che chiediamo e che cercheremo di ottenere nel prossimo futuro c’è la costruzione di una sala settoria, che nel corso di Medicina è uno strumento essenziale. Chiediamo anche dei rimborsi per gli spostamenti dovuti ai tirocini obbligatori: molti studenti che seguono i corsi a Perugia o a Foligno (e che quindi prendono casa lì) si trovano poi costretti a muoversi attraverso tutta l’Umbria per diversi mesi, con ingenti spese annesse. Altra proposta è un corso obbligatorio di BLSD (Basic Life Support Defibrillation) per tutti gli iscritti alle professioni sanitarie come formazione pratica. Infine gli studenti di Medicina non hanno dei tirocini ben strutturati: siamo dei semplici spettatori passivi, con scarsa possibilità di fare qualcosa di pratico; chiediamo quindi un tutor di riferimento che si faccia carico del nostro addestramento pratico.”
“La sanità che avremo domani passa anche dalla formazione che riceviamo oggi. Noi vediamo a Perugia una università molto efficiente e dal livello altissimo, ricca di ambienti estremamente fruibili e a prova di studente, in sinergia con l’ospedale che è lì di fronte e che ci permette di fare esperienze con tecniche e macchinari che altrove non sarebbero possibili. Motivo per cui ci sentiamo non poco preoccupati dalla recente deriva regionale che tende a screditare l’azienda pubblica a favore di quella privata. Nonostante alcune professioni tecnico-sanitarie trovino beneficio dall’esperienza maturata nelle aziende private, i giovani medici neolaureati ormai non vedono più l’Umbria nel loro futuro, perché le situazione nei nosocomi umbri stanno diventando via via più difficili e i conocorsi per i professionisti sanitari scarseggiano. Il che è un peccato, perché il messaggio che passa è che la sanità pubblica sia di livello inferiore rispetto a quella privata, cosa che non è assolutamente vera”.