Ambiente

La regione presenta il Piano Regionale Gestione Rifiuti

Considerazioni e problematiche del PRGR e dell'inceneritore nell'articolo di Daniela Riganelli, Legambiente Umbria.

#ambiente
Di Daniela Riganelli
In foto: Un megainceneritore


Dai documenti che stanno circolando in questi giorni a valle della presentazione del nuovo piano regionale gestione rifiuti si leggono in modo chiaro gli obiettivi della giunta già anticipati nelle linee guida presentate a gennaio. Di fatto le scelte strategiche hanno vincolato il piano verso la soluzione dell’inceneritore mentre invece sarebbero dovute venire fuori dal lavoro di progettazione del piano e a valle di valutazioni su impatto ambientale, incidenza delle scelte sui cambiamenti climatici e su come traghettare la regione verso quella transizione ecologica che fa dell’economia circolare un pilastro importante.

Pare che la scelta sia stata: prima si decide e poi si aggiustano i conti, anzi i conti che non ci piacciono nemmeno chiediamo di farli; non ci sono valutazioni di LCA – Life Cycle Assesment, su emissioni CO2  prodotte con vari tipi di soluzioni etc.

Nel  Rapporto Ambientale per la VAS si legge:

Nella proposta del nuovo PRGR sono stati individuati gli obiettivi generali assunti come riferimento programmatico dalla nuova pianificazione regionale. Tali obiettivi possono essere così riassunti:

  • riduzione del 4,4% della produzione di rifiuti da conseguire al 2035;
  • raggiungimento dell’indice di riciclo del 65% al 2030
  • incremento della raccolta differenziata al 75% al 2035;
  • eliminazione della fase di trattamento meccanico biologico (TMB) e l’avvio ad incenerimento con recupero energetico del rifiuto tal quale indifferenziato e degli scarti da raccolta differenziata (10%) al 2028;
  • chiusura del ciclo tramite smaltimento a discarica dei rifiuti non riciclabili e non recuperabili (7% al 2030).

Obiettivi che furono già anticipati a gennaio quando dando mandato per la redazione del piano, venivano presentati tre scenari in cui è stato scelto quello meno ambizioso. Il 75% di RD entro il 2035 è infatti davvero poca cosa,  quando abbiamo una DGR che chiedeva ai comuni il 72,3% entro il 2018 (ma tanto nessuno controlla o sanziona chi non raggiunge gli obiettivi). Si chiede poi una  modesta riduzione dei rifiuti (che sono già in contrazione grazie alla diminuzione della popolazione in Umbria) e un indice di riciclo del 65% entro il 2030 come chiede la normativa europea, ma di fatto,  a parte la plastica in cui siamo davvero indietro, l’Umbria è già in regola con questi obiettivi di riciclo.

La tabella riporta l’effettivo riciclaggio per i diversi materiali della raccolta differenziata (fonte: ARPA Umbria) e, a detta del rapporto del piano regionale, l’Umbria viene considerata una regione virtuosa in termini di riciclo dei materiali. 

Rimaneva l’annoso problema delle discariche, in cui secondo le normative europee non possono andare più del 10% dei rifiuti prodotti, e quindi invece di proseguire sulla buona strada del riciclo visti i risultati raggiunti, si è pensato di risolvere il problema  con un bell’inceneritore da 130-160 mila ton anno (130 quello che viene preannunciato a gennaio e 160 mila quello che cita l’assessore Morroni in conferenza stampa di Giugno).

Una soluzione semplicistica che taglia la testa al toro su quali impianti di selezione dovevamo ammodernare  e quali no (i famosi TMB che il piano prevede di togliere), sul fatto che avremmo o no dovuto fare il CSS (combustibile solido secondario), magari come prodotto end of waste che sarebbe andato a sostituire in parte il pet-coke dei cementifici (fossile e fortemente inquinante). Ma anche questa era una scelta difficile: quali impianti scegliere? Quali cementifici potevano prenderlo? Anche qua le associazioni ambientaliste avevano opinioni contrastanti, alcune erano possibiliste, se il progetto CSS fosse stato funzionale ad un aumento della raccolta differenziata e diminuzione di emissione (modello Contarina in Veneto con 82% di RD), altre contrarie a prescindere (tanto bruciare rifiuti e CSS è uguale dicono). Insomma una babele di idee e di non scelte che hanno bloccato le decisioni sui rifiuti per anni.

L’inceneritore accontenterà e scontenterà tutti ma in modo equo; gli eugubini che non volevano il CSS  e tutti quelli che avevano impianti da ammodernare compreso Foligno. Tutti i soldi sul “gioiellino” di tecnologia modello danese (senza le piste da sci)  da 150 milioni di euro che ancora devono capire dove trovare perché il PNRR non finanzia questi impianti.

Ma perché non ci piace questa soluzione? Il motivo, contrariamente a  quanto possiamo pensare è più economico e di politiche strategiche  che legato alle “sole” emissioni,  perché se continuiamo a dire che i fumi   dell’inceneritore di uccideranno, i sostenitori dell’incenerimento avranno sempre milioni di conti e di controlli atti a dimostrare che i nostri caminetti producono più pm10 di un singolo inceneritore, che l’incidenza globale di un camino è bassa rispetto a tutte le combustioni, che i controlli sono e saranno  tantissimi…. Insomma, ci prenderanno come al solito per i classici negazionisti antiscientifici.

Dire NO all’inceneritore ha motivazioni ben più serie delle emissioni pm10 o altri inquinanti (anche le discariche emettono), perché sta nell’idea di come si vede il nostro futuro e al valore che daremo agli oggetti che produciamo e consumiamo.

Con Legambiente Umbria stiamo elaborando  i 10 NO con le relative soluzioni (perché non ci è mai piaciuto essere il partito dei NO a prescindere) che terranno conto della strada intrapresa e di quanto ci sarà ancora da fare per traghettare verso una regione virtuosa sull’economia circolare e non farci ripiombare nel medioevo della gestione rifiuti.


Secondo Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria infatti “concentrare un piano su un tema complesso e articolato come la gestione rifiuti alla sola impiantistica di coda, con discariche e inceneritori, è la rinuncia a pianificare una politica, è la pretesa della soluzione semplice al problema complesso, che però è sbagliata. Non strumenti e attività parziali ma coerenti e concordi per raggiungere obbiettivi ambiziosi e sfidanti, non collaborazione e organizzazione di processi e soggetti, semplicemente l’arrendersi a bruciare e sotterrare senza porsi troppe domande. Una visione misera e deprimente, che è a ben vedere il motivo stesso per cui siamo arrivati a questo punto”

Daniela Riganelli

Legambiente Umbria

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