
#editoriale
Di Susanna Minelli
In foto: Senigallia (Fonte ANSA)
Non chiamiamolo maltempo. Non chiamiamola fatalità. Chiamiamola piuttosto tragedia, e si sa, dietro le tragedie gli attori, che le loro azioni siano volontarie o meno, sono sempre e solo esseri umani.
Il risveglio del 16 settembre per molti è stato traumatico nel Nord delle Marche. La zona di confine con l’Umbria, tra la provincia di Pesaro – Urbino e quella di Ancona, è stata gravemente colpita da una violentissima perturbazione che ha provocato allagamenti di portata inaudita in molti paesi. Possiamo parlare di alluvione. E purtroppo possiamo parlare anche di morti. Nove al momento, ma nelle prossime ore il bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente visto che ci sono ancora dei dispersi da recuperare e, si sa, la violenza dell’acqua rarissimamente perdona.
L’Italia, non solo le Marche, si sono svegliate con la terribile immagine della violenza dell’acqua che strappa via per sempre dalle braccia della madre un bimbo di otto anni. Di un giovane appeso letteralmente ad un albero, che vede inghiottire dal vortice del fango una madre e una sorella. Immagini indicibili, che abbiamo il dovere di riproporci in queste ore. Anche se fanno male, anche se potremmo farne a meno.
Ma questo è il prezzo da pagare per essere mortali e allo stesso tempo per continuare ad ignorare il tema ambientale, che come mai prima, diviene protagonista di una campagna elettorale – quella per le politiche del 25 settembre – triste. Con un Pd, poco attento alla questione negli anni, che cerca di riacchiapparlo, e con una destra che continua ad ignorarlo.
Ma i fatti parlano chiaro: non è più il caso di ignorarlo.
Auspico che ognuno faccia le conseguenti dovute considerazioni.