Storia e memoria

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Di Fabio Bettoni
In foto: Un manifesto dell’Adunata dell’Ottobre 1922
Firenze, 12 ottobre 1922, dalla Biblioteca Nazionale Centrale. Ai Redattori di “La Lotta Socialista” (Roma). Prendete nota dello scritto seguente, tratto dalla pretesca “Gazzetta” del 23 settembre prossimo passato: «Domenica scorsa [16 settembre] ha avuto luogo una grande manifestazione ed un forte spiegamento di forze da parte dei fascisti. Da tutte le parti dell’Umbria, e da vari centri delle Marche, della Toscana e dell’Emilia sono convenuti nella città nostra circa 2.500 fascisti. Hanno inaugurato il gagliardetto del Sindacato Fascista dei Ferrovieri, quello dell’Avanguardia e quello dei piccoli Balilla. Hanno pronunziato discorsi l’Ing. Raschi, il Tenente Igliori, l’on. Pighetti e l’Avv. Felicioni. Terminati i discorsi i fascisti inquadrati coi loro gagliardetti e con vari concerti hanno percorsa tutta la città imbandierata. Nel pomeriggio ai Canapè ha avuto luogo una festa campestre con una svariata ricca Kermesse. Non si sono verificati incidenti degni di nota».
Trattandosi di un’adunata che, nel celebrare apparentemente e sopra ogni altra aggregazione nera il sindacato ferroviario fascista, voleva in effetti esaltare la sconfitta dello Sciopero Legalitario fortemente voluto, tra le altre organizzazioni antifasciste, dal Sindacato Ferrovieri alla fine di luglio, l’articolista, dopo la premessa, si compiace del fatto che «una grande parte dei Ferrovieri» stia confluendo dal sindacato rosso a quello «che pone come base della sua azione il pieno omaggio alla Bandiera Nazionale», e si dichiara concorde con quanto detto da Benito Mussolini a Udine il 20 settembre, ovvero che non si debba scioperare mai e per nessuna ragione nei pubblici servizi. In effetti, il capo-fascio, con il discorso a voi ben noto su L’azione e la dottrina fascista dinanzi alle necessità storiche della Nazione, discorso prolisso e saltabeccante da un tema all’altro, era andato giù sull’argomento in modo pesante. I reverendi gazzettieri, nel dichiararsi d’accordo, rivendicavano al partito pipino e alla Confederazione Italiana dei Lavoratori (Cil) ad esso correlata altrettanta decisa determinazione “krumira” (il termine sta prendendo piede da qualche tempo!). Del resto, il 5 agosto, il canonico Bordoni aveva scritto un editoriale che già nel titolo, Il muro per batterci il naso!, faceva capire di che panni vestissero preti e pipisti nei riguardi di quella mobilitazione («Miseramente, come doveva, è terminato l’ultimo sciopero, e per di più colla maggiore svalutazione del partito che l’ha voluto»), la quale, checché se ne pensi e se ne dica, è stato un episodio tutt’altro che secondario della lotta di classe del proletariato italiano! Ma l’appiattimento sul fascio-pensiero non poteva essere totale, talché il clerical gazzettiere prosegue, sempre con riferimento alla concione udinese, scrivendo: bene contro la sedizione social-comunista, ma «non possiamo a meno di non fare le più ampie riserve sopra la formazione di un esercito entro la nazione. L’on. Mussolini nel discorso sopra citato ha magnificato la formazione di questo nuovo esercito fascista. Noi saremo dei codini, dei retrivi, dei passatisti, ma crediamo fermamente che per il bene della nazione e pel bene di tutti, non debba esistere in Italia che un esercito solo, l’esercito nazionale, al di fuori ed al di sopra di ogni tendenza e di ogni partito».
Il compagno*** il quale, venuto a Firenze per motivi personali mi ha fatto leggere il resoconto sull’adunata del 16 settembre con le relative chiose del redattore (sto nella città gigliata dal 15 settembre), non mancò di commentare in perfetto idioma paesano: tisti fonno li finti tunti! ce so, o ce fonno!? (questi fanno i finti tonti! ci sono, o ci fanno!?). Esclamazione e quesito più che legittimi, dappoiché, con tutto quello che sta succedendo, il fascio-assembramento folignate aveva un segno ben chiaro: non si trattava tanto d’inaugurare/esibire gagliardetti del fascio ferroviario, dell’Avanguardia giovanile fascista (Agf) e in/con essa dei balilla, quanto di figurare con forza nel disegno in corso, che dall’agosto articola in tutta Italia la dinamica militar-propagandistica del partito di BM con congressi politici e sindacali, mobilitazioni e adunate. Qualche giorno fa, il compagno Angelo Tasca, quello de “L’Ordine Nuovo” per intenderci, di passaggio a Firenze m’ha fornito un elenco sommario ma di per sé bastevole a dilucidare la situazione. Congressi politici regionali: Pescara, Rimini, Pola, Porto Maurizio, Tolentino, Avellino, Ferrara, Modena, Iglesias, Foggia, Messina, Como, Parma, Vicenza, Siena, Pesaro; congressi sindacali regionali: Padova, Arezzo, Torino, Genova, Livorno, Ravenna, Andria; adunate: il 20 settembre, con quella di Udine, a Novara e a Piacenza che non volevano ricordare la “presa di Porta Pia” (come d’altra parte chiarì lo stesso BM), il 24 a Cremona (invasati, dinnanzi a BM, i fasci gridarono: A Roma! A Roma!), il 29 ad Ancona. Forse voi disponete di altri elementi, ma stando a quelli da me appena proposti, si può constatare agevolmente che la parata folignate s’inserì in una dinamica orchestrata. Del tutto conosciuta dai social-comunisti. Voglio rammentare ai vostri lettori un articolo da “Avanti!” del 6 agosto (a sciopero sconfitto), il titolo del quale mi suscitò una perplessità somma quando lo lessi: Il fascismo alla conquista della capitale; e viepiù mi stupì allorché mi addentrai tra le righe: «Il piano militare del fascismo ideato con perizia da generali e ufficiali che dirigono le squadre d’azione, si svolge con precisione e con metodo. Occupata la parte destra della valle Padana e tenuta saldamente, i battaglioni fascisti sono scesi ad impadronirsi del centro dell’Italia: la Toscana e l’Umbria. Questo è stato il primo periodo delle operazioni. Il secondo è consistito nell’assicurare la Lombardia per guardarsi le spalle, nell’impadronirsi delle linee litoranee dell’Adriatico e del Tirreno […] A questo punto c’è una sosta, ma una sosta di pochi giorni, se non di poche ore. L’esercito fascista si prepara all’ultima ripresa, a conquistare la capitale. E probabilmente non la conquisterà per il solo piacere di bruciare la Casa del popolo o alcune organizzazioni socialiste». Perplessità e stupore, ne converrete, ben giustificati dinnanzi alle socialistiche e confederali inerzie! Colpevoli inerzie!

Quanto ai preti, essi, nella cronaca sull’evento del 16 settembre, hanno finto di non sapere chi fosse Ulisse Igliori e che cosa ci stesse a fare nell’adunata militare folignate. Dal 22 di maggio, ve lo scrissi nella mia corrispondenza del settembre appena passato, Foligno è sede, con a capo il seniore (maggiore) Giovanni Fiordiponti, di una delle cinque “coorti” (le altre stanno in Perugia, Città di Castello, Orvieto, e Terni) che compongono la Legione Umbra della terza zona militare del partito nazionale fascista (Lazio, Umbria, Abruzzo, Campania, Sardegna), al comando generale di Igliori, da voi ben conosciuto per le sue imprese squadristiche in Roma. Ingenuità? “fintotontismo” dei clerico-gazzettieri? No: connivente complicità. Leggete il fondo di Bordoni sullo stesso numero del 23 settembre dal quale ho tratto la notizia sulla fascio-adunata del 16: non solo il titolo, allusivamente inequivocabile, di Se non saranno discordi!, ben sì l’intero articolo è giocato, con fraseologia rotonda, allusiva e loyolesca, sull’incontro del tutto auspicabile tra l’Idea cristiano-cattolica e il Nazionalismo (non si pronuncia la parola fascismo!) entrambi anti-bolscevichi: «Quando anche sembra tutto in pericolo» si legge «il popolo nostro ritrova sempre in se stesso la forza per salvare e salvarsi. Due anni fa, la bufera bolscevica sembrava giunta a punto di tutto travolgere. Ebbene, in un batter d’occhi, è stata travolta essa. Contro i negatori della Patria è sorto un nuovo partito, che, in nome della nazione, si propone riavviare l’Italia nostra sul sentiero che la Provvidenza le ha aperto da secoli. Ma come può essere accelerato il cammino verso la risurrezione e la ricostruzione delle nostre fortune nazionali e tradizionali!? Messe da parte le sette, che pospongono gli interessi comuni a quelli privati, lasciate da parte tutte le piccole politiche agglomerazioni, che hanno nomi senza senso e programmi meschini, camminino di concerto come i binari che fanno correre la vaporiera: il nazionalismo e il programma cristiano. Contro i rinnegatori della patria il Nazionalismo, contro i rinnegatori di Dio, l’Idea cristiana, cattolica ossia universale. Convergendo queste due grandi forze, coordinando queste due grandi idealità, l’Italia non può fallire alla sua missione; deve rapidamente raggiungere quella floridezza all’interno e quella autorità all’estero, che le competono. L’Italia è una nazione, una grande nazione, con quasi tutti i confini che Natura pose, ma l’Italia è cristiana e cattolica ed appunto perché cattolica ha il segreto della sua grandezza». (Faccio notare che l’alternanza di maiuscole e minuscole nelle iniziali di alcune parole di “peso” non è il frutto di mie sviste.)
Dopo questa tirata nazionalista, dannunziano-irredentista e fondamentalista, l’auspicio: «Se la mala ispirazione, che viene ordinariamente dall’estero invidioso, non terrà discordi le due grandi correnti nazionalistiche e cristiano-cattoliche, l’Italia supererà rapidamente la crisi che la travaglia, e riprenderà rapida la corsa verso il destino luminoso, che l’attende pel suo passato, pel suo genio, per la sua fede, per la missione provvidenziale, che compie nel mondo. Ah! se le energie fresche di nazione e di fede saranno d’accordo, l’Italia sarà grande e sarà prospera, perché come scriveva Pasquale Villari, l’Italia o sarà cattolica o non sarà». Qui mi fermo, giacché i passi riportati si commentano da soli.

In margine v’informo, ma la notizia è della più grande rilevanza per Foligno, che l’onorevole Ferdinando (Fiore) Innamorati ha dato la propria adesione al Partito Socialista Unitario (Psu), nato come sapete il 4 ottobre in Roma, a seguito dell’espulsione (3 ottobre) dal Partito Socialista Italiano di Filippo Turati, Giacomo Matteotti, ed altri esponenti del social-riformismo. Pare che il Sor Fiore sia molto legato a Matteotti.