Parole e Idee Scuola

La scuola e i banchi con le rotelle

La scuola nel dibattito pubblico: tra banchi, scioperi, problemi e proteste, nell'articolo di Matteo Santarelli.

#paroleeidee #scuola
Di Matteo Santarelli
In foto: I banchi con le rotelle. Crediti: Adnkronos


Più o meno un anno e mezzo fa, dopo anni di disinteresse mediatico, la scuola sembrava tornata al centro della discussione pubblica. L’emergenza Covid sembrava aver rimesso in primo piano la centralità della dimensione educativa nella vita sociale e politica italiana. I politici affermavano senza sosta la necessità di far tornare i nostri ragazzi a scuola, in presenza, dopo i difficili mesi della Dad. Addirittura si parlava di soldi, finanziamenti, sostegno, e così via. Tutto ciò si mescolava a questioni apparentemente secondarie, come ad esempio il tema dei banchi a rotelle, ossia una delle gravissime colpe di cui si è macchiata Lucia Azzolina, una delle ministre più dileggiate nella storia recente della Repubblica. 

Col tempo, e in stile perfettamente italiano, si è in realtà scoperto come le questioni apparentemente secondarie fossero in realtà primarie. E così, una volta sparita la figura della ministra Azzolina e i suoi disdicevoli acquisti di banchi con le rotelle, ecco di nuova sparita la scuola dall’orizzonte mediatico. Se durante il governo Conte bis le questioni educative erano al centro del destino morale e politico dell’Italia, con l’avvento di Draghi la scuola è tornata nell’ombra. O quantomeno, è tornata rilevante solo rispetto a temi piuttosto specifici, come l’impennata dei contagi, gli insegnanti No-Vax, o talvolta semplicemente per tornare a parlare di banchi a rotelle, come ha fatto recentemente Report.

Il fatto che la scuola continui ad avere dei problemi, e il tema di come essi vengano gestiti, tornano a suscitare disinteresse, se non vero e proprio fastidio. Pensiamo alle reazioni scatenate dallo sciopero di dicembre. In ottemperanza alla legge non scritta della “scomparsa delle ragioni”, la gran parte dei media si è dimostrata quantomeno insensibile alle motivazioni dello sciopero, e più in generale rispetto al fatto che le scuole abbiano dei problemi diversi rispetto al semplice aprire e far partecipare i ragazzi in presenza. Emblematiche le parole del direttore de Il Foglio Claudio Cerasa: “Un sindacato che si permette di far perdere un solo giorno di scuola ai nostri figli, in un paese che di giorni di scuola ne ha persi fin troppi durante la pandemia, merita di essere considerato per ciò che è: impresentabile sul presente, indifferente sul futuro. Grazie di cuore”. 

I motivi di questo sciopero? Le cose che non funzionano a scuola? Il giudizio sull’operato del governo attuale in merito? Non pervenuti. Il che sembra suggerire una serie di tristi dubbi. Forse la scuola interessava solo come oggetto polemico? Forse i problemi della Dad – problemi serissimi, si intenda – esauriscono i problemi della scuola? Forse la pandemia, a cui qualcuno ha affidato il compito messianico di “renderci migliori”, non ha dissolto, ma anzi ha acuito alcuni tic pre-pandemici? Ad esempio, quello per cui la scuola ci interessa solo nella misura in cui ci permette di parlare di sprechi, (presunti) privilegi, vacanze di tre mesi. E ovviamente, degli ormai indimenticabili banchi a rotelle.  

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