A passo lento e corto tra storie di uomini e storia della natura.

#ambiente #salute
Di Corrado Morici
In foto: Una cascata del Menotre.
Dopo avere lasciato la macchina nei pressi della rotatoria, in fondo al paese di Belfiore, prendiamo la strada asfaltata, a sx della croce, in vista del sasso di Pale (958m.). Camminiamo immersi in un mare di verdi: quelli argentei degli uliveti e quelli variegati dei boschi circostanti sino a raggiungere i resti di un’edicola sacra e poco dopo alcune abitazioni. Proseguendo sperimentiamo un cammino in silenzio e allora riusciremo a percepire rumori e suoni della natura circostante ed in particolare lo scorrere delle acque del fiume Menotre, “un piccolo fiume dai grandi servizi” che ha inciso profondamente tutta la vallata condizionandone le attività antropiche. Se avremo la pazienza di proseguire, magari chiudendo anche gli occhi, allora forse inizieremo a percepire il cambiamento anche dei nostri pensieri; come afferma W.Blake, “se apri le porte delle percezioni il mondo ti apparirà così com’è: immenso”. Dopo questa breve esperienza e riaprendo gli occhi scorgeremo sulla dx la centrale idroelettrica dell’Altolina che a metà degli anni novanta forniva energia, sfruttando la forza idraulica delle acque del fiume, per l’illuminazione pubblica della città. Poco dopo raggiungiamo un ampio piazzale dal quale, alzando lo sguardo, possiamo apprezzare una notevole geodiversità costituita da banchi di calcare massiccio, risalenti a circa 1,8milioni di anni, da affioramenti di rosso ammonitico, con presenza di gusci di ammoniti fossilizzati, e da travertino localmente chiamata pietra sponga-spugna. In fondo al piazzale e ben segnalato, parte un sentiero che in ascesa porta al sovrastante abitato di Pale (Foto 1). Con passo lento e corto saliamo gradualmente fino ad incontrare la prima spettacolare cascata (Foto 2) del fiume Menotre dominata da un maestoso olmo che in estate, in un’ora, produce un Kg. di ossigeno e ne assorbe 1,7 di anidride carbonica. Le piante, che costituiscono l’85% della biomassa del pianeta, svolgono un ruolo fondamentali per lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Dopo l’immancabile sosta continuiamo a salire immersi in un bosco misto di caducifoglie a roverelle, carpini, frassini,… raggiungiamo i resti di una condotta medievale affiorante dal piano di calpestio. Qui lasciamo il sentiero ufficiale e deviamo a sx fino a raggiungere la base della seconda cascata(Foto 3) in un ambiente “tropicale” costituito da sambuchi, salici e da una interessante vegetazione ripariale sostituita da farfaracci e varie specie di felci. Nel sito spiccano arbusti di equiseti, o code di cavallo, veri e propri resti fossili risalenti a 400 milioni di anni, allora maestosi alberi, che accompagnavano la vita dei dinosauri. Ritornati sul sentiero in prossimità di una curva intravediamo, scolpito nella roccia, un profilo di viso (vedi foto 4). Di questi mascheroni ne esistevano diversi in tutta l’area che costituiva il giardino della villa Elisei (1268) che accolse anche la regina Cristina di Svezia e Cosimo III dei Medici. Continuando il percorso incontriamo i resti verticali di una dependance della nobile dimora trasformata, con il passare del tempo, in opificio e gualchiera per la produzione anche della carta utilizzando l’energia delle acque del Menotre opportunamente canalizzate. Nella vicinanza del sito con una breve deviazione giungiamo in vista della terza cascata. Da qui il percorso, si fa più impervio, ma su comode scale, arriviamo dapprima all’interno del castello di Pale (1442) e poi alla piazzetta dell’abitato. Affaticati ma soddisfatti possiamo dedicare del tempo al recupero del fiato con respiri lenti, lunghi e profondi cercando di armonizzare i passi con le espirazioni e le inspirazioni girovagando entro o fuori le mura castellane. Questo momento, tutto personale, lo possiamo anche a dedicare ad una salutare ricognizione dello stato del nostro corpo scannerizzandolo, mentalmente, dai piedi alla testa.
Prima di riprendere la strada del ritorno è consigliata la visita alle grotte dell’Abbadessa (foto 5), cavità ipogee di origine carsica costituite da due camere: quella del laghetto e quella delle colonne a terra (informarsi on line per le modalità di accesso). Il sentiero per il rientro, ben segnalato, parte dalla piazzetta di Pale e segue a mezza costa il Sasso di Pale, attraversando un ghiaione, fino ad una deviazione a dx per l’eremo di S.M. Giacobbe (foto 6), uno dei diversi santuari terapeutici di frontiera della zona, ricavato in un anfratto del monte. L’edificio presenta l’abside e le pareti decorate con numerosi affreschi costituiti da pitture votive ed ornamentali (foto 7). Per raggiungere il sito seguiamo un itinerario che sale dapprima su roccia e poi con scalini fino al piazzale dell’eremo da cui si gode una bella vista su tutta l’area. Dopo la visita ritorniamo sul sentiero principale e poco dopo, oltrepassata la palestra di roccia, scendiamo in mezzo agli ulivi fino al piazzale sottostante. Con la discesa avremo la possibilità di godere del percorso dell’andata ma da un altro punto di vista, quello aereo, capace di fornirci sensazioni spazio-temporali totalmente diverse. Dopo alcune svolte raggiungiamo lo slargo dal quale, riprendendo la strada asfaltata, ritorniamo al punto di partenza. Questo ultimo tratto può essere percorso in silenzio ripensando a tutta la passeggiata rallentando ancor di più il passo per permettere ai nostri pensieri, gradualmente, di riordinarsi per farci sentire più in sintonia con l’ambiente circostante.
Tempi previsti, dipendenti anche dal coinvolgimento personale e dagli stimoli ambientali, tre ore escluse soste e visite alle grotte e all’eremo.