
#sinistra
Di Corrado Morici
In foto: Omero Savina
Hai percorso i sentieri della vita con determinazione e passione
Ti ricorderemo sempre un passo avanti
mentre ti volti sorridendo
per prenderti cura di noi
Con queste parole ed una foto in montagna abbiamo voluto ricordarti.
La mia amicizia con Omero nasce in campagna su campetti di calcio rubati a campi di grano, cresce in giorni di festa in famiglia tra tombole, travestimenti da Babbo Natale e nella condivisione di passioni comuni.
Tra queste l’escursionismo è stata senza dubbio la più sentita.
Da questa è sì ufficialmente nata la Federazione Italiana Escursionismo in Umbria ma per me sono state sopratutto indimenticabili domeniche trascorse tra boschi e valli con pennello, vernice-bianco rosso per tracciare il tratto umbro del sentiero E1.
Perché con Omero era spesso così: progetti seri resi leggeri.
Con questo stesso spirito molti di noi hanno potuto superare alcuni limiti: io per esempio ho potuto sperimentare tre grandi avventure, che credevo irrealizzabili.
Parlo delle ascensioni al Gran Paradiso, al monte Rosa e alla ferrata Tridentina: di quest’ultima ho ancora chiara in mente l’immagine alla base della ferrata…tanti punti, variamente colorati, letteralmente attaccati ad una parete verticale da affrontare.
Ed una voce alla spalle : “ ce la fai, andiamo”.
Così, lui avanti ed io dietro arrivammo, non senza difficoltà, al rifugio Pisciadù.
Un rifugio stupendo ma secondo al suo preferito: quello del lupo cerviero di Civitella Alfedena.
L’ Abruzzo era la sua terra d’origine ed uno dei suoi più grandi motivi di orgoglio: conosceva la viabilità minore, i borghi e i sentieri meno battuti.
Non a caso lo chiamavo l’orso marsicano: con questo splendido animale condivideva la la forza, la riservatezza ma anche l’attaccamento al territorio.
Anche per quest’ultimo ha deciso di impegnarsi socialmente candidandosi nel consiglio comunale della nostra città: fu eletto e nominato delegato del sindaco al parco regionale di Colfiorito.
Di questa esperienza ricordo l’animosità e la cura con cui portava avanti le “sue battaglie” perché con lo stesso animo ha affrontato il periodo più difficile della sua vita durante il quale spesso mi convocava a casa sua per i suoi “corrà, ricordati di chiamare, di controllare, di sentire…” e le successive verifiche degli esiti.
Non sono mai riuscito a capire perché volesse tornare spesso sugli stessi posti, correre più maratone, conquistare stesse vette ma sempre con compagni diversi ed ora che non c’è più forse so darmi una risposta: coinvolgere gli amici in emozioni, sfide e fatiche per renderli consapevoli di quello che ci saremmo persi se non fossimo andati.