Ambiente

La pace è rinnovabile

Pace ed energia: la risposta nelle rinnovabili al centro dell'Assemblea Regionale di Legambiente Umbria.

#ambiente
Di Diego Mattioli
In foto: Il Corteo di Legambiente


La pace è rinnovabile: non si tratta solo uno slogan ben riuscito che ha campeggiato sugli striscioni di Legambiente negli ultimi mesi, ma anche e soprattutto di una straordinaria sintesi di quello che per la Legambiente è il futuro del nostro Paese. 

Proprio per questo, l’energia e la pace sono stati il cuore della riflessione della più grande associazione ambientalista italiana che ha chiamato tutti i propri soci a confrontarsi lo scorso 29 Ottobre all’Assemblea Nazionale dei Circoli tenutasi a Rispescia, presso il Centro Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile “Il Girasole”, dopo due anni di distanziamento imposto dalla pandemia.

Allo stesso modo, la pace e le energie rinnovabili sono stati i temi al centro dell’Assemblea Regionale dei Circoli di Legambiente Umbria tenutasi ad Amelia, lo scorso 6 Novembre, proprio il giorno dopo la grande manifestazione per la pace tenutasi a Roma che ha unito migliaia di persone sono l’egida #europeforpeace e che ha visto la presenza di una buona delegazione umbra.

L’assemblea regionale è stata il luogo in cui i cinque circoli umbri hanno ribadito con forza un concetto chiave per l’associazione: investire sulle energie rinnovabili e sul loro sviluppo vuol dire camminare nella direzione della giusta transizione ecologica ed energetica e significa, soprattutto, contrastare la povertà e promuovere la giustizia sociale e la pace. Sì, perché la pace si fa prima di tutto non alimentando regimi illiberali e autocratici, come quello russo, ma anche Algeria, Azerbaijan e Libia, continuando ad acquistare il gas, fonte fossile tra le cause principali dei cambiamenti climatici.  Al contrario, la pace si pratica investendo nelle rinnovabili, sbloccando i procedimenti autorizzativi e incentivando la creazione e l’avvio di un numero sempre maggiore di comunità energetiche, straordinario metodo democratico, sicuro e pulito di approvvigionamento energetico.

Come trasformare queste idee in linfa che alimenta il dibattito e l’azione politica dell’Associazione?  “Siate la zanzara che non smette di pungolare chi deve decidere”. Questa la risposta che ha dato alla platea Massimo Serafini, storico socio di Legambiente e membro della segreteria nazionale, oltre che, negli anni Ottanta, parlamentare del PCI, tra i promotori delle principali proposte di legge sui temi ambientali, protagonista della discussione parlamentare sulle scelte energetiche del Paese all’indomani dell’incidente di Černobyl’ e tra i promotori del referendum antinucleare del 1987. Insomma, un curriculum non male per parlare di energie.

Non smettete di portare avanti un ambientalismo che sia al contempo scientifico e rivoluzionario, che non solo definisca obiettivi alti, ma che sappia assumere posizioni coraggiose per portare la grande battaglia della transizione energetica nei territori. Non dimenticate mai che l’ambientalismo per cui ci battiamo è quello che tiene l’occhio aperto sulla giustizia sociale e sulle disuguaglianze”.

Questo il monito di Serafini, attento alle grandi politiche ma soprattutto attento a chi di quelle politiche deve divenirne il fulcro e non il mero destinatario: il territorio e le persone che lo vivono.

La bandiera della pace

Già, perché se è vero che la ricchezza della nostra Italia risiede nel suo straordinario territorio, è altrettanto vero che quello stesso territorio viene difeso e non depauperato dalla installazione di impianti di energie rinnovabili, soprattutto l’eolico e l’agrivoltaico.

Non è e non sarà facile spiegare ai cittadini che le pale eoliche erette sui colli e che vedranno ammirando il tramonto in una serata di tarda primavera rappresentano il miglior modo per difendere proprio quel territorio che pensano deturpato dalla presenza di quelle stesse pale. Non sarà semplice spiegare che non ci saranno più centri storici da preservare e campi in cui coltivare se non inizieremo subito a installare pannelli fotovoltaici integrandoli con il paesaggio. Ma questo è e continuerà ad essere il difficile ruolo che un’associazione ambientalista matura e consapevole dovrà affrontare. Sarà la sfida che la Legambiente dovrà vincere per continuare a spingere nella direzione della transizione ecologica che non lascia indietro nessuno.

Un ambientalismo, quello attuale, che possiamo definire “dei sì”: sì alle rinnovabili, sì ai cambiamenti, sì alla ri-evoluzione inclusiva e partecipata. Un ambientalismo attento e solidale che, con piccoli gesti, declina in prassi le proprie proposte politiche attraverso le campagne di sensibilizzazione. E’ così che è nata #UNPANNELLOINPIÙ, campagna nazionale promossa in collaborazione con Enel X e dedicata alla lotta contro la povertà energetica e all’impatto sociale ed economico che può avere il pannello solare da balcone.

Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente Onlus, ci racconta della rivoluzione silenziosa ma molto potente che questi pannelli rappresentano per le oltre tre milioni di famiglie che si trovano in condizioni di povertà energetica e che, grazie a questo strumento, potrebbero ridurre le proprie spese energetiche fino al 25%.

La campagna di raccolta fondi ha l’obiettivo di acquistare pannelli fotovoltaici da appartamento che saranno successivamente donati a famiglie in difficoltà che potranno così ridurre la spesa dei consumi in bolletta. Il fotovoltaico da appartamento rappresenta una delle soluzioni più semplici e pratiche per ridurre il costo delle bollette: economico, di facile installazione e attivazione e in grado di coprire i consumi di alcuni elettrodomestici come il televisore, il frigorifero o il condizionatore. Un risparmio in bolletta che genera anche benefici ambientali poiché permette di produrre energia pulita, contribuendo al contrasto della crisi climatica e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, evitando l’immissione in atmosfera di 145Kg di CO2 all’anno, equivalenti alla quantità di CO2 assorbita da circa 10 alberi.

Se dunque le rinnovabili sono la risposta, ora la sfida è lavorare perché, ad ogni livello, la via delle rinnovabili sia semplice, rapida, conveniente ed accessibile a tutti. Per far questo è necessario agire su due nodi: la semplificazione e velocizzazione delle procedure autorizzative per l’installazione di impianti per la produzione di energia da rinnovabili e lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili.

Sul primo punto, i dati sono realmente sconfortanti. In Italia, secondo il dossier “Comunità rinnovabili”, sono presenti almeno 1,35 milioni di impianti da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i Comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW, di cui appena 1,35 GW installata nel 2021 tra idroelettrico, eolico e fotovoltaico. In termini di produzione, il contributo complessivo portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano è arrivato, nel 2021 a 115,7 TWh, facendo registrare un incremento di appena 1,58% rispetto al 2020. Un trend decisamente al di sotto di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi annuali, causato dalla pandemia, ma anche e soprattutto dal farraginoso sistema di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei progetti.

Numeri in crescita, invece, per le nuove opportunità di autoproduzione e scambio di energia attraverso le Comunità Energetiche da fonti rinnovabili: 100 quelle complessivamente mappate da Legambiente. Tra queste, 59 sono  le nuove, censite tra giugno 2021 e maggio 2022, che vedono il coinvolgimento di centinaia di famiglie, decine di Comuni e imprese, di cui 39 sono Comunità Energetiche Rinnovabili e 20 Configurazioni di Autoconsumo Collettivo.

Questa fotografia traccia un sistema paese con uno straordinario potenziale inespresso: le rinnovabili sono ormai mature, il prezzo delle diverse tecnologie è in continua riduzione, le imprese sono pronte ad investire ed i cittadini sono pienamente consapevoli di come le rinnovabili rappresentino la risposta. In tutta Italia ci son decine di esempi di comunità locali che attraverso le Comunità Energetiche Rinnovabili stanno rispondendo al caro bollette contrastando la povertà energetica, supportando le famiglie a maggior rischio di marginalità sociale, aumentando il senso di comunità, consapevolezza, costruendo la pace e supportando la lotta contro l’emergenza climatica.

Sorprende vedere che a fronte di tante idee ed energie portate avanti da persone appassionate, consapevoli e competenti il mondo intorno resti tristemente fermo, esultando per una trivella in adriatico, un rigassificatore a Piombino o un nuovo accordo con l’Algeria che 30 miliardi di metri cubi di gas l’anno, quasi che questo triste immobilismo convenga a qualcuno.

In questo immobilismo, la rivoluzione gentile delle energie rinnovabili e delle energie umane sposata dalla Legambiente non può più essere arrestata.

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