
#politica #istituzioni
Di Matteo Bartoli
In foto: La Sede della VUS a Foligno.
“Siccome la vus è l’unica multiutility dell’Umbria, dal gas all’acqua, ai rifiuti, all’energia ed è pubblica, è un impresa da preservare e valorizzare” queste le parole attribuite al presidente di valle umbra servizi Vincenzo Rossi nella recente intervista rilasciata alla Gazzetta di Foligno.
Ma perché Rossi deve rispondere così alla giornalista che gli chiedeva se fosse difficile applicare al pubblico gli stessi criteri di razionalizzazione del privato? Per rispondere a questa domanda capziosetta bisogna partire dagli antefatti.
E’ agosto 2019, la giunta Zuccarini si è insediata da due mesi, e il sindaco, con un piglio dirigistico, dimette la vecchia presidenza Vus per far posto all’ingegner Rossi. Siamo allo spoil sistem. La scelta presa dal comune di Foligno, che nei fatti detiene la maggioranza assoluta della Vus spa, oltre che dai sindaci non leghisti, è molto discussa anche nel campo del centrodestra: uno dei suoi oppositori è l’allora sindaco di Spoleto De Augustinis. Verrà comunque percorsa questa strada al di fuori delle prassi istituzionali, esponendo l’azienda al risarcimento verso il cda dimissionato. Si potrebbe allora supporre che dietro questa posizione assunta dal Comune di Foligno ci fosse un’idea brillante, un progetto solido, una missione su cui mobilitare la nuova dirigenza della Vus, l’unica in grado di interpretare questo mandato tanto da rendere indispensabile il cambio ai vertici. Beh, a due anni e mezzo dai quei giorni, visti i risultati ottenuti, è lecito chiedersi quale sia stato il mandato con cui il pensionato Rossi è stato chiamato a guidare la Valle Umbra Servizi. Le parole pubbliche parlano di razionalizzazione, efficientamento; come dirsi contrari? Ma i fatti? Veniamo ai fatti dunque.
Nel Giugno e nel Luglio 2020 l’Italia sta uscendo dal primo lockdown duro, i contagi sono al minimo, Mediaset ha deciso che il paese deve parlare della signora Angela da Mondello e del suo famoso “non ce n’è covìd”: nel paese tutto sta ripartendo, ma non la Vus. Per Giugno e Luglio, mentre il caldo rende i cattivi odori e le conseguenze igieniche ancor più fastidiose, si assisterà a mancati ritiri, cataste di rifiuti e continui disagi. La sporcizia e le cataste raggiungono un livello mai visto sinora (vedasi foto). Iniziano a girare delle voci sui motivi del così grave disservizio: c’è chi parla di contagiati in isolamento, chi dice che gli operai si sono messi in malattia perché devono fare troppi straordinari. Ma voci restano e infine la situazione rientra con la partenza per le vacanze agostane che riduce la mole della differenziazione e fa tirare un respiro di sollievo al sistema. Ma in quel passaggio si sono condensate tante delle questioni che intendiamo discutere con questo articolo.
Anzitutto se basta che qualcuno legittimamente o illegittimamente si astenga dal lavoro per mandare in panne il sistema, potrebbe significare che il suddetto sistema non sia così solido e che vi sia un deficit di personale -anche a fronte di alcune internalizzazioni programmate di appalti. Se invece il deficit non è il numero del personale ma la qualità del suo lavoro, un leitmotiv tanto caro a taluni, ci si deve chiedere allora cosa stiano producendo coloro che questo lavoro lo organizzano. Quest’ultimo dubbio un po’ meno frequentato dal leitmotiv di cui sopra.
“Quelli di prima hanno messo dentro i loro, questi nuovi si stanno trovando gli sfaticati e i tossici e devono combattere contro il boicottaggio”. In giro si sente anche questo, e non solo al bar sport. Ordine di scuderia o meno, di fatto le assunzioni programmate non vengono predisposte e i concorsi si rimandano. Intanto qualche manovra con qualche interinale per tirare a campare e, perché no?, magari per dare punti per i concorsi anche a coloro che non erano amici di quelli di prima?
Nel frattempo: investimenti nel parco mezzi? Nel personale? In un piano industriale che i sindacati chiedono da tempo? Niente di tutto questo. E così si arriva all’autunno 2021. Mentre saltano sempre più ritiri, mentre la percentuale di raccolta differenziata scende, mentre la situazione igienica del centro (ma anche di frazioni e periferie, segno inedito dei tempi) è in lineare peggioramento, il centrosinistra sinora silente -solo Foligno in Comune fuori dal consiglio aveva provato, senza grande efficacia, a problematizzare lo spoil sistem- inizia a porre pubblicamente la questione di Vus. Il capogruppo del PD Elia Sigismondi prende parola in un consiglio comunale di Novembre e dice che la situazione è talmente degenerata che è impossibile non pensare ad un tentativo di privatizzazione, dice che il malcontento verso la gestione disastrosa dei rifiuti sta portando i cittadini all’esasperazione e che è inaccettabile l’immobilismo dell’amministrazione.

Il tema evidentemente si scalda e su questo viene convocata una commissione controllo e garanzia per il 7 di Dicembre. Intanto Foligno in Comune aveva scritto un comunicato in cui indicava, dietro il doloso immobilismo della destra, il tentativo di imporre la privatizzazione all’opinione pubblica. In realtà nel documento si parlava anche di mancate assunzioni, mancati investimenti, bassa capitalizzazione. Perché sì, come avevamo già detto, i concorsi programmati sono stati rimandati, secondo i maliziosi, proprio per far scadere le graduatorie di “quelli vecchi” a Marzo 2022 e magari sostituirle con le graduatorie di “quelli nuovi”. Alcuni altri dicono che queste assunzioni vengono temporeggiate per far farle poi fare direttamente al compratore. Già; aleggia nel dibattito questo spettro di compratore, questa privatizzazione che si fa sempre più prossima anche se lontana, come se si guardasse dallo specchietto retrovisore. Potremmo parlare, come per la sanità, di privatizzazioni di Pulcinella: di bocca in bocca, lo sanno tutti, non ne parla nessuno. Eppure Acea ha persino una pagina Wikipedia, bastava googolarla.
Forse a questo è dovuta la sufficienza con cui il presidente di Vus risponde in commissione dicendo che quella del rischio privatizzazione in sostanza è una mera tautologia. “Stiamo facendo il possibile, la macchina aziendale è partita e produrrà risultati, ma ci vorrà tempo”. Due anni e mezzo non sono bastati evidentemente: anche questa è una tautologia. Ma forse vale la pena chiedersi se non abbia ragione lui e forse ha un bel po’ di senso problematizzare i suoi rapporti con l’amministrazione comunale folignate. Perché, se è vero che Zuccarini fu irremovibile al tempo della sua nomina, è altrettanto vero che sono in molti a dire che l’idillio è finito. Bisognerebbe dunque capire cosa successe in quei momenti, chi volle quella nomina, chi la difese e chi la sta difendendo e bisognerebbe fare un pochino di chiarezza nel torbido dibattito politico all’interno del centrodestra umbro. Ci sono i salviniani con Caparvi in una paranoica fortezza sempre più piccola, gli oppositori giorgettiani a scalpitare, gli amici di Silvio e cuginetti di Romizi che aspettano Godot e i fratelli di Meloni che, seppur pungolano la presidente Tesei sulle nomine e sugli assessori, non hanno mai davvero aiutato nessuno a fare un pochino di chiarezza fra questi equilibri.
La partita di questi equilibri dinamici passa anche per Foligno e anche per Vus. Speriamo passi per e non passi sopra l’ultima multiutility pubblica umbra. I segnali sono pessimi e dove non arriverà la rana bollita di Chomsky magari sarà il dl concorrenza di Draghi ad arrivare. Restiamo in vigile osservazione.
*L’articolo di Matteo Bartoli è già uscito nel numero di dicembre 2021 di Micropolis.