Conversazione con Bernardino Sperandio, sindaco uscente di Trevi, a cura di F.G.

Questa è una strana intervista, diciamo un’ “intervista al buio”: tu ed io non conosciamo ancora l’esito delle elezioni del 14 e 15 maggio, ma i lettori sì, perché il giornale uscirà il 16. Te la senti di azzardare una previsione ?
E’ difficile fare previsioni, l’elettorato non è apertamente schierato, ci sono incertezze, voglia di cambiare senza un perché, molto dipenderà dalla partecipazione.
Cinque anni fa votarono quasi due elettori su tre, il 63,50 %, ma alle politiche erano stati il 76%
Appunto. Stavolta alle politiche di otto mesi fa ha votato il 64% degli elettori, e prevedibilmente sabato e domenica saranno di meno. Insomma, speriamo in un successo del centrosinistra, ma non è scontato.
Qualche parola sulla coalizione di centrosinistra…
Mettere insieme uno schieramento unitario è sempre una cosa faticosa, e anche stavolta hanno pesato veti reciproci che sinceramente faccio fatica a capire. La lista di fatto è sostenuta da Pd e Sinistra italiana, oltre che da significative presenze civiche. Centristi e Movimento 5 Stelle hanno scelto di non partecipare, e la considero un’occasione perduta.
Eppure l’indicazione unitaria delle segreterie regionali di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Sinistra italiana e cosiddetto Terzo Polo era molto chiara.
E invece è caduta nel vuoto. Capisco che ci possano essere difficoltà a livello politico generale, ma in realtà così piccole dovrebbe essere più facile unire le forze.
Veniamo al cuore di questa chiacchierata: tu sei sindaco dal 2012, un tempo piuttosto lungo. Abbastanza lungo, credo, da poter misurare anche l’esito del proprio lavoro, lo scarto tra intenzioni e risultati, ciò che si è riusciti e ciò che non si e riusciti a fare. Partiamo dai successi.
E’ vero, undici anni sono un tempo sufficiente a vedere qualche risultato e devo dirti che nel complesso sono abbastanza soddisfatto, considerando il complicato periodo del Covid, il terremoto del 2016, la crisi energetica. Uno degli esiti più significativi riguarda il consolidamento della realtà industriale e artigianale. Come sai, Trevi è caratterizzata da una significativa presenza di PMI, con un suo peso nel garantire redditi e occupazione. Diverse di queste imprese hanno attraversato dei momenti di difficoltà – penso ad esempio alla Cartiera di Trevi – ma ne siamo usciti sfruttando l’opportunità di prendere la carta direttamente dalla VUS, e questo ha dato più equilibrio e più sicurezza. Più in generale, abbiamo sostenuto le imprese del territorio indirizzandole verso l’economia circolare: penso appunto alla carta, ma anche alla plastica o al polistirolo.

Giacché hai nominato la VUS, non posso non chiederti della battaglia politica condotta in seno all’assemblea dei Comuni.
Era inevitabile, visto anche il peso che i servizi della VUS hanno nel bilancio di un piccolo comune come il nostro: circa 2 milioni su 6. Le tariffe sono aumentate del 20% e nuovi aumenti sono in vista, ma il servizio non migliora in modo significativo. A migliorare, quella sì, è stata la performance di raccolta differenziata: Trevi è al 73%, unico comune in Valle Umbra, ma questo è soprattutto merito dei cittadini.
Una bella eccezione, infatti. Ma torniamo ai risultati ottenuti in questo “decennio lungo”…
Innanzitutto il turismo: Trevi è ormai percepita come una meta turistica interessante, è ben presente nella comunicazione del settore e la ricaduta economica è importante. E poi, naturalmente, la cultura. Ancora più interessante, però, è il lavoro svolto intorno alla fascia olivata Spoleto-Assisi, un patrimonio unico che stiamo valorizzando: non mi riferisco solo ai valori ambientali, alla biodiversità, alla cultura, ai sentieri per la mobilità dolce e alternativa o alle lavorazioni tradizionali (pensa al Museo dell’olio, qui a Trevi), ma al Contratto di paesaggio: un progetto di valorizzazione delle aree interne a cui stiamo lavorando da più di dieci anni e che, dopo qualche battuta a vuoto, sembra ora in condizione di ripartire.
Non lo conosco, e probabilmente anche molti dei nostri lettori non ne sanno molto.
E’ un progetto avviato nel 2012, con l’idea di unire le forze per rilanciare e garantire un futuro alle aree interne: strade, fibra ottica, agricoltura sostenibile, comunicazione, energie rinnovabili, stalle, arte…
Un po’ una ripresa della vecchia idea più volte enunciata a Cancelli...
In parte sì, ma su una scala più larga. Il Contratto è stato firmato nel 2014 da tre Comuni (Foligno, Trevi, Sellano) da quattro Comunanze agrarie (Cancelli, Ponze, Orsano, Coste di Trevi) e dalla parrocchia Sant’Eraclio. Poi è stato inviato alla Regione e lì si è perso, tanto che nel 2019 è scaduto. Ora però ci sono le condizioni per rinnovarlo essendo stato pochi giorni fa portato all’attenzione della II Commissione del Consiglio Regionale. E’ importante che vada avanti, per le ragioni che puoi facilmente immaginare: dall’agricoltura all’allevamento alla salvaguardia del territorio.
In undici anni si possono fare diverse cose, ma senz’altro ce ne sarà qualcuna che non sei riuscito a fare, qualche insuccesso…
Naturalmente sì. Il rammarico principale è di non aver trovato strumenti adeguati a contrastare la “fuga dal sociale” che caratterizza la nostra epoca e che passa anche da Trevi. Condivisione di progetti, qualità dei rapporti interpersonali, esperienze comunitarie significative: forse si poteva fare di più, o forse la spinta individualistica è davvero irresistibile, fatto sta che un po’ di delusione c’è. E poi quel tanto o poco di associazionismo che nonostante tutto prova ad organizzarsi deve fare i conti con ostacoli di ogni tipo: da un lato la scarsità di contributi economici da parte di Comuni alle prese con gli equilibri di bilancio e dei veti imposti dalla legge, dall’altra una montagna di responsabilità ed adempimenti burocratici in grado di spegnere ogni entusiasmo. Ma si va avanti.
