Editoriali

Il vento sta cambiando, è ora di alzare le vele

Di Susanna Minelli e Fausto Gentili

Nel numero dello scorso luglio, commentando l’incontro tra le forze di opposizione da noi organizzato nel quadro della Festa di Sedicigiugno, riferivamo di “un passo avanti. Forse due. Magari tre” (Sedicigiugno, n,30, Se Atene piange, Sparta non ride). Le opposizioni cittadine sembravano uscire infatti da una fase di relativa afasia e  reciproca incomunicabilità durata fin troppo a lungo: non solo centrosinistra, sinistra, Movimento 5 stelle e centristi tornavano a parlarsi in pubblico, ma mettevano a fuoco una prima lettura condivisa dei problemi della città e individuavano i temi, almeno quattro, su cui mandare avanti il confronto. Li riassumevamo così: “ 1. l’intreccio tra politiche sociali e sanitarie (e educative) come strumento di lotta alla povertà e alla disuguaglianza; 2. la messa a fuoco dei fattori dello sviluppo, con una specifica attenzione alla dignità del lavoro: quello che c’è (il comparto della meccanica) e quello che potrebbe venire se davvero si scommettesse sulle politiche ambientali e sulla cultura; 3. la qualità urbana (urbanistica, viabilità, trasporti pubblici, periferie, servizi); 4. la necessità di riattivare – dopo gli anni dell’arroccamento nel palazzo – una pratica diffusa di partecipazione e condivisione delle scelte”.

Si sa quel che è avvenuto poi sul piano nazionale: la rottura, autolesionistica e tuttora inspiegabile, tra Pd e M5S; l’incontrastata vittoria della destra alle elezioni politiche; l’interminabile congresso del Pd, concluso però dall’elezione di Elly Schlein, un fatto finalmente nuovo e quantomeno promettente; la riapertura di canali di comunicazione tra le opposizioni, con la presenza comune nella piazza di Firenze e nei luoghi della strage di Cutro. Anche in Umbria, un comunicato congiunto delle segreterie regionali di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Articolo 1, Partito socialista e Civici X impegna i rispettivi partiti, “per tutte le città che saranno impegnate nella prossima tornata elettorale”, a “costruire insieme un’alternativa valida al centrodestra … omogenea in tutte le città che si recheranno al voto il prossimo maggio.”

Foligno, si sa, non è tra queste (le elezioni sono previste per il 2024), ma la direzione sembra finalmente indicata. Tanto più che, come già scrivevamo a luglio. “settori crescenti di società cittadina prendono atto che il re è nudo, a corto di idee e poco incline a misurarsi con i problemi reali della città, cioè a governare invece di limitarsi a comandare”. Lo si è visto, ancora il 6 marzo scorso, nel Consiglio comunale aperto di cui diamo conto in questo stesso numero, o nei numerosi cahiers de  doléances  illustrati, nella bella assemblea cittadina Nuovi orizzonti promossa da Foligno 20/30 lo scorso 11 marzo, da sindacalisti, ambientalisti, commercianti, albergatori, animatori di associazioni e di comitati (Variante Sud, via Campagnola).

In termini ancora più evidenti, lo si era già visto nell’esito delle elezioni politiche di settembre 2022: a Foligno la destra, nel pieno di una generale avanzata nel Paese, ha preso11962 voti: oltre 1600 in meno di quelli presi da Stefano Zuccarini nel primo turno del 2019, 3054 in meno di quelli presi nel ballottaggio, 3300 in meno di quelli presi alle europee , 3987 in meno di quelli delle regionali 2019. 4mila voti su 16mila, uno su quattro, separano la vittoria del 2019 da quella del 2022. Il vento sta cambiando, insomma; è ora, quindi, di alzare le vele.

Per alzarle nella direzione giusta, però, c’è da capire meglio che musica sia, quella che soffia nel vento, che domande sollevi, quali risposte pretenda. Lo faremo nei prossimi numeri, continuando a praticare quello sforzo di lettura della città che fin dall’inizio caratterizza il nostro giornale. Una cosa, però, ci sembra di poter dire fin d’ora: lo scontento, la preoccupazione diffusa non reclamano un ritorno al passato, ma uno sforzo di progettazione del futuro.

Venuta meno, da decenni ormai, ogni prospettiva di programmazione nazionale, ridotto a gestione concertata delle risorse il ruolo della Regione, le città e i territori, in concorrenza tra loro, sanno ormai di poter contare solo sulle proprie forze. Sulla capacità di leggere le tendenze della spesa pubblica e del mercato, progettare interventi, intercettare flussi di risorse e valorizzarle al meglio. “Fare come prima, fare come sempre” non basta più, e probabilmente non bastava neanche prima. Quello che ci spetta è un grande sforzo di conoscenza e di innovazione. Se ci sono soggetti (partiti politici, sindacati, associazioni, singoli cittadini) intenzionati a compierlo, Sedicigiugno è pronto ad ospitarli.

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