Il congresso del PD e Foligno
Di Fabio Massimo Mattoni
“Non ci hanno visto arrivare” è stato lo slogan del giorno dopo per la neo-segretaria Elly Schlein. A giudicare dal sostegno ricevuto tra i dirigenti locali, il PD folignate non l’ha vista arrivare davvero. “A Foligno non abbiamo nessuno”, è stata la risposta dal coordinamento regionale della piattaforma congressuale di Elly Schlein, quando ho chiesto chi potesse presentare la mozione su Sedicigiugno. In effetti, a Foligno l’ala sinistra del partito ha sostenuto in gran parte la mozione di Gianni Cuperlo, mentre hanno scelto Stefano Bonaccini tanto la componente più moderata, quanto quella più legata alla dirigenza regionale del partito, attratta da una maggiore esperienza e da una struttura più rodata. Se il voto degli iscritti già mostrava una certa distanza dalla dirigenza, con una vittoria insufficiente per Bonaccini e un lusinghiero secondo posto per Cuperlo, sono state le primarie a segnalare il bisogno di cambiare rotta, con la nettissima vittoria di Elly Schlein su cui è confluita anche l’area più “politica” vicina a Cuperlo.

Non cambio idea sull’inadeguatezza delle primarie aperte per l’elezione del segretario di un partito, ma credo che a volte anche uno strumento sbagliato possa funzionare nel modo giusto. Nell’inerzia di una classe dirigente autoreferenziale e bizantina, elettori e simpatizzanti del PD hanno impresso al partito una nuova direzione in senso progressista e radicale per spingerlo lontano dalle secche della vocazione maggioritaria, del moderatismo, della responsabilità di governo a tutti i costi, di un’azione schiacciata sull’amministrazione e depurata da ogni idealità.
Ho detto che la svolta è venuta dai simpatizzanti, perché la vittoria di Elly Schlein è il risultato anche di tante donne e uomini di sinistra, non necessariamente elettori del PD, che con il loro voto hanno inciso sulla linea politica del partito facendone un interlocutore più credibile e aperto a un campo largo dei progressisti, dove la scelta di stare dalla parte degli ultimi, l’uguaglianza e la difesa della democrazia, dell’ambiente, dei diritti e del lavoro non siano tabù. Sta ora all’intera classe dirigente del partito apprendere la lezione del popolo di sinistra, uscendo da vecchi schemi e tatticismi per inaugurare una nuova stagione di apertura, partecipazione e scelte coraggiose.
Se questa scossa deve essere percepita a livello nazionale, generando un cambiamento che riparta dalla politica, a maggior ragione ci si deve mettere in discussione a livello locale, dopo le sconfitte degli ultimi anni e in vista delle prossime tornate elettorali in comune e in regione. Riuscirà Elly Schlein ad ottenere il rinnovamento promesso, attraverso una più ampia partecipazione degli iscritti e un programma politico radicale, senza farsi prendere la mano né dai capibastone, né da una visione leaderistica che guida il partito in solitaria attraverso dichiarazioni a mezzo stampa, complice anche un non proprio rapidissimo varo della segreteria? Riusciremo a Foligno (me lo chiedo da iscritto al PD) a rendere il partito più partecipativo e capace di una proposta politica da condividere con le forze di una coalizione certamente da allargare e rafforzare? Ora che una ventata d’aria fresca ha davvero fatto irruzione in un partito bloccato da troppo tempo, possiamo continuare a dire di non averla vista arrivare?