Politica Società

Pace non è vincere la guerra

L'incontro del 16 Giugno con il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, raccontato da Sabina Antonelli. A seguire scheda sul direttore.

A colloquio con Marco Tarquinio

#guerraepace #sedicigiugnofest
Di Sabina Antonelli
In foto: Sabina Antonelli, Marco Tarquinio e Mariano Borgonzoni


In quest’ora della sera / da questo punto del mondo / ringraziare desidero il divino per la diversità delle creature che compongono questo singolare universo…ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio / per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri

Prendo in prestito queste parole della poetessa Mariangela Gualtieri per raccontare l’incontro con Marco Tarquinio, giornalista, esperto di politica interna e internazionale, direttore responsabile del quotidiano Avvenire che, giovedì 16 giugno, ha dato inizio alla due giorni con cui  abbiamo festeggiato il 78° anniversario della Liberazione di Foligno e questo nostro trentesimo numero.

Nel chiostro dell’ex convento di San Giacomo (in piazza San Giacomo, attuale sede della Caritas), insieme a Mariano Borgognoni, teologo, politico, professore di Filosofia e Scienze Umane, di Teologia e Sociologia delle Religioni e Direttore del quindicinale Rocca della Pro Civitate Cristiana di Assisi, abbiamo dato spazio alle parole di Marco Tarquinio che ha ragionato con noi di guerra, di pace, di responsabilità dell’informazione.

Ascoltarlo è stato un grande dono. Le sue parole, pacate, frementi di sdegno, scelte con cura, commosse nel raccontare dolori e sofferenze del mondo, attente, accoglienti, precise, competenti hanno praticamente incantato il pubblico numeroso e partecipe che già nell’ora precedente al suo arrivo, si era mostrato interessato a ragionare sul nostro mensile e ad ascoltare l’intervento di Mariano Borgognoni.

Il Direttore di Rocca ci ha permesso di comprendere come il suo quindicinale, fondato molti anni fa, sia una “rivista aperta, piena di corridoi e di terrazzi dove ci si incontra venendo da tanti percorsi diversi e si impara tutti a leggere la realtà con obiettività e senso critico e ad esprimere un punto di vista sul mondo, che faccia dell’incessante impegno alla comune costruzione di una società più giusta, più libera (anzitutto dalla dipendenza e dal bisogno), più uguale, il motivo essenziale del nostro impegno.”

La conversazione è poi proseguita con alcune domande che Sedicigiugno e il pubblico gli hanno rivolto. L’attesa dell’arrivo di Marco Tarquinio, in ritardo per motivi legati al suo lavoro e per difficoltà dovute al traffico intenso sulle strade, è stata di certo proficua per la grande empatia con la quale Mariano Borgognoni ha risposto ed ha interloquito con i rappresentanti della redazione e le persone intervenute all’incontro.  

Intervenendo nel nostro incontro, Marco Tarquinio ha confermato quanto già sapevamo di lui (vedi il box nella pagina accanto) raccontando la guerra, senza sconti, senza remore e testimoniando la pace come abito quotidiano, come scelta forte, assoluta, indiscutibile. Ha dato voce ai più deboli, agli indifesi, a tutti quelli che la guerra la subiscono e non la scelgono ma anche a chi, come noi, di fronte all’orrore si schiera contro la corsa agli armamenti, contro chi si dimentica della nostra Costituzione, contro una logica che non ha che una sola, evidente, scontata conseguenza: la distruzione di ogni barlume di umanità. 

“Per cancellare la follia della guerra, bisogna sconvolgerne il lessico e le contrapposte narrative, sbaragliarne i miti e le rigidità. E per fare tutto questo è necessario superare non solo pregiudizi e precomprensioni, ma anche il pudore dell’orrore proprio e del dolore altrui. Bisogna saper abbracciare la propria indignazione e quella immensamente più grande di chi patisce le conseguenze della violenza armata. Bisogna fare lo sforzo di chinarsi (chi si china non giudica, ma sente, ascolta, vede e tocca). Chinarsi sulle ferite delle vittime, piegarsi per il peso delle sofferenze dell’altro, degli altri, restando consapevoli che nessuno può pretendere di sentirle più di chi le subisce, ma che ogni uomo e ogni donna hanno la capacità di immedesimarsi.”

Restano mille domande: quanto durerà questa ennesima guerra? Quante vite si spezzeranno prima di trovare la strada della pace? Quando e come si potranno ricucire fratture così profonde e devastanti come quelle che ogni conflitto porta con sé? Esistono guerre inevitabili? Credere nella pace è un’utopia? Ma resta anche quell’appagante, bellissimo senso di appartenenza ad una comunità, diversa per provenienza, scelte politiche, percorsi culturali, idee religiose, che però si incontra e si riconosce nel sentirsi parte di una sola famiglia che è quella umana.

Grazie a chi ha partecipato. Grazie a chi ha reso possibile questo scambio di emozioni, pensieri e parole. Scambio che non può essere circoscritto ad un pomeriggio, che ha urgenza e bisogno di trovare piedi che lo portino avanti, che camminino per diffonderlo ovunque.

Così termino questo breve articolo con un augurio per il mondo: che ogni singolo uomo possa far emergere il meglio di sé, la sua umanità, quel sentire profondo che dà senso e valore ad ogni vita perché questa è una “dote” che appartiene a chiunque così come diceva un grande poeta “Celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote è negli umani …”

Basta solo non dimenticarlo. Marco Tarquinio, con il suo impegno, la sua passione, il suo lavoro, ce lo ricorda ogni giorno.


Marco Tarquinio, intelligenza e passione

Di Sabina Antonelli
In foto: Marco Tarquinio


Dati i tempi ristretti, all’arrivo del Direttore di Avvenire, non abbiamo avuto modo di presentarlo come avremmo voluto, in modo ampio e approfondito, anche se, in realtà, non ne ha assolutamente bisogno perché conosciuto da tutti e considerato esperto di politica nazionale ed internazionale. Ci piace però cogliere l’occasione di questo nostro articolo per spendere alcune parole su di lui.

Nell’affidargli la direzione del quotidiano Avvenire, nel 2009, il consiglio di amministrazione, riunitosi sotto la presidenza di Monsignore Marcello Semeraro, afferma:

Affidando la direzione a Marco Tarquinio, l’editore, dopo approfondita riflessione, ha inteso valorizzare in primo luogo la grande esperienza professionale che il giornale ha maturato in questi ultimi anni, divenendo un punto di riferimento del mondo cattolico ed un autorevole interlocutore della società e della cultura del nostro Paese.

“Marco Tarquinio ha confermato con intelligenza e passione la linea editoriale di ‘Avvenire’, quotidiano che offre da sempre un’originale lettura della realtà prima ancora della sua interpretazione, ispirandosi al primato della verità e noncurante di logiche omologanti che a volte piegano l’informazione del nostro Paese. Così a distanza di più di 40 anni trova conferma l’intuizione di Paolo VI che fu l’ideatore e il tenace sostenitore di un quotidiano nazionale, sin dal principio ‘fatto da cattolici, ma non solo per i cattolici’ “.

Da allora, fino ad oggi, il numero dei lettori è soltanto aumentato, anche durante la pandemia e Avvenire è diventato il quarto quotidiano per diffusione cartacea e quinto sia per diffusione complessiva che per diffusione digitale. Utilizzando le parole dello stesso Direttore “l’obiettivo non è di fare informazione mettendo in fila le notizie, ma dare un senso agli avvenimenti, il che non vuol dire deformare i fatti ma semplicemente esprimere il nostro punto di vista”. Infatti, “in ogni pezzo c’è vita vera con il giusto approccio, anche se questo dovesse comportare il portare in prima pagina ciò che non fa notizia, e senza isolare le buone notizie, perché queste fanno parte delle notizie della quotidianità a prescindere”. Con l’idea che “dietro le notizie ci sono le storie e dietro le storie ci sono le persone”.

Dunque l’uomo è al centro del suo giornale perché, come ci ha ben spiegato durante l’incontro, l’uomo è al centro dei suoi pensieri e del suo cuore. L’uomo come persona, come soggetto/oggetto di diritti inalienabili, come fratello e sorella.

Solo poco più di un mese fa, e precisamente Il 7 aprile del 2022, Marco Tarquinio ha ricevuto il premio “Montale fuori di casa” con la seguente motivazione: viene riconosciuto a Marco Tarquinio il merito di avere fatto avvicinare dal 2009, anno in cui è diventato Direttore, sempre più persone alla lettura del quotidiano che dirige, per lo spazio che nelle sue pagine viene riservato alla Politica estera, alla Cultura e ai temi della spiritualità, così come a quelli legati al terzo settore e al volontariato. In queste pagine si riconoscono tutte quelle persone che agiscono ogni giorno, in silenzio, per costruire una cittadinanza vera e per realizzare un mondo diverso e migliore. Ad esse viene data voce e cittadinanza mediatica nelle pagine di Avvenire.

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