16.6.1944 / 25.4.1945 Guerriglia partigiana, Guerra di liberazione, Liberazione dal nazi-fascismo
Di Fabio Bettoni
Foligno fu liberata dai nazi-fascisti il 16 giugno 1944. Si concludeva una fase della nostra lotta contro i terribili conati finali del fascismo: quella della guerriglia partigiana. Una fase iniziata tra il dicembre del 1942 e il febbraio del 1943, quando il socialista Decio Ercolani e il comunista Ulderico Ferroni insieme ai Democratici del Lavoro Edmondo Monti (poi passato al Partito d’Azione) ed Americo Bertoni, un antifascista della primissima ora (già “primo sorvegliante” poi “maestro venerabile” della disciolta Loggia “XIV Settembre”), gettarono le basi per la formazione del Fronte antifascista clandestino. Nel maggio del 1943, il Fronte vide la luce in casa dell’avvocato Silio Fazi, massone, già socialista riformista, antifascista notorio da sempre (diversamente dal fratello, l’on. Francesco radicale e massone), gravemente ammalato e, di lì a non molto, passato a miglior vita.
Si ritrovarono l’on. Ferdinando Innamorati socialista e il comunista Francesco Innamorati (già segretario della Camera del Lavoro; fondatore e dirigente del Pcd’I; nel 1927 condannato in via definitiva a 14 anni e 4 mesi di carcere, 5 di vigilanza speciale e 7.800 lire di multa), Carlo Vischia, esponente del Fronte antifascista clandestino di Perugia (poi, 1948, senatore della Democrazia Cristiana, partito appena fondato il 19 marzo); l’avvocato Franco Mercurelli Salari, a suo tempo un seguace dell’on. Fazi poi fascista ora liberale “redento”; l’avvocato Benedetto Pasquini, imprenditore nel ramo tipografico-editoriale (titolare della Poligrafica Salvati), già esponente di primo piano del Partito Popolare di don Sturzo, personaggio chiave (ma discusso) della transizione post-fascista nella sua triplice qualità di commissario prefettizio del Comune (Repubblica Sociale Italiana ancora imperando con a capo il famigerato Armando Rocchi), primo presidente del Comitato di Liberazione Nazionale (quando questo sarebbe sorto, come si vedrà, il 19 giugno 1944), primo sindaco concordato con il Governo Militare Alleato dal 21 giugno (quindi, 1948, senatore della Democrazia Cristiana); don Luigi Faveri, vicario generale del vescovo diocesano, già fascistissimo (si legga la “Gazzetta di Foligno” negli anni nei quali ne tenne la direzione cioè dal 1938 in avanti), poi opportunamente convertitosi all’antifascismo (sarebbe diventato vescovo di Tivoli, 1950); i già citati Bertoni, Monti, Ferroni, Ercolani, nonché i repubblicani Vincenzo Ciangaretti e Vincenzo Innocenti, il liberale Decio Buffetti.

Il 19 giugno, quando nacque finalmente il Comitato di Liberazione Nazionale (CNL), convennero Pasquini e don Faveri, Ciangaretti e Innocenti, Ferroni e Ulderico Paparozzi suo compagno di partito, Ercolani, Bertoni, Ciro Ciri (padre di Walter Franco Ciri, partigiano ucciso dal fascista Franco Fiordiponti il 26 ottobre ’43), Antero Cantarelli già comandante della IV Brigata “Garibaldi” operativa dal settembre 1943 al luglio 1944 (Bevagna, Spello, Foligno, Nocera Umbra, Gualdo Tadino), Decio Buffetti, gli esponenti del Partito d’Azione Monti e Donato Passarelli Pula, e l’indipendente Settimio Formica. Fu assente l’on. Innamorati, il quale, riparato a Roma in clandestinità, sarebbe entrato nel Comitato intorno al 26 luglio.
Italo Fittaioli non era ancora apparso sulla scena. Nel novembre del 1944, però, assumeva l’incarico di assessore nella Giunta Comunale presieduta dall’on. Innamorati. Come accennato di sopra, il primo tratto della transizione istituzionale post-fascista era stato condotto da Pasquini: 21 giugno – 9 settembre, e da una compagine nella quale erano entrati Ciangaretti come vice-sindaco, Alessandro Buffetti (liberale), Bertoni, Ciri, Ercolani e Paparozzi. Non dettaglierò gli avvicendamenti amministrativi che seguirono, per arrivare direttamente al 1° dicembre quando Fittaioli diventava sindaco con una Giunta che contava tra gli assessori Mario Tardini, il quale era stato comandante del Battaglione “Franco Ciri” della IV Brigata Garibaldi, e Balilla Morlupo già commissario politico della medesima. Il 19 gennaio, si rendevano ufficiali le dimissioni di Fittaioli: era partito (12 o 14 gennaio) per la Guerra di Liberazione.

Fittaioli e i volontari folignati e spellani che intorno alle cento unità si mossero con lui, furono arruolati nel Gruppo di combattimento “Cremona” comandante del quale era il generale Clemente Primieri, e precisamente nel 21° Reggimento Fanteria (3a compagnia, 3° battaglione), Gruppo inserito nei ranghi dell’VIII Armata inglese al comando del generale Richard L. Mac Creery, partecipante al Gruppo di 15 Armate Alleate in operazione di guerra dal 13 gennaio al 29 aprile 1945. Un percorso parallelo fu seguito dai volontari del Circolo cattolico “San Carlo” molti dei quali, con il 22 settembre 1943, avevano dato vita tra i monti di Cancelli alla Banda “Garibaldi”, poi IV Brigata “Garibaldi” (dal 5 febbraio 1944), formata dalla confluenza, con loro medesimi, di comunisti, socialisti, slavi fuggiti dal Campo d’internamento di Colfiorito nella notte tra il 22 e il 23 settembre ’43, e antifascisti senza partito. Il 12 febbraio ’45, i sancarlisti raggiungevano Porto Corsini nei pressi di Ravenna e andarono a formare due plotoni (comandati rispettivamente da Antero Cantarelli e da Giacinto Cecconelli) dei quattro appartenenti alla 10° compagnia del 22° Reggimento Fanteria 3° battaglione del medesimo Gruppo “Cremona”. Insieme a Cantarelli e Cecconelli già comandante del Battaglione “Goffredo Mameli” (il terzo dei cinque che avevano formato la IV Brigata Garibaldi, operativo nel Nocerino), avevano risposto alla mobilitazione Adelio Fiore, commissario politico del “Mameli”, il giovanissimo Ubaldo Balducci dotato di «grande coraggio e generosità» (così Fiore, Memorie di un ribelle, 1995), Ennio De Santis, Piero Donati, Caio Mario Lolli, Vinicio Sabbatini per citare solo alcuni dei volontari cattolici. Costoro, secondo la testimonianza di Fiore, partirono in sessanta.
L’anziano combattente Italo Fittaioli (classe 1888), Medaglia di bronzo al valor militare conseguita nella Grande Guerra, adesso veniva decorato con due medaglie di bronzo per gli episodi bellici di Chiavico Scirocco (2 marzo) e La Croce-Cavarzere (26 aprile). Tra i volontari a lui collegati, il figlio Giuliano, il genero Angelo Gianformaggio, il nipote Augusto Schiaroli figlio di Alessandrina Fittaioli sorella di Italo, i nipoti Luciano e Marcello Formica figli dell’altra sorella, Andreina. A Giuliano, Augusto e Marcello fu conferita la Croce al valor militare. Il sindaco e i suoi seguirono l’intero percorso bellico fino al 29 aprile quando il “Cremona” entrò a Venezia, come si legge anche nell’Ordine del giorno del 24 maggio 1945 firmato da Ettore Musco colonnello comandante di quel Reggimento.
Nel 1961, il Comune di Foligno, ne era ancora sindaco lo stesso Italo, pubblicava l’elenco nominativo dei decorati per la Guerra di Liberazione. Con Medaglia d’argento: Elio Brugnami, Angelo Silvi, Vincenzo Testa, Mario Tradardi; con Medaglia di bronzo: Cantarelli, Donati, Fittaioli (Italo) e Alfonso Donati; con la Croce al valore, oltre ai tre parenti Fittaioli-Formica-Schiaroli già menzionati, Spartaco Romagnoli e Siro Soli. I Caduti furono cinque: il citato Tradardi, Angelo Gianformaggio, genero del sindaco e Medaglia di bronzo alla memoria, Raffaele Borgoncini, Bruno Brok, Pietro Tamburini. I feriti, insieme ai ricordati Brugnami, Cantarelli, Donati, Romagnoli, Testa, furono: Eros Bellillo, Mimino Celli, Alfredo Cistellini, Mario Giovannini, Edoardo Marinelli, Bernardino Toni. L’irreggimentazione dei volontari determinò l’esclusione delle donne, talché per consentire alla Garibaldina Aurora Pascolini, nocerina ma folignate di adozione, di partecipare alla Guerra la si aggregò alla XXVIII Brigata Garibaldi “Mario Gordini” posta alle dipendenze del “Cremona”, comandata dal tenente Arrigo Boldrini, il Comandante Bulow: le si assegnò la Croce al merito di guerra; Olga Lucchi ne ha scritto un affettuoso profilo per il n. 4/2008 di Quaderni dell’8 marzo. Donne di Foligno, Donne a Foligno, la preziosissima brossura annuale che Rita Zampolini curò finché mantenne il ruolo di assessora alle Pari opportunità del Comune di Foligno (pdf in rete).

Con la Garibaldi di Bulow, dovette incrociare il proprio destino Mario Tradardi appena menzionato di sopra. Nostro concittadino (n. 1908), magistrato a L’Aquila, aveva militato nella Banda “Giovanni Di Vincenzo” fino alla liberazione del capoluogo abruzzese; quindi, alla fine di settembre del 1944, era partito volontario per la Guerra di Liberazione con la Brigata “Maiella”, assimilata il 16 giugno al Secondo Corpo d’Armata Polacco (parte indipendente dell’VIII Armata Britannica), nel reggimento comandato dal tenente colonnello Wilhelm Lewicki (l’Armata Lew). Morì in combattimento il 16 dicembre a Brisighella (Ravenna). Nel 2008, L’Officina della memoria gli ha dedicato la brossura Un uomo in guerra. In memoria di Mario Tradardi nel centenario della nascita.
Quanto al tributo dei folignati durante il periodo resistenziale in senso stretto, settembre ’43 – giugno/luglio ’44, esso si è sostanziato di 33 caduti in combattimento, 4 dispersi, 47 fucilati, 27 feriti, 94 deportati, 40 antifascisti messi in galera. Questi dati furono pubblicati nel 1961. Vero è che un lavoro sistematico sui combattenti mobilitati, e su coloro che ne sostennero la lotta non è stato ancora espletato. Accontentiamoci di quanto è noto: a 657 antifascisti è stato riconosciuto lo stato di partigiano, a 78 di questi le funzioni di comando, gli stranieri registrati furono intorno alle 40 unità. Non mancarono le donne: Libera Campodifiori, Graziella Donati, Giorgina Formica Croce di guerra al merito, Anna Lucantoni, Britania Lupidi Croce di guerra al merito, Pierina Paparelli in Ferroni, Ersilia Sabatini in Romagnoli, Caterina Tili in Santarelli, Maria Valecchi in Campodifiori.