
#politica #elezioni
A cura della Redazione
In foto: da sinistra a destra: Elisabetta Piccolotti, Diego Mattioli, Alfonso Morelli
Elisabetta Piccolotti è ben nota ai folignati (è stata assessora dal 2009 al 2014 e poi consigliera comunale di minoranza nel quinquennio 2014-2019) e anche più nota ai lettori di Sedicigiugno, con cui ha collaborato a più riprese. La incontriamo in un angolo di Piazza Matteotti, al termine della manifestazione di avvio della campagna elettorale, condotta insieme ad Alfonso Morelli, capolista della lista rosso-verde per il Senato (lei è capolista per la Camera dei deputati). Una bella manifestazione, un pubblico attento e numeroso.
Sì, siamo soddisfatti: Di questi tempi mettere insieme più di cento persone nella piazza di una città non tanto grande, e vedere poi che ti vengono vicino per approfondire questo o quel tema del tuo intervento, è un’esperienza niente affatto scontata. Ma è così, più o meno, un po’ dappertutto. Io sono candidata, oltre che in Umbria, anche in Puglia, ed anche lì colgo segni positivi: la lista ambientalista e di sinistra viene percepita come un fatto nuovo e una proposta credibile. Certo, questo fa piacere ma per altri versi accresce il rammarico…
Ti riferisci al mancato accordo elettorale tra Pd, Movimento 5 stelle e sinistra ?
E’ così. Provate a immaginare come sarebbe andata, questa campagna elettorale, se – invece di un accordo tecnico con il Pd e +Europa – potessimo oggi contare su un’alleanza di ampio respiro, in grado di alimentare speranze e contendere il passo alla destra collegio per collegio. E’ la prospettiva a cui abbiamo tutti lavorato per tre anni ma è stata abbandonata nel giro di poche ore dai due principali contraenti, a ridosso delle dimissioni del governo e proprio mentre la destra si univa, mettendo tra parentesi divisioni ben più pesanti. Un errore grave, che non siamo riusciti ad impedire e che ha reso tutto più difficile.
La legge elettorale, oltre ad essere un pasticcio poco rispettoso degli elettori, è anche una specie di terno al lotto, difficile dunque fare previsioni. Nondimeno, non è escluso che tu possa essere eletta, il 25 settembre, nel Parlamento della repubblica. Per Foligno non si tratterebbe di una novità assoluta, ma di interrompere un digiuno che dura ormai da tempo: Maria Rita Lorenzetti (Pci, poi Pds) ha lasciato la Camera nel 2000, mentre Maurizio Ronconi e Luciano Rossi (Casa delle libertà) sono stati senatori, rispettivamente, fino al 2006 e fino al 2012.
Come avete detto, è tutt’altro che scontato ma sì, è effettivamente possibile: tutto dipende, come sempre, dalle scelte degli elettori e da un algoritmo così complicato che si parla di “effetto flipper”. Detto questo, e ricordato che un parlamentare risponde innanzitutto a quello che, in coscienza, ritiene essere il bene del Paese, è vero che la nostra città e il territorio circostante soffrono di una sottorappresentazione istituzionale (pensate anche alla Regione) che in qualche modo ci penalizza. La città si è sottratta,almeno in parte e sino a qualche tempo fa, al declino drammatico che caratterizza l’Umbria da almeno vent’anni e l’ha fatta scivolare sempre più in basso nelle graduatorie delle regioni italiane, ma ora i segni si fanno ogni giorno più pesanti anche qui: dalla precarietà del lavoro ai bilanci delle famiglie, dall’indifferenza ai temi dell’ambiente allo smantellamento progressivo della protezione sociale. All’Umbria e a Foligno servirebbe una nuova progettualità, incentrata sui grandi temi della transizione ecologica e dei diritti sociali, ma prima ancora serve l’onestà intellettuale di chiamare per nome i problemi che ci stanno negando il futuro: prevalenza della rendita, scarsa innovazione, spreco di territorio, bassi salari, disuguaglianza, arretramento del pubblico in settori fondamentali, a partire dalla salute. E un drammatico impoverimento culturale: si laureano in pochi, e di quei pochi parecchi se ne vanno. Qualcosa però si muove: un po’ dappertutto vengono crescendo esperienze che certo farebbero meno fatica a collegarsi e darsi un progetto comune se potessero contare, finalmente, su una rappresentanza parlamentare.

Hai citato temi che hanno a che fare con una prospettiva di medio-lungo periodo. Nell’immediato, invece, che cosa pensi si debba fare ?
Eviterei di separare le due prospettive, altrimenti si finisce, come al solito, per mettere una pezza sul presente e rinviare a tempi migliori, cioè per sempre, i cambiamenti radicali che sono necessari. Prendete, ad esempio, il tema ormai centrale in questa campagna elettorale, del caro-energia: quasi tutti quelli che fino a ieri parlavano di transizione ecologica oggi dicono va bene, la transizione prima o poi si farà, ma intanto riapriamo le centrali a carbone, torniamo al nucleare, mettiamo un rigassificatore nel cuore di Piombino e facciamo un altro po’ di debito pubblico per aiutare famiglie e imprese. Io credo che questo approccio sia sbagliato, perché la transizione richiede scelte radicali e le scelte radicali, se non le fai in tempi di crisi, non le farai mai. Faccio un esempio: un conto è se gli sconti sulle bollette di famiglie ed imprese vengono finanziati con il debito pubblico, che noi tutti prima o poi saremo chiamati a pagare, altro è se vengono finanziati con gli extraprofitti, cioè la differenza tra i profitti “abituali” e quelli realizzati grazie alla speculazione sull’emergenza: il governo parla di 40 miliardi, una cifra gigantesca, già realizzati dalle grandi imprese energetiche in vista delle future restrizioni. Quando diciamo questa cosa, però, ecco che scatta un’obiezione ideologica (“aggredite la libertà d’impresa e il libero mercato”), mentre in realtà quello che mettiamo in discussione è la “libertà” (chiamiamola così) di poche decine d’imprese di spazzarne via dal mercato qualche decina di migliaia e di metter sul lastrico qualche milione di persone. Credo che un’occhiata alla Costituzione, ogni tanto, ci aiuterebbe a fare le scelte giuste.
A proposito di Costituzione, sono in molti a temere un’involuzione autoritaria nel caso in cui a vincere le elezioni fosse una destra guidata dai “patrioti” di Fratelli d’Italia.
Anche qui, si gioca un po’ con le parole per far finta di non capire: uno parla di involuzione autoritaria, ed ecco cento giornalisti mainstream che ti spiegano che il regime fascista non è all’orizzonte e non tornerà mai. Ma il punto non è questo: ci aspettano mesi molto duri (la guerra che continua mentre più nessuno, salvo il papa, prende iniziative di pace, il carovita, le difficoltà di interi comparti del sistema produttivo, l’affanno dei servizi pubblici) e la tentazione di una risposta autoritaria è, per così dire, nelle cose: guardate a come la guerra ha trasformato le principali redazioni in trincee impermeabili a qualsiasi riflessione critica. E’ solo un esempio, ma ce ne sono altri: l’altro ieri i ragazzi di Friday For Future che manifestavano in margine alla Mostra del cinema di Venezia sono stati caricati dalla polizia: tre anni fa li fecero sfilare sul tappeto rosso, stavolta li hanno caricati. E questo “prima” di un’eventuale vittoria della destra. E’ un segno dei tempi che va interpretato. Che accadrà quando i cittadini di Piombino si opporranno alla costruzione del rigassificatore, quando verranno sigillati migliaia di contatori o quando verrà individuata una località per la prima centrale nucleare ? Ecco, a me pare che una delle ragioni della probabile crescita elettorale del partito di Giorgia Meloni sia anche qui: una parte della società avverte che arriveranno tempi duri e accarezza una classica risposta “legge e ordine”. Che poi la legge non valga per gli evasori fiscali, questo è un altro paio di maniche.

Tempi duri, quindi, per i diritti civili.
Durissimi, se vincono loro. Penso all’editto preventivo contro Peppa Pig: per un momento ci abbiamo riso su, ma come l’avranno presa le coppie che non rispondono al modello Orban-Meloni, le famiglie omogenitoriali, le persone il cui orientamento sessuale non coincide con quello apprezzato dalle nuove autorità ? E per altro verso penso all’effetto che un’eventuale vittoria della destra avrà sui molti teppisti che già oggi infestano le nostre strade, minacciando o passando a vie di fatto con chi bacia la persona sbagliata o ha la pelle di un colore diverso dal loro. E’ una prospettiva da incubo, ma la contrasteremo. Anche grazie alla larghissima riserva di energie democratiche che continua a crescere nella società italiana, sia in forma organizzata (il volontariato, l’associazionismo laico e religioso, le reti civiche…) sia nelle esperienze individuali di tanti cittadini e tante cittadine. D’altra parte non sarà un caso se l’unica vera manifestazione di massa contro la Giunta regionale dell’Umbria è stata promossa e gestita dai collettivi delle donne che protestavano contro le restrizioni alla pillola RU486.
(Le foto che accompagnano l’intervista e il successivo articolo di F, Gentili sono state scattate durante la manifestazione elettorale dell’11 scorso in piazza Matteotti)