salute

Sindrome di Isacco, sindrome di Abramo

Pandemia, proteste studentesche e Sindrome di Isacco e di Abramo. Di Ivano Cenci.

Elogio della carta

#salute
Di Ivano Cenci
In foto: Il sacrificio di Isacco, Caravaggio


Un vecchio cacciatore mi fece notare tempo fa che le mucche al pascolo  sui prati del Subasio, da alcuni anni  ormai non vanno più in ordine sparso. Da quando sono tornati i lupi, le mucche si pongono in cerchio. All’esterno gli adulti più forti, al centro i piccoli e gli individui più deboli.  Gli animali più forti potrebbero certo  vivere più a lungo e senza rischi, esponendo e sacrificando i giovani deboli ed indifesi ai lupi affamati. E invece fanno cerchio.

Nell’anno terzo pandemico ringraziamo chi si è vaccinato, chi ha rinunciato ad un po’ di sicurezza personale e si è messo in cerchio, ha eretto un muro difensivo soprattutto per i più deboli e per i più giovani. Grazie perché hanno ridotto il rischio infettivo, ma soprattutto perché hanno ridotto il numero di persone che potrebbero “intasare” gli ospedali impedendo così ad altri di effettuare terapie essenziali salvavita.(In Italia nel 2021 per il blocco dei reparti e degli ambulatori ospedalieri non sono state eseguite un milione di mammografie. Migliaia di donne in un momento di debolezza estrema rischiano quindi di ammalarsi gravemente perché non hanno potuto fare prevenzione). 

Mettersi in cerchio è essenziale. Non possiamo certo dire grazie a quegli amici di viaggio che un po’ per paura, un po’ per strane idee, non hanno fatto muro. Purtroppo hanno pensato di farcela da soli,  non hanno avuto com-passione per quelli  di noi facilmente aggredibili “dai lupi”.

Spesso nella storia dei popoli riaffiorano meccanismi sacrificali. Ormai oggi gli unici sacrifici comunemente accettati  sono  sacrifici di animali o simbolici. Tuttavia esistono meccanismi sacrificali più nascosti, dove esseri umani sono ancora le vittime. Abbiamo visto come sottili artefatti dialettici nascondano, nell’era covid, il sacrificio dei più deboli. Invece del cerchio protettivo si invoca l’immunità “di gregge”, ovvero il sacrificio dei più fragili. 

Un altro sacrificio sempre presente, ma sempre negato, credo che sia quello di una categoria da sempre debole: i giovani. Nella nostra cultura il sacrificio dei giovani per antonomasia è quello di Isacco (Genesi 22, 1-19). Abramo è l’esempio della fede estrema verso Dio, sacrificherà il suo primogenito perché così gli ha ordinato Jahve. Mille e più  interpretazioni, tra l’altro l’episodio segna probabilmente la fine definitiva dei riti di fondazione con sacrifici umani fatti dai cananei. Ma siamo sicuri che il sacrificio di Isacco non si ripeta periodicamente anche ai giorni nostri e che non venga spesso portato spesso a termine? Qualcuno ha coniato il termine: Sindrome di Isacco; si intende lo stato di stupore e sgomento di un bambino di fronte ad eventi incomprensibili che hanno segnato la sua vita; spesso sono eventi provocati dagli adulti che dovrebbero difendere ed accudire il bambino.

Ma esiste una Sindrome di Abramo? Distrattamente alcuni giorni fa ho visto alla televisione le immagini di studenti  che  protestavano, forse per una “prova” di troppo nel nuovo Esame di Stato.  Distrattamente fui colpito dalla futilità dell’oggetto della protesta e ancor più mi  ferirono alcune immagini di aggressioni degli studenti alla polizia, almeno così sembrava. Distrattamente un pensiero si affacciò alla mente: “Eccoli là, poca voia de’ faticà.  Protestano perchè non voiono annà a scola. E poi aggredire i poliziotti , sono padri di famiglia. Ma andate a lavorare!”.  

Il pensiero subito l’ho represso, giù, giù, nel profondo. Se lo sapessero le mie figlie !!!? Poi venerdì 11 Propaganda live su La 7. Riprese fatte in mezzo ai giovani della LUPA che protestano; sfilano per le vie di Roma. C’è un vecchio, avrà la mia età, che dalla finestra di un palazzo agita le mani, balla, piange di gioia. Sembra urlare “bravi,  finalmente siete tornati in piazza. Ci  siete  di nuovo”, forse pensa “ci  ri-siamo di nuovo”.  Poi le immagini vanno al giorno dopo  la  protesta, c’è una riunione su un prato; sono convocati i vari comitati, Milano, Roma, Palermo, c’è tutta l’Italia.

Uno Studente, seduto ad  un piccolo tavolo di plastica, legge da uno  Smartphone i punti fondamentali della protesta, è velocissimo e bravissimo: “…no ad una scuola basata sulla competizione … no ad una scuola fondata sull’idea di concorrenza, profitto.. una scuola che reprime l’individualità..no alla morte di un giovane che doveva essere a scuola ad aprire la sua mente, non in fabbrica ad obbedire alle regole del lavoro e del profitto, non in quel modo…” (la sintesi è mia). Poi intervengono i vari comitati.

Una manifestazione studentesca

E’ un tuffo al cuore. Sessant’anni fa o giù di lì in Italia si lottò per aumentare gli anni dell’obbligo scolastico, fino alla terza media. I figli degli Operai (categoria sociale divenuta  col tempo  ambigua,  oggi forse dovremmo dire: “figli di chi ha poco”) fino ad allora dopo le elementari andavano all’Avviamento al lavoro. Solo chi “aveva molto” poteva ambire al liceo. Da allora  la scuola divenne aperta a tutti.

Una grande conquista per i nostri giovani. Poi una ventina d’anni fa  venne un bravissimo affabulatore. Ci disse che la scuola era quasi una perdita di tempo. Lui avrebbe saputo trasformarci in grandi lavoratori. La scuola  tutta doveva essere di nuovo  un Avviamento al Lavoro. La scuola fra competizione e profitto, doveva durare sempre di meno. I giovani non dovevano più aprire la mente, ma bensì sacrificarsi presto all’altare del lavoro e del dio mercato. L’Arte venne  intesa come la massima perdita di tempo. Ricordate? I film non li fanno i registi, gli attori, gli Artisti, i film li fa il Mercato;  conviene comprare le Serie TV già pronte….

Nessuno allora scese in piazza; solo alcuni, talvolta prezzolati, per festeggiare il nuovo mondo dei balocchi che di lì a poco si sarebbe certo realizzato. “Un milione di posti di lavoro!” Certificato in TV. Nessuno allora  scese in piazza, nessuno disse “cose di sinistra”. 

Mi devo essere addormentato!

Immerso nei pensieri di Propaganda live ho sognato. Nel sogno mi ritrovo al Quadrivio, nel centro di Foligno. Sono  le 12, forse, di una grigia Domenica mattina; l’anno è  il 77 o il 78. Sono vestito da “uomo sandwich”, due grandi cartelli mi rivestono; si vedono solo la testa e i piedi. I cartelli probabilmente dicono brutte cose contro   l’aumento delle testate termonucleari e dei missili intercontinentali (forse già schierati  a Comiso), e poi brutte cose contro l’inquinamento del pianeta e l’avvento in Italia dell’energia nucleare.

Il luogo è strategico, la gente esce dalla Messa di San Feliciano. Lì così conciati tutti ci vedranno, capiranno le nostre grida d’allarme. “Attenti ci state uccidendo il futuro!” La paura è tanta, pure la vergogna; siamo in  due o tre, ci stringiamo forte le mani per farci coraggio, sguardo a terra o a fissare il vuoto. Ecco la gente,arriva. Per lo più ci ignorano. Alcuni leggono di sfuggita. La cosa migliore che ci dicono è: “Ma andate a lavorare”.  Ma come!? Rivivo l’angoscia il dolore del sacrificio, com-patisco  Isacco. 

Mi risveglio dall’incubo. Ma è successo davvero?

Per sicurezza vado a rivedere una vecchia foto, ormai quasi svanita su un vecchio giornale del 1984, “Azione Nonviolenta”. Sì, sì sono proprio io. Marcia della Pace, da Perugia ad Assisi. Indosso un cartello del Comitato per La Pace di Foligno, c’è scritto “E la pace? BLA, BLA, BLA,… “ con una povera colomba mezza spennata disegnata male. Ah, bei tempi! (Forse per il BLA, BLA, Bla dovremmo chiedere il copyright).

Poi subito un pensiero m’invade e chiarisce il dolore dell’incubo. Mi sono dimenticato di essere stato Isacco tanto tempo fa.  Oggi anch’io, davanti alla protesta dei giovani ho pensato “Ma, andate a lavorare”. Il dolore è quello di essere diventato Abramo che, non per sua volontà, dovrà sacrificare i propri figli. Il dolore è forte. La vergogna tanta. E’ la sindrome di Abramo?

Però, allora, ringrazio quello strano vecchio sulla finestra (avrà la mia stessa età, forse un po’ “rimbambito”) che  balla e dice gioioso ai ragazzi in protesta: “Bravi, forza ripigliatevi la scuola e la piazza; anzi ripigliamocele!” (ndr magari con un buon servizio d’ordine autogestito, perché c’è sempre stato chi dalla necessità e virtù degli altri ha saputo trarre fuoco per la sua voglia di violenza. Ancora il termine “rimbambito” è dall’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam; per non offendere né me, né il mio coetaneo alla finestra).

Oggi non vi voglio lasciare, vorrei attaccare un po’ di sindrome di Abramo anche  a Sedicigiugno. Se non avessi avuto la copia cartacea di Azione Nonviolenta non avrei mai più trovato antiche tracce, antiche conoscenze. Non l’avrei certo potuta ritrovare nella “cloud” che tramite interfacce utente incoraggia i mash-up di frammenti capaci di oscurare il contesto e la paternità del singolo frammento (1). E anche se qualcuno, avesse ritrovata la copia in qualche strano sito del paleozoico, mai avrebbe potuto percepire il buon odore della carta invecchiata o il rumore ed il piacere al tatto che lascia la vecchia carta ingiallita scorrendo tra le dita. E mai quel qualcuno potrebbe provare il piacere di lasciare che il volume si apra là dove un ignoto proprietario precedente amava aprirlo più spesso.(2)

La carta conserva l’informazione e partecipa a trasformarla in conoscenza e memoria. La carta crea una memoria multisensoriale che uno schermo non può darti. L’esperienza può disalienare una informazione che altrimenti resta senza senso (1). A tutt’oggi sappiamo che computer, schermo e cloud sono una enorme massa di informazioni. Non conosciamo tutti i rischi che ne derivano. Quale ingegnere farebbe salire dei passeggeri su un aereo ancora non ben collaudato?(1). Bisogna dare ai giovani strumenti essenziali, ma non priviamoli  di vecchi strumenti ormai collaudati da centinaia di anni. 

In sintesi Sedicigiugno: quando ritornerai anche sulla carta? Noi del paleozoico Ti aspettiamo.


Alcune idee sono riprese da:

1: “Non sei un gadget”. Di Jaron Lanier. Mondadori 2010.

2: 84 Charing Cross Road. Film del 1987

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