#ecoforum#ambiente
Di Maurizio Zara, Presidente di Legambiente Umbria

Comuni Ricicloni Umbria 2022 è la sesta edizione del dossier umbro derivato dall’omonimo rapporto nazionale di Legambiente e mira a porre in evidenza le criticità e le virtuosità dei percorsi verso una gestione sostenibile dei rifiuti urbani. Lo scopo del lavoro è analizzare, valorizzare e premiare l’impegno delle amministrazioni comunali che eccellono nella raccolta differenziata e sollecitare, al contempo, le altre amministrazioni e in generale i cittadini umbri, a condividere l’obiettivo di una gestione sostenibile dei rifiuti.
Il Rapporto è strettamente connesso ai temi dell’economia circolare, pertanto è stato inserito all’interno dell’annuale “EcoForum dell’economia circolare” che Legambiente Umbria organizza nella nostra Regione per sottolineare come il passaggio importante da mettere in pratica per minimizzare gli impatti e attivare economie virtuose sul ciclo dei rifiuti, consista nel massimizzare buone pratiche di riciclo. “Questo passaggio sarebbe fondamentale per
costruire un circuito di materie prime seconde che portino ad una fattiva reindustrializzazione che parli di ecodesign e allunghi la catena del valore dei materiali, soprattutto oggi che le materie prime iniziano a scarseggiare. La corretta gestione dei rifiuti, tra le altre cose, concorre fattivamente al raggiungimento di alcuni tra i più importanti obiettivi dello sviluppo sostenibile consacrati all’interno dell’Agenda 2030 proprio a partire
dal Goal 12 sul consumo e sulla produzione responsabile alla base del concetto e delle pratiche di economia circolare.
L’edizione 2022 del dossier premia dieci Comuni Ricicloni in Umbria, uno in meno rispetto allo scorso anno. Un dato preoccupante che palesa un peggioramento della qualità della raccolta differenziata nella nostra Regione.
Da segnalare positivamente è la presenza in classifica di due nuovi Comuni, San Giustino e Lugnano in Teverina. Per contro, la nota dolente è data dall’esclusione di tutti quei comuni che hanno notevolmente ridotto la qualità della raccolta differenziata della frazione dell’organico e che, così penalizzati, restano fuori dalla classifica. Si tratta di ben dieci Comuni tra i quali vanno ricordati Narni e Terni. A stemperare le performance non egregie dei
comuni del ternano è il primo, ed anche unico, Comune Rifiuti Free della Regione: il Comune di Calvi dell’Umbria il solo che ha contenuto la produzione pro capite di secco residuo (indifferenziato) a smaltimento al di sotto dei 75 kg/anno/abitante. Questo primato gli è valso una premiazione anche nazionale: le ottime performance di Calvi dell’Umbria, infatti, sono state premiate durante l’EcoForum di Legambiente Onlus svoltosi a Roma lo scorso luglio.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare nelle passate edizioni del dossier, il pacchetto europeo sull’economia circolare ha cambiato il paradigma normativo unionale incidendo sui criteri da rispettare per entrare a far parte del gruppo “dei virtuosi”. Attualmente, il parametro di cui dovremmo tenere conto è rappresentato dall’effettiva percentuale di riciclo.
Il criterio selezionato da Legambiente Umbria per assegnare il premio di Comuni ricicloni alle amministrazioni locali è quello del rispetto dell’obiettivo minimo di RD regionale che, al 2018, è del 72,3% (DGR 34/2016). A questo primo criterio si aggiungono, inevitabilmente, anche quello della necessità di puntare ad un servizio di qualità,a politiche di prevenzione del rifiuto e alla massimizzazione del riciclo.
Per tali ragioni, da tempo è stato introdotto il parametro della qualità della raccolta della frazione organica e vengono considerati virtuosi solo quei comuni che hanno una qualità media dell’organico superiore o uguale al 95%, ovvero con presenza di Materiale Non Compostabile MNC inferiore al 5%.
A conclusione di questa introduzione al lavoro crediamo meriti una menzione speciale, ma non in senso positivo, la proposta del nuovo Piano Regionale di Gestione Integrata dei Rifiuti (PRGIR) avanzata dalla Giunta Regionale umbra la scorsa estate e alla quale Legambiente Umbria ha opposto le proprie osservazioni in sede di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
La proposta risulta priva di visione, non ambiziosa e non lungimirante. Il tutto risulta evidente dalle modeste percentuali di raccolta differenziata che la Regione Umbria si prefigge di voler raggiungere: il 75% di RD entro il 2035 al quale si affianca una modesta riduzione dei rifiuti. I target ai quali sembra puntare la Regione Umbria in un lasso temporale così lungo rappresentano, per molti altri territori italiani molto più estesi del nostro, delle realtà acquisite e consolidate da anni.
Il nuovo PRGIR rinuncia palesemente a voler contribuire alla transizione ecologica dell’Umbria e si concentra sulla realizzazione di un nuovo impianto entro il 2030, addirittura anticipando gli obiettivi di raccolta differenziata e dimostrando che la priorità per la Giunta regionale è massimizzare incenerimento piuttosto che il riciclo.
La domanda che ci siamo posti è: l’Umbria ha davvero bisogno di un inceneritore? Evidentemente per la Giunta regionale si, visto che rinuncia di fatto a proseguire il percorso di crescita della differenziata e del riciclo che pure alcuni ambiti territoriali umbri avevano intrapreso anche con discreto successo. Se si rispettasse invece la gerarchia europea dei rifiuti ci si accorgerebbe che in Umbria non ci sarebbero le quantità minime per alimentare un inceneritore da 160.000tonnellate all’anno, a meno che non si compiano volutamente e colpevolmente passi indietro sulla strada virtuosa dell’economia circolare.
La storia della gestione dei rifiuti umbri degli ultimi decenni ci racconta di una realtà che pure tra inchieste, incendi, inefficienze locali e riorganizzazioni parziali, ha saputo comunque scalare le classifiche nazionali. L’Umbria ha raggiunto negli anni prestazioni abbastanza avanzate in termini di raccolta differenziata, riciclo e minimizzazione del Rifiuto Urbano Residuo RUR, quello che tipicamente finisce in discarica, smentendo nei fatti, la narrazione di
una regione ferma al palo e non in grado di raccogliere le sfide dell’agenda sulla transizione ecologica. Certamente, e lo abbiamo detto in molte occasioni, molto resta da fare su questa strada, ma solo un modello e un PRGIR basato sull’economia circolare può garantire all’Umbria un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Nessuna soluzione semplice e definitiva ci salverà. Saranno invece necessari lavoro assiduo, innovazione, crescita e approccio circolare, e non fra dieci anni, ma subito.
* Il testo di Maurizio Zara è l’introduzione al dossier presentato al pubblico il 17 febbraio