
Di Miriam Abu Eideh
Dopo l’inizio dell’anno scolastico, ci sono delle tappe che ogni insegnante tocca e oltrepassa nella sua pazza, affannosa maratona verso il traguardo del 9 Giugno. All’inizio dell’anno ci sono le riunioni di inizio anno, poi ci sono le riunioni di metà quadrimestre, o trimestre, o boh-mestre (le scansioni sono di anno in anno sempre più strambe e fantasiose), poi ci sono gli scrutini, poi altre riunioni (quanto amiamo riunirci, mamma mia, non faremmo altro da mane a sera) di metà pentamestre, quadrimestre, secondo periodo e via fantasticando, poi ci sono gli scrutini di fine anno, poi c’è qualche settimana di inquietudine per via della possibilità di ricorsi e accessi agli atti (“mi avete bocciato il mio Braian, il tutto solo per quelle sei-sette insufficienze che aveva, ma come osate, ma io vi denuncio, ricorro al Tar, io vi tolgo anche le mutande” “COOOOOSA? Bocciate la nostra Shantal solo per quei dieci-dodici provvedimenti disciplinari che ha avuto, tra l’altro per colpa vostra? Sì, per colpa vostra, perché se non foste così severi lei non avrebbe avuto nessun problema. MA IO FACCIO UN MACELLO, FACCIO”) dopodiché, finalmente, l’anno scolastico è terminato.
Ogni insegnante che non sia impegnato nell’esame di Stato, che non si chiama più esame di maturità perché dice che fa un po’ troppo cafone, tira un sospiro di sollievo e rimane in attesa del prossimo, elettrizzante tour de force.
Per alcuni docenti, però, c’è una tappa in più, fatta apposta per loro in quanto prescelti dal Collegio dei Docenti, una tappa dovuta principalmente all’autonomia scolastica: l’Orientamento!
La parola autonomia evoca immagini positive di libertà, crescita, orizzonti sconfinati da esplorare. Diventare autonomi, prendere decisioni in autonomia, fare da soli, imparare a cavarsela senza aiuti, tutte cose molto belle, senza dubbio.
Basta, però, avvicinare alla parola “autonomia” la parola “scolastica” e subito tutta questa positività svanisce, anche perché negli anni ha forse perso il suo significato originario per diventare qualcos’altro: una lotta fino all’ultimo iscritto tra le scuole, che si fronteggiano belluinamente nel tentativo di accaparrarsi i pochi nati scampati alla crisi demografica e che ricorrono a qualunque mezzo per raggiungere i loro scopi.
Ogni scuola, dunque, sfodera la sua offerta formativa (proprio così, offerta, come quelle della LIDL) e propone ai clienti e alle loro famiglie corsi di questo e di quello, indirizzi di studio elettrizzanti, laboratori avveniristici di robotica/teatroterapia/cucina molecolare/ingegneria aerospaziale/yoga tantrico.
Anche la parola “orientamento” evoca concetti più che positivi: capire come muoversi, non perdersi, trovare la propria strada, tutte cose veramente entusiasmanti.
Provate a indovinare cosa accade a tutti questi concetti meravigliosi quando alla parola “orientamento” si appaia la parola “scolastico”.
Gli insegnanti preposti all’Orientamento iniziano a scaldare i motori verso metà Ottobre e poi: via!
“Ok gente, ecco il piano di guerra: questa settimana giriamo tutte le scuole medie della città. Dobbiamo essere persuasivi, convincenti e soprattutto muoverci in fretta. Non facciamo come l’anno scorso, che il Liceo Rossi e l’Alberghiero Artusi ci hanno battuti sul tempo e dalle medie cittadine se ne sono iscritti solo dieci” tuona il Responsabile dell’Orientamento.
“Si però il Liceo Rossi ha organizzato il concerto con il vincitore di Amici e l’Artusi ha coinvolto gli alunni delle medie nel Cooking Show con Chef Bastianich” fa notare qualcuno.
“Tranquillo, collega, quest’anno abbiamo anche noi le nostre carte vincenti. Quindi: tu e tu andate alla scuola media Francesco Totti, tu e tu andate alla scuola media Ugo Foscolo, tu, tu e tu andate alle scuole medie Giovanni Verga e Edmondo De Amicis. Io e l’altra collega ci occuperemo dell’istituto comprensivo Bava Beccaris”.
“Il Bava Beccaris! Ma è il feudo dell’Istituto Jules Verne!”
In ogni città c’è un feudo intoccabile di qualche scuola potente. Nessuno osa avvicinarsi, nessuno osa entrarci, si narrano gesta eroiche di insegnanti addetti all’Orientamento che sono entrati nel feudo del Liceo X o dell’Istituto Y per non fare mai più ritorno.
“Lo sappiamo. E’ per questo che ci andiamo noi due, che facciamo Orientamento dal 1978. Se non dovessimo tornare, intitolateci l’aula magna”.
Tutto ciò avviene ogni settimana, perché dopo le scuole cittadine bisogna battere una a una anche le scuole dei paesi limitrofi, girando come trottole in auto a ogni ora del giorno, chiaramente a spese proprie.
I briefing si susseguono senza sosta.
“Com’è andata a Borgoantico?” chiede il Responsabile dell’Orientamento, scampato miracolosamente alla morte durante la sortita all’Istituto Comprensivo Bava Beccaris.
“Bene, bene, se ne iscrivono quindici” risponde contenta la collega incaricata di conquistare Borgoantico.
“Ottimo. E cosa mi dici, tu, delle scuole medie di Sassoaguzzo?”.
“Nulla da fare, vogliono andare tutti all’Istituto Agrario. Gli hanno promesso che i primi dieci iscritti andranno ospiti al reality Il contadino cerca moglie”.
“Maledetta televisione. Ma dove andremo a finire?”.
Apoteosi del periodo dell’Orientamento è l’Open Day: studenti e genitori girano le varie scuole, incontrano insegnanti e presidi tirati a lucido che incensano il proprio istituto e ne mostrano le meraviglie, poi se ne vanno senza dire né sì né no.
“Mh, che dici? Si iscriveranno?” si domandano i colleghi tra loro.
“La ragazzina alta sembrava convinta, ma quello più basso ha alzato il sopracciglio mentre la mamma ha incrociato le braccia quando hanno saputo che non siamo dotati di piscina olimpionica riscaldata: al corso sul linguaggio non verbale hanno detto che alzare il sopracciglio e incrociare le braccia è un brutto segno”.
“Maledizione. E pensare che io non so neanche nuotare eppure sono cresciuta BENISSIMO”.
Quando le iscrizioni terminano c’è chi gongola e chi si lecca le ferite, poi tutte le energie sono riassorbite dal solito, rassicurante tran tran scolastico. Fino al prossimo, temibile, Orientamento.