
Luciano Pizzoni
Di Luciano Pizzoni
#Aperto ma non troppo / 2
Se non fosse che si stava parlando del delicatissimo tema della sanità, il Consiglio Comunale del 6 Marzo, con il suo svolgimento a tratti surreale, potrebbe essere semplicemente archiviato come un’altra occasione di confronto non colta nella sua interezza in questa grigia stagione della politica cittadina. Ma siccome si doveva parlare di servizi per la salute, ai quali è strettamente connessa la vita di migliaia di cittadini, allora si deve dire che l’impostazione impressa con la compressione degli spazi concessi alla critica e alla proposta politica non ha fatto il bene della città. Ma è chiaro che il tema non potrà essere liquidato con questo passaggio istituzionale, non potrà assolutamente chiudersi così.
La minoranza democratica aveva richiesto il 17 Gennaio questo Consiglio comunale aperto. Una richiesta nel solco della condivisione, del dialogo, della partecipazione, un passaggio istituzionale conseguente agli incontri con gli operatori e con i cittadini, alle mozioni e alle interrogazioni che, nel corso della intera consigliatura, sono state portate in consiglio. E l’effetto di quella richiesta della minoranza è risultato in un aspetto sicuramente da cogliere: quello di aver così permesso e dato voce – seppure brevemente – alle tante associazioni e organizzazioni operanti sul territorio.
Nonostante il sarcasmo manifestato in consiglio da alcuni autorevoli ospiti della destra, la minoranza a Foligno ha lavorato costruttivamente per realizzare questo confronto. Perché, per la Sanità così come per altre tematiche di rilievo per la città, la maggioranza di destra che governa non ha sentito l’esigenza di porsi di fronte ai cittadini a riportare lo stato delle cose, approfondire, condividere criticità e raccogliere idee, presentare prospettive. La maggioranza questa esigenza non l’ha sentita e non la sente. Tira diritto anche di fronte ai problemi, di fronte alla preoccupazione, di fronte al malcontento, di fronte alle difficoltà e alla fatica delle persone che lavorano nella sanità pubblica, di fronte ai mille disagi dei cittadini.
In un contesto reso complesso da una certa atmosfera di arroganza, nella quale per indole faccio davvero fatica a convivere, ho provato ad argomentare con l’obbiettivo di dare un contributo costruttivo. Ma il tempo a disposizione in Consiglio era veramente pochissimo e oltre alcuni concetti chiave non mi è stato concesso di andare.
Ci sarebbe stato tanto bisogno di approfondire perché c’è una esigenza vera dei cittadini di capire e di aiutare la costruzione di questo percorso – ed è per questo che a breve avremo altre occasioni di incontro e confronto. Perché occorre sezionare la questione su due grandi macro-capitoli: il primo deve descrivere oggettivamente le problematiche dell’oggi, il secondo deve inquadrare le prospettive e le criticità che si aprono per il domani con le nuove leggi nazionali, il nuovo piano sanitario regionale e l’integrazione degli ospedali di Foligno e Spoleto.
Ma, attenzione: per essere costruttivi dobbiamo avere chiaro che per entrambi i capitoli non ci si può fermare alla denuncia dei problemi, bisogna evolvere e arrivare alla fase ben più importante della proposta. Occorre approfondire gli aspetti legati al disegno di legge Calderoli sulla autonomia differenziata perché è inaccettabile che in futuro una regione con crescita superiore alle altre trattenga per sé una parte maggiore delle entrate portando grosse disparità di assistenza sanitaria fra le regioni più piccole e quelle più ricche. E bisogna lavorare perché quel disegno di legge venga profondamente cambiato.
Occorre sviluppare la medicina territoriale attraverso le reti di prossimità, case di comunità, domiciliarità e telemedicina. Questo sviluppo va accompagnato con investimenti in strutture, tecnologie e personale. Bisogna lavorare per togliere tutte le ambiguità e pretendere che a Foligno venga davvero realizzata in tempi brevi la casa di comunità.
E’ poi indispensabile lavorare insieme, Foligno e Spoleto, con la chiarezza che il bacino di utenza e la casistica clinica portano ad una integrazione degli ospedali che va costruita nell’interesse dei cittadini.
E bisogna accelerare perché nel limbo rimangono bloccate decisioni importanti come la nomina dei primari e la valorizzazione dei servizi e, nell’incompiuta transizione, i cittadini soffrono.
Nei prossimi mesi allargheremo il coinvolgimento. Saremo insieme ai cittadini e a fianco degli operatori sanitari. Per costruire le proposte per il futuro.