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I rifiuti in Umbria: passi avanti o indietro tutta?

L’Ecoforum economia circolare di Legambiente rileva che nel 2020 nessun miglioramento è stato fatto in Umbria e la direzione che impone la Regione è una marcia indietro. Infatti dopo i faticosi passi in avanti fatti negli anni scorsi in Umbria, le anticipazioni del Piano Regionale dei rifiuti tornano a proporre le solite vecchie “soluzioni semplici”: discariche e inceneritori. L’idea di una regione con una vocazione verso l’economia circolare, come le imprese già propongono e i cittadini chiedono, si sta allontanando e, invece di puntare a far crescere la raccolta differenziata e il riciclo, rischiamo di interrompere il percorso e di ipotecare il futuro dell’Umbria.

#ambiente
Di Daniela Riganelli
In foto: La discarica Le Crete, a Orvieto


L’ecoforum dell’economia circolare in Umbria che si è recentemente svolto a Trevi,  ha evidenziato luci e ombre della gestione dei rifiuti del nostro territorio. Le luci sono sicuramente le buone pratiche che stanno sviluppando i territori e i risultati degli  11  Comuni che per quantità (dovevano superare il 72,3%) e qualità della frazione organica si sono fregiati del titolo Comuni Ricicloni umbri.   

Le ombre vengono  da vari fattori, in primo luogo il numero dei comuni ricicloni è diminuito rispetto al 2019  per via del peggioramento nella quantità e nella qualità della raccolta in diversi comuni, anche a causa della pandemia. Come al solito a frenare i miglioramenti è la Valle Umbra che, oltre a non avere nessun comune virtuoso ha mediamente la peggior performance della regione  in termini di % della raccolta differenziata e il divario si fa ogni anno più importante. 

I dati regionali ci dicono che la produzione di rifiuti urbani (RU) nel 2020 è stata di 439.050 tonnellate, di cui 290.836 tonnellate raccolte in modo differenziato, quindi abbiamo ancora 148.214 tonnellate che vanno in discaric,a a cui si sommano anche molti scarti della raccolta differenziata perché anche la qualità è peggiorata. Eppure la produzione complessiva risulta in diminuzione di 15.429 tonnellate rispetto all’anno precedente , a fronte anche di una consistente diminuzione della popolazione residente, che si è ridotta di circa 14 mila unità. 

Nel 2020 la raccolta differenziata è ferma al 66% del 2019, e anche se i dati del 2021 non sono stati ancora pubblicati, quelli aggiornati da ARPA Umbria fino al III trimestre  non sembrano mostrare variazioni. Due anni di calma piatta quindi. 

In verità ci sono stati comunque territori  che hanno visto crescere le proprie percentuali: la crescita più consistente è quella avvenuta nel sub-ambito 1 (alta valle del Tevere), mentre molto più modesti quelli dei sub-ambiti 2 (Perugino e Trasimeno) dove  ci sono vari comuni che nel 2021 hanno intrapreso un percorso virtuoso. Tra questi i comuni di Castiglione del Lago e Passignano sul Trasimeno che insieme a San Giustino del tifernate  stanno rapidamente raggiungendo ottimi risultati attraverso un impegno congiunto delle amministrazioni locali e delle aziende di servizio. Grave, invece, che ci siano comuni che stanno perfino arretrando, tra tutti il comune di Foligno, terzo comune della regione per numero di abitanti, che sta diminuendo di qualche punto la propria differenziata, e il comune di Nocera Umbra che, pur essendo già tra i peggiori per quantità e qualità, sta ulteriormente peggiorando i propri dati. Senza dimenticare Montefalco, da anni fermo a percentuali molto basse, e la Valnerina che ha interi territori praticamente senza raccolta differenziata. 

In sintesi, quello che è venuto fuori dall’ecoforum è stato che in questi due anni si stanno in parte disperdendo gli  indubbi passi in avanti fatti in Umbria fino al 2019 dove le % della raccolta miglioravano in media di 3-4 punti l’anno, con un netto miglioramento della qualità della raccolte in generale e della frazione organica. Nel 2020 invece la qualità dell’organico  è peggiorata, la raccolta differenziata è ferma e quindi il processo che vedeva ridurre di anno in anno la quantità di rifiuti da portare in  discarica si è bloccato. 

Sarà per questo che la regione ha visto la necessità di pianificare la gestione futura dei rifiuti di questa regione, autorizzando l’ampliamento di tre discariche (a Magione, Città di Castello e Orvieto) per un milione di tonnellate e prevedendo un inceneritore che potrà bruciare fino a  130.000 tonnellate/anno. Una quantità che mette al riparo il territorio da ogni crisi rifiuti perché avremo dove “metterli” ma al contempo disincentiva tutti quei comuni  che hanno fatto bene in passato e si stanno organizzato per migliorare. 

Una decisione aspramente contestata da Legambiente: in realtà servirebbe una pianificazione ambiziosa e concentrata sulla sostenibilità della gestione rifiuti e sulle modalità per raggiungere gli obiettivi di quell’economia circolare di cui tanto si parla. Una circolarità che per Legambiente parte da strategie di riduzione rifiuti, passa per la progettazione di nuovi beni e arriva al riciclo di materia, una soluzione in grado di immettere nel mercato nuova materia prima seconda prima che le materie prime vergini mettano in ginocchio il mercato e le tasche delle famiglie.  Di tutto questo infatti hanno parlato le varie aziende e testimonianze presenti all’ecoforum, dove piccoli comuni hanno mostrato decine di interventi per migliorare la qualità e quantità della raccolta differenziata, dove aziende di servizi o impianti si danno da fare per presentare progetti di riciclo per la filiera del tessile (obbligatoria dal 2022) o dei pannolini, dove aziende anche del nostro territorio sono in grado di riciclare carta e plastica producendo beni da immettere sul mercato. Insomma tante idee che per altro saranno in parte finanziate anche dai nuovi fondi del PNRR che parlano la lingua dell’economia circolare. Una lingua  che però non può essere quella della Regione, che chiama “chiusura del ciclo”  il  solito anacronistico duo discariche&inceneritore. E forse è proprio questa l’ombra più lunga sul futuro dell’Umbria.

Andamento raccolta differenziata: dati trimestrali. Il sub-ambito 3 comprende i 22 comuni di Valle Umbra e Valnerina. Foto estrapolata dalla Sezione regionale Catasto Rifiuti – ARPA Umbria. 

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