Scuola

Leggere ad un bambino è un atto d’amore

La passione della lettura trasmessa ai bambini: progetti, iniziative e riflessioni nell'articolo di Elisabetta Filippucci.

#ascuoladicreatività
Di Elisabetta Filippucci
In foto: Il progetto Nati per leggere


Fiabe e balletti

Fiabe e balletti era una raccolta di fiabe, alcune delle quali messe in scena da Carla Fracci. Questo è stato il libro dell’innamoramento. Io ero una bambina che sognava di ballare un giorno in un grande teatro come la sua beniamina, Carla Fracci appunto. Quel libro arrivò per un compleanno, credo. Le storie mi catturarono subito e quelle braccia armoniose, in una postura così perfetta, sembravano accogliere i sogni di una bambina dalla fantasia piuttosto fervida, per poi librarli nel cielo in una delle memorabili piroette.

Sono cresciuta e non sono diventata una ballerina, ma le storie hanno continuato a danzare nella mia vita, grazie anche alla biblioteca personale di uno zio speciale. Lì mi sono cibata di tutto: dai fumetti di Asterix, ai saggi più impegnati, passando per autori come Dostoevskij, Verga, Pirandello, Shakespeare, Morante, Moravia, Tolstoj, ma anche Guareschi e tanto altro ancora. Mi sono abbeverata in quel luogo negli anni dell’adolescenza. 

Ninna nanna ninna-o

La passione per la lettura è continuata, ma una svolta decisiva è avvenuta con la nascita di mio figlio Matteo. Eravamo ancora in ospedale, quando gli comprai il suo primo pop-up. All’epoca ero molto istintiva, non sapevo le cose che so adesso. Ma l’istinto ha compensato la mia ignoranza. A Matteo piaceva ascoltare storie, si è visto subito, poteva stare le ore. Allora ho iniziato a sbirciare nelle librerie, nei reparti dedicati all’infanzia. Per saziare la passione di Matteo è iniziata la mia meravigliosa “malattia”, dalla quale non sono più guarita. 

Ho iniziato ad acquistare albi e cartonati di ogni genere per mio figlio. La sera una pila di libri sul letto accompagnava il rito dell’addormentamento, ma anche viaggi, tempi di attese. Un libro era sempre nella mia borsa, un audiolibro in macchina.  È stata una esperienza fantastica. Per un tempo indefinito ci perdevamo in racconti, storie, fino a quando il sonno non arrivava ad abbassare le palpebre, spesso di entrambi. Ai bambini, l’ho scoperto, piace tanto ascoltare le stesse storie, impararle a memoria, come del resto adorano quel momento magico dell’arrivo di un nuovo albo, quando la curiosità li divora e tu devi essere pronta anche a ricevere una stroncatura: perché i bambini non li inganni. Sanno riconoscere il bello. 

Con il mio secondo figlio le scelte sono state meno istintive, più ragionate, perché nel frattempo la mia passione è diventata anche studio e incontro con persone straordinarie che tanto hanno contribuito a maturare la consapevolezza che ai bambini non vanno semplicemente lette delle storie, ma storie belle. I bambini sono “persone piccole”, per citare Beatrice Alemagna (Cos’è un bambino? – Topipittori) “che un giorno cambieranno”. Cambieranno perché cresceranno e per farlo hanno bisogno di bellezza. Bellezza di rapporti e relazioni, bellezza di opportunità, bellezza di studio, bellezza di opere d’arte, di musica, bellezza di ambiente naturale, bellezza di gioco, bellezza di storie. Non si dovrebbero accontentare mai, ma esigere sempre il meglio per loro! Per questo è fondamentale non cadere nei libri furbi, quelli che strizzano l’occhio agli adulti, quelli che hanno velleità esplicitamente educative. A me non piacciono. Sicuramente avrò letto ai miei figli anche libri furbi, ma col tempo ho affinato le mie antenne e ho cercato di evitarli. Un libro deve emozionare, divertire, far sognare, riflettere, commuovere, sorprendere per il gusto di farlo, non per insegnare qualcosa. Come quando guardi la volta della Cappella Sistina, o stai sotto la Torre di Pisa, oppure quando ti godi il tramonto del sole sul mare, o , dopo, una lunga passeggiata in montagna, ti gusti il paesaggio che ti circonda. Tutto ciò non ti sta insegnando qualcosa, ti sta “donando” qualcosa, di unico, a te soltanto, che può essere diverso dal tuo compagno di cordata o di scampagnata e domani o fra un anno sarà sempre diverso. Questa è la magia dell’arte, del bello, anche delle storie. Questo devono suscitare i libri, gli albi illustrati, le narrazioni: esperienze uniche. Poi è logico che ciò ti cambia, ti educa, ti fa crescere, ma in un modo personale e imprevedibile. Spero tanto di essere riuscita a regalare ai miei figli esperienze uniche nelle nostre immersioni nelle tante pagine lette, fino a quando mi hanno fatto capire: basta, andiamo da soli. 

L’ultimo libro letto a Luca è stato Pippi calzelunghe, alla soglia degli undici anni. Ricordo ancora le sue parole quando iniziammo gli ultimi capitoli: “Mamma, leggiamo piano, voglio che questo libro non finisca mai!”. Ecco, auguro a tutte le mamme di continuare a leggere per e con i propri figli fino a quando non diranno: basta, vado da solo. Allora vorrà dire che sono pronti. Non credo importi quanti libri leggeranno dopo, l’importante è che non perdano mai il gusto di farlo. Che non leggano mai per dovere, ma per puro piacere. Poi sceglieranno il loro genere. Matteo ha scelto la storia. Luca sta definendo il suo, i fumetti e i romanzi avventurosi sembrano far breccia. Ad ognuno il suo.

Quadranella

Visto che non sono potuta diventare una ballerina di successo, sono diventata una maestra, ma non è stato un ripiego, semplicemente era il lavoro che meglio di tutti poteva rendere felici le mie anime. Lavorando nella Scuola dell’Infanzia, l’incontro con le storie avrebbe dovuto essere naturale e scontato, ma non lo è stato, semplicemente perché, agli albori della mia carriera di insegnante specializzata nelle attività di sostegno, ho fatto esperienza di lettura come “digestivo”. Mi spiego meglio. La lettura era generalmente un’attività del dopo pranzo, per rilassarsi un po’. Niente di strano o di sbagliato, ma a mio avviso estremamente riduttivo e non mi piacque. Però c’è un però e a distanza di anni si è quadrato il cerchio. Il mio primo anno di ruolo l’ho fatto in una piccola scuola di campagna, mono-sezione del comune di Umbertide. In quella piccola scuola, una maestra illuminata, Anna Briganti, aveva creato una biblioteca scolastica. Correva l’anno 1996. Semino.

Nove anni  fa decidemmo che le storie sarebbero state al centro della nostra programmazione educativo-didattica. Io lavoro a Spello, nella Scuola dell’Infanzia Quadrano, uno dei tre plessi dell’I.C. “G. Ferraris”. Durante quell’estete una idea iniziò a frullarmi in testa. Perché non creare una biblioteca scolastica? Magari che potesse permettere ai bambini di portare a casa i libri. L’idea era acerba, ma straordinaria. Forse le letture fatte da bambina e da adolescente nella biblioteca di mio zio avevano dissodato e reso fertile il terreno, forse quell’idea aveva origine dal semino accolto inconsapevolmente durante il mio primo anno di ruolo, forse aveva messo radici grazie alla mia esperienza di mamma. Una cosa è certa: l’idea germogliò. Cominciai a guardarmi in giro, non c’erano a quei tempi esperienze simili nella scuola dell’infanzia, perlomeno a me note.  Chiesi aiuto alla mia amica speciale Sabina Antonelli, fata madrina mai avara di bellezza e dispensatrice di buoni consigli. Lei mi fece conoscere Alessandra Comparozzi, altra fata madrina e presidente di Birba chi Legge, la biblioteca nata e gestita dai genitori della Scuola Primaria Sant’Antonio di Assisi. Durante la prima telefonata fiume, con lei fu sintonia immediata; quando mi invitò a visitare la biblioteca fu come trovarmi nel paese dei balocchi. 

Quell’anno nacque Quadranella e una biblioteca in ciascuno degli altri due plessi di Spello. Il prossimo anno compiranno dieci anni. Dieci anni in cui Quadranella è cresciuta sempre di più, grazie alla generosità di aziende e associazioni del territorio, di insegnati e genitori, ma soprattutto grazie all’amore dei bambini, instancabili e mai passivi ascoltatori di storie. Da allora la lettura, gli albi illustrati, sono diventati il cardine del mio fare scuola, non certo un “digestivo”.

Non sono brava con i numeri, non chiedetemi quanti prestiti settimanali sono stati fatti in questi anni. Veramente tanti! Si sono fermati solo lo scorso anno, ma, nonostante la pandemia, Quadranella è continuata a crescere. Le famiglie hanno continuato a donare albi di qualità, fino ad arrivare agli attuali 360 titoli.


Il progetto Libri a merenda

Qualcuno potrebbe dire: è facile, in una piccola scuola di campagna. Forse… non lo so, dico però che non è stato semplice, immediato. Abbiamo avuto la pazienza del contadino, che semina e lascia al tempo e al susseguirsi delle stagioni il compito di fare il loro lavoro, ma nello stesso momento non trascura il suo ruolo, togliendo erbacce, irrigando nei periodi di siccità, concimando a tempo debito. Il raccolto è sotto i miei, i nostri occhi.

Quadranella è diventata “Libri a merenda”, un progetto che, oltre al prestito, ha portato i bambini e le maestre a leggere  nel territorio: i giardinetti di Spello, la Biblioteca del paese, la Villa dei Mosaici, il vivaio vicino al plesso, il Punto lettura Nati per Leggere a Viale Poeta, il Palazzo Comunale… “Libri a merenda” ha portato poi le famiglie a scuola, attraverso incontri in orario extra scolastico, in cui, a piccoli gruppi, i bambini tornavano per scambiarsi le loro storie del cuore, lette da mamme, papà, nonni o fratelli, oltre che dalle maestre. Poi una semplice merenda e magari un laboratorio, in cui concedersi un “fare” con la propria famiglia lontano dalla frenesia, in un tempo lento, che prendeva vita da una storia ascoltata insieme.

Per crescere un bambino occorre un intero villaggio. Quadranella è stata e spero continui ad essere “villaggio”, luogo di incontro, di stupore, di bellezza, di narrazioni senza fine.

Uno dei miei sogni? Che in ogni scuola ci sia una Quadranella. Che tutti i bambini abbiano accesso alle storie, ai libri. Che tutti i genitori trovino tempo per regalare quella magia che solo la lettura può donare. 

Incastrata!

Sempre per caso mi sono imbattuta con Nati per Leggere. Prima come mamma, grazie anche alla pediatra dei miei figli, Maria Frigeri, poi come curiosa. Mi son detta: se faccio il corso per volontaria, magari riuscirò a far crescere meglio Quadranella

Beh, non è andata proprio così. L’essere diventata volontaria NpL mi ha letteralmente sconvolto la vita. Diciamo che Alfonzo Cuccurullo, attore, lettore, formatore NpL (e tanto altro) è uno dei principali colpevoli. Dopo il corso non è stato possibile far finta di niente, perché mise al giusto posto tutte le idee, le convinzioni anche inconsapevoli che mi avevano portato fin lì come donna, mamma e insegnate. Mi dissero che leggere ad un bambino è un atto d’amore. Che occorre leggergli fin dai primi mesi, anzi, fin dalla pancia, perché lo aiuta a crescere a livello cognitivo, linguistico ed emotivo. Mi spiegarono che è importate che la lettura entri nella routine del bambino e che i principali attori sono i genitori o gli adulti di riferimento. La lettura crea relazione, è una esperienza emotiva unica che rafforza i legami e sostiene lo sviluppo del bambino. Per non parlare dell’azione preventiva di alcuni disturbi specifici di apprendimento. Tutto questo supportato da studi ed evidenze scientifiche. Insomma, leggere ad un bambino è un dovere, come accudirlo, vestirlo, dargli da mangiare se ha fame o lo sciroppo per la febbre se sta male.

Nati per leggere aveva questa mission: attivare, attraverso una rete che coinvolgeva più istituzioni, iniziative che portassero la lettura precoce in tutte le famiglie, affinché i bambini potessero godere dei benefici. La lettura precoce in famiglia doveva essere non privilegio di pochi, ma diritto garantito a tutti. Come non sposare questa mission? Mi avevano incastrato. Non avrei potuto, né voluto tirarmi indietro.

Siamo partite in tre. Oggi siamo in 20 volontarie. Abbiamo letto per anni al Centro vaccinale Subasio di Foligno, nelle biblioteche, nei parchi, nei musei, nei festival.  Anche se la pandemia ha provocato una brusca interruzione, stiamo riprendendo le nostre attività, perché nessun bambino sia privato di un diritto fondamentale: quello alle storie, alla lettura.

La notte in tenda delle storie

Leggere insieme ad altri, condividere storie con la mia famiglia e con gli amici è l’ultima tappa, in ordine di tempo, dell’innamoramento iniziato da bambina. Da alcune estati abbiamo aperto una vecchia tradizione di famiglia agli amici di storie. Tutti gli anni, d’estate, i miei figli con mio marito Marco amano trascorrere una notte dormendo in tenda in giardino. Un anno abbiamo deciso di coinvolgere qualche amico. Da allora è tradizione. Tre le edizioni che, spero, non si interromperanno mai! Cosa facciamo oltre a mangiare, giocare e dormire in tenda? Raccontiamo storie! Ovviamente a modo nostro. Un po’ leggendo, un po’ giocando al teatro.  Lo fanno le mamme, i papà, i figli. Ci prepariamo per  un mese intero e quando, il giorno dopo, smontiamo tutto, vorremmo che quell’esperienza non finisse mai. Perché nell’aria, tra i corpi c’è ancora quella magia che, lo sappiamo, è il frutto di una sera, di un’amicizia, di una passione comune. Quella magia durerà un anno e causerà la sete che ci farà bramare di arrivare all’anno successivo, per organizzare un’altra notte in tenda delle storie. 

Felicità

Io la chiamo felicità. Leggere storie mi rende felice, leggerle ai miei figli, ai miei alunni, ai bambini che incontro. Mi rende felice. Mi disegna un sorriso sulla pancia, oltre che sul viso. È come mangiare un gelato nocciola e pistacchio e pure la panna sopra. È come andare sull’altalena un giorno di primavera. È come fare il bagno al mare al tramonto… Io non so proprio descriverlo, vi consiglio di provarlo. Non serve essere genitori, insegnati, zii, nonni per aprire un bell’albo illustrato. Leggere gli albi illustrati è bellissimo anche se siamo adulti che leggono per sé stessi, ve lo garantisco! Ma se poco poco iniziate a leggere ad un bambino, non smetterete più. Io ho seguito corsi per la lettura ad alta voce, e mi piace tanto farlo, ma quella a bassa voce è la lettura che amo di più, perché è la più intima, vera, semplice. È la lettura che ho fatto ai miei figli e che in qualche modo faccio ai miei alunni, nei centri vaccinali, con la speranza che sia contagiosa, che induca altri genitori a… …a fermare il tempo, spegnere il cellulare, la TV, abbassare la luce, accoccolarsi con il proprio bambino, aprire un libro e tuffarsi nell’abbraccio caldo delle storie, di tante storie, lasciando andare le tensioni e la fantasia. 

Provateci, vi do la mia parola: sarà bellissimo!



Le fate madrine

Vorrei concludere ringraziando tutte le fate madrine, siano esse uomini o donne, che nel corso di questo mezzo secolo di vita mi hanno reso una lettrice appassionata, soprattutto di letteratura per l’infanzia. Alcune le ho già nominate, ma ce ne sono tante altre. La mia collega-sorella Paola Felicetti, compagna di tante avventure, spesso audaci. Sonia Basilico, punto di riferimento per ogni dubbio e consiglio editoriale. Ma tante ce ne sono, anche inconsapevoli di esserlo.

Grazie a loro, ma grazie soprattutto alla mia famiglia, di ieri e di oggi, senza la quale non avrei coltivato il mio amore per questo mondo meraviglioso.

Buone letture a tutti!

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