salute

Il Viaggiatore

Il principio dell'autosomiglianza nell'articolo sulla salute mentale di Ivano Cenci.

#salutementale
Di Ivano Cenci
In foto: Il cavolo romano è un esempio di struttura autosimile presente in natura ovvero formato da migliaia di parti autosimili


In questi giorni il “viaggio” mi ha portato a salutare Maria Pia, mia madre. E’ stato un lungo viaggio insieme, quasi sempre tranquillo e rasserenante, lo abbiamo concluso rivisitando le tante persone care ed incontrando nuovi compagni di viaggio. A volte nuove persone “inaspettate” divengono compagni per brevi tratti del tuo percorso, eppure riescono a darti così tanto in così poco tempo (grazie ai tanti Operatori affettuosi dell’Ospedale, delle Cure domiciliari e delle Cure palliative di Foligno). Con Maria abbiamo spesso ripercorso tanti episodi di vita passata; immancabilmente la guerra a Foligno, le bombe, la paura della fame e di dover “sfollare”, il papà ricercato “dai fascisti” sul Subasio, la “M” sulla camicia bianca delle adunanze (“credevo volesse indicare  Maria ed invece stava per Mussolini”).

Ogni rievocazione, ogni episodio ricordato, serviva a Maria per ricondurre eventi di oggi ad eventi accaduti più di ottanta anni fa. Sofferenze di genti lontane rievocavano sofferenze e dolori simili vissuti da “bambine di guerra” a Foligno. Credo che così Maria abbia reso a me più comprensibile le sue sofferenze di allora attraverso quelle di un popolo invaso oggi. La storia sembra riproporre spesso strane somiglianze di eventi che paiono ripetersi in epoche e mondi diversi (Mi ricordo quando dovevo fare “i pensierini” alle elementari e non sapevo cosa scrivere, Maria mi diceva “guarda fuori dalla finestra, descrivimi quello che vedi e poi lo scriviamo insieme”). In questi giorni, tra mille pensieri ed emozioni, guardavo ogni tanto fuori dalla finestra, Benedetto Croce mi si confondeva con un matematico francese, Benoit Mandelbrot, e poi Sigmund e poi frattali, autosomiglianza e “ritorno dell’uguale”.  Forse può essere utile per me cercare di dare ordine alle mille idee che il “viaggio” mi ha mostrato negli ultimi giorni. Chissà forse può dare ancora più senso , forza e “vita” ad antichi ricordi ricordi.

Nel 1975 Benoit Mandelbrot  creò la parola “frattale”, dal latino fractus dal verbo frangere (rompere). Il termine frattale può servire per descrivere la maggior parte degli oggetti in natura, oggetti che presentano irregolarità, spigoli, fratture che la geometria classica non riesce a definire. Un albero non è un cono, una nuvola non è una sfera…Le forme della geometria euclidea, quella che tutti studiamo (o quasi tutti) a scuola, sono: punti, linee e piani, cerchi e sfere, triangoli e coni. Il punto ha dimensione zero, la linea ha dimensione 1, il piano ha dimensione 2 (lunghezza e larghezza), il volume (es. un cubo) ha dimensione 3 (noi viviamo in un mondo tridimensionale, con tre dimensioni=lunghezza, larghezza, altezza). Eppure con questi strumenti è difficile descrivere il mondo che ci circonda, come descrivere le mille ramificazioni di un albero, o la struttura dei bronchi dell’apparato respiratorio, o le mille e più  insenature di una linea di costa? Acquista allora significato la forma frazionaria di un  oggetto, il suo grado di irregolarità la sua dimensione “frattale”. Che dimensione ha, che forma ha un gomitolo di lana? Da molto distante apparirà come un punto (dim. 0). Da vicino assomiglierà ad una sfera (dim. 3). Da molto vicino vedremo un filo (dim. 1) che si avvolge su se stesso. Ingrandendo il filo vedremo un lunghissimo cilindro (di nuovo dim. 3). E se poi separassimo le fibre del filo (dim. 1) …così fino alle molecole e forse oltre.

La dimensione, la forma dell’oggetto dipende quindi dalla relazione tra l’oggetto e l’osservatore (genericamente dalla scala di osservazione). L’altra caratteristica degli oggetti frattali (oggetti frequentissimi in natura) è l’autosomiglianza o omotetia interna. Se osserviamo le ramificazioni di un albero (così come le ramificazioni dei bronchi o quelle delle arterie,…) scopriamo che le ramificazioni più grandi assomigliano alle ramificazioni più piccole e ancora, man mano che scendiamo alle ramificazioni piccolissime, quasi microscopiche, troviamo le stesse caratteristiche (se facessimo delle foto e non sapessimo la grandezza, tutte le ramificazioni ci apparirebbero uguali). La natura di queste ramificazioni è “frattale”, è autosimile. L’oggetto è formato da parti autosimili. Provate a prendere un cavolo. Spezzatelo e vedrete che la parte più piccola è simile alla più grande, se poi dividessimo ancora otterremo forme sempre simili all’originale, solo più piccole. Spesso la natura costruisce così, un algoritmo, una forma iniziale ripetuta più e più volte. Mandelbrot trovò che l’autosomiglianza si applicava anche alle curve che rappresentano le variazioni delle quotazioni del mercato di borsa (le piccole variazioni  giornaliere avevano la stessa forma delle variazioni in periodi di anni). L’autosomiglianza appare nella descrizione di una linea di costa, come nella curva che descrive la serie storica dei terremoti in un certo territorio o l’addensarsi delle polveri discontinue delle galassie. C’è un modo quindi di descrizione, calcolo e riflessione che potrebbe esserci assai utile per comprendere la complessa struttura organizzativa di tantissime forme complesse; purtroppo queste nuove possibilità ancora non entrano nel nostro patrimonio di conoscenza, la nostra scuola fa ancora fatica a darci strumenti che potrebbero essere assai utili. Ancora attuale ed ancora da attuare è il desiderio di pensatori come Benedetto Croce:  la scienza, congiunta con la storia potranno darci quella capacità “previsionale” del mondo che sarà assai utile all’essere umano anche per renderlo più libero.

Autosomiglianza forse anche nelle dinamiche delle persone, dei gruppi e delle nazioni?

Molti gireranno lo sguardo altrove, qualcuno digrignerà i denti, eppure l’autosomiglianza, concetto ben definito dalla matematica e dalla fisica,  sembra apparire continuamente nei comportamenti dell’uomo e delle “strutture” che egli costruisce (gruppi, popoli,… ). Freud in Al di là del principio di piacere (vedi in L’io e l’Es) si stupiva nell’analizzare comportamenti di uomini che avevano fallito diverse relazioni di coppia sempre apparentemente allo stesso modo. Ogni fallimento appariva simile a quelli precedenti. Egli lo definì “l’eterno ritorno dell’uguale” una sorta di modalità “diabolica” che ci porta talvolta a ripetere gli stessi errori. Una forza inconscia, oggi diremmo un algoritmo interno inconscio, che finisce per influenzare i nostri comportamenti. Come colui che si perde nel bosco di notte con la nebbia; cerca nuove strade per trovare una via d’uscita; ogni tanto si ferma, osserva bene le piante che lo circondano e dice  “bene ora sono qui e non ci tornerò più”. Purtroppo dopo poco tempo si ritrova al punto di partenza. Eterno ritorno dell’uguale, algoritmo inconscio che ci costringe sempre agli stessi passi, a percorsi “autosimili”.

Forme autosimili di comportamenti inconsci li ritroviamo in alcune caratteristiche di personalità, basta ricordare Narciso nelle Metamorfosi di Ovidio. Narciso è talmente preso dalla propria immagine che non si cura minimamente degli altri. Ninfe e uomini muoiono per lui, ma egli non se ne accorge. E’ talmente estasiato dalla propria forma estetica che finisce per morire di inedia davanti alla sua immagine riflessa. Freud definisce così una Personalità Narcisistica. Una forma di personalità che con pochi tratti può descrivere migliaia e migliaia di persone. L’immagine simbolo diviene forma autosimile. Quando “narciso” si impadronisce di noi ripetiamo puntualmente i comportamenti descritti da Ovidio, l’algoritmo inconscio definisce il nostro agire in una sorta di autosomiglianza senza tregua. Forme autosimili, algoritmi comportamentali che influenzano inconsciamente il nostro agire, si generano attraverso memorie per lo più inconsce fissate nei primi anni di vita.

Forme autosimili di comportamenti li ritroviamo nella storia dei popoli. Eventi accaduti in tempi passati presentano, all’analisi dello storico “strane somiglianze” con eventi attuali. Ecco così che antichi eventi accaduti negli anni trenta, paiono descrivere accadimenti attuali. Nell’autunno del 1939 Uno strano Dittatore di nome Adolf aveva già invaso ed annesso la Cecoslovacchia, “perché là c’erano tedeschi che venivano maltrattati e quindi andavano difesi”, e nessuno disse nulla. Aveva poi annesso l’Austria.  Poi a settembre del ‘39 invase da Sud la Polonia.  Iniziò, da settembre ‘39 alla primavera del ‘40, “la strana guerra”; dove una Europa disunita, timorosa e un po’ vile, accettò in silenzio che la belva distruggesse e divorasse qualche popolazione lontana. Ogni nazione europea fece finta di non sentire la sofferenza ed il dolore dei popoli sconfitti. Poi a giugno ‘40  la belva divorò tutto. Strani eventi di allora simili a quelli odierni, almeno fino a febbraio 2022. Fortunatamente l’eterno ritorno dell’uguale  questa volta ha trovato una Europa pronta a reagire. Rievocare strane autosomiglianze sembra, al momento aver evitato “la starna guerra” del ‘39. E’ bene ricordare sempre  che forme autosimili di eventi storici tendono a ripresentarsi continuamente. Nulla di ciò che è stato è cancellato per sempre. E’ una traccia mnesica nella memoria che tende a riportarci verso luoghi ove avevamo deciso di non tornare mai più, come colui che si perde di notte, nel bosco con la nebbia. Maria pensava che quella M nera stampata all’altezza del cuore, sulla camicetta bianca “delle adunate”, significasse Maria ed invece…

Ciao Ma’ speriamo che molti continuino a guardare fuori dalla finestra e possano continuare a descrivere ciò che vedono.

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James Gleik. “Caos” (La nascita di una nuova scienza, pagg. 99-120)

Sigmund Freud “Opere” (Vol. 9 L’Io e L’Es e altri scritti 1917-1923, pagg. 206-209)

Al nostro collaboratore Ivano Cenci, che ha recentemente perduto la mamma Maria Pia, vanno  le condoglianze della redazione

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